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In Puglia è allarme piscine: costi insostenibili per riscaldare l'acqua, rischio chiusura

 
Patrizia Nettis

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Patrizia Nettis

Brindisi, piscine comunali: arriva bando per la concessione

foto d'archivio

«Prima pagavamo 10mila euro al mese in media di bollette, ora ne paghiamo quasi 40 mila. Siamo in un mare di guai»

Sabato 01 Ottobre 2022, 12:45

Qualche gestore sta pensando di esporre alle pareti dell’impianto le bollette. Non (solo) per giustificare eventuali (pochi) aumenti di tariffe e riduzione (minima) della temperatura dell’acqua, ma per far comprendere quanto è difficile resistere di questi tempi. Prima la mazzata del covid, ora la batosta dei rincari di luce e gas (soprattutto). Le piscine pugliesi rischiano di fare acqua da tutte le parti.

Qualche impianto è già affogato o sta per farlo, qualche altro prova a galleggiare, molti non sanno per quanto riusciranno a navigare. I costi dell’energia sono triplicati o quadruplicati addirittura e non siamo ancora in inverno. Quasi tutti gli impianti hanno applicato un aumento dei prezzi e ridotto la temperatura delle vasche di mezzo grado o di un grado, ma di più non è possibile, visti i limiti imposti dalla legge (e dal buon senso). Qualcuno pensa addirittura di chiudere nei mesi più freddi, da gennaio a marzo, il periodo in cui fisiologicamente si registra sempre un calo di utenti. Piccoli rimedi che possono rendere meno amaro il presente ma che non risolvono la situazione soprattutto a lungo termine. E allora che fare?

«L’acqua comunque va riscaldata per sette mesi all’anno, da ottobre a giugno, quindi si può anche chiudere da gennaio a marzo, ma il problema resta». A parlare è Marco Macchitella, presidente della Icos Sporting Club la società salentina di lunga tradizione che è una delle più solide in Italia. Attualmente gestisce 12 piscine in Puglia (da Monopoli in giù fin oltre Lecce) ed è quella che ha più impianti in regione (e da Roma alla Sicilia). Un colosso in termini di garanzia di serietà, ma quando c’è la burrasca anche le navi più solide vengono spinte verso gli scogli: «Prima pagavamo 10mila euro al mese in media di bollette, ora ne paghiamo quasi 40 mila – spiega Macchitella –. Siamo in una marea di guai. Non sappiamo cosa ci riserveranno i prossimi mesi. In Italia prima del Covid c’erano 2mila piscina, la pandemia ne ha fatte chiudere già 250. Questa ulteriore crisi non sappiamo dove ci porterà. Aumentare le tariffe? Abbiamo applicato una maggiorazione di 0,62 centesimi ad ingresso, di più non possiamo. La gente non ha i soldi per pagare le bollette delle proprie abitazioni perché dovrebbe venire a pagare di più in piscina? Anche diminuire la temperatura dell’acqua non è una soluzione. È diventata dura ma resistiamo».

Si resiste perché lo sport insegna a non arrendersi mai, nemmeno nelle situazioni più disperate, ma non è facile: «Non è facile soprattutto perché nessuno di noi sa a cosa va incontro. È una situazione inedita – dice Lorenc Feleqi direttore sportivo alla piscina comunale di Bitonto gestita dalla Sport Project che ha anche riaperto da poco la piscina del quartiere San Paolo di Bari con quasi 3mila utenti complessivi tra i due impianti –. Prima le bollette erano circa un quarto dei costi, ora sono i due terzi: questo significa che il fatturato basta a mala pena per pagare le bollette. Vedremo come andrà, noi di certo lotteremo fino all’ultimo. Dallo sport deve arrivare soprattutto un messaggio di positività». Il nuoto insegna a virare verso nuove soluzioni. In questo caso la corsia di fuga per riemergere passa attraverso l’efficentamento e la riqualificazione energetica, come dice Gianvito Defilippis, gestore di un piccolo impianto con piscina da 20 metri e palestra a Sammichele di Bari. Un gioiellino che da un paio d’anni (proprio con la sua gestione) ha fatto ottimi numeri, quest’anno ancora di più, complice la non riapertura per il momento della piscina comunale della vicinissima Gioia del Colle: «Abbiamo migliorato la coibentazione per evitare sprechi di energia, ma di più non è possibile. Occorre un intervento del governo nel segno di un sostegno per la riqualificazione energetica. I prezzi? Per allinearli alle bollette dovremmo quadruplicarli ed è ovviamente impossibile». Sull’efficientamento insistono anche dalle parti del Nadir di Putignano, storico impianto privato di Massimo Vinella e della moglie Rosanna Bianco: «Stiamo stringendo i denti per rispetto dei nostri utenti e dei nostri lavoratori – dicono – ma confidiamo che il governo appena eletto possa mettere riparo a questa speculazione energetica».

I tempi per l’efficientamento non sono brevi. Ne sa qualcosa il Cus Bari che ha già acquistato i pannelli fotovoltaici e non ha potuto ancora installarli per lungaggini burocratiche: «Se arrivassero le autorizzazioni richieste da mesi potremmo avere un grosso risparmio – dice il presidente del centro sportivo universitario Antonio Prezioso – ad oggi abbiamo speso più di 120mila euro di gas e più di 70mila euro di luce, nonostante meno consumi rispetto al 2021. E l’anno non è ancora finito». Non è semplice riscaldare e illuminare un impianto di 50 metri, che è l’unica vasca olimpionica coperta della regione e punto di riferimento per tutti i migliori atleti pugliesi (tra cui la campionessa del mondo Benedetta Pilato, ma anche le azzurre Chiara Tarantino ed Elena Di Liddo, tra gli altri): «Abbiamo diminuito la temperatura di un grado, ma di più non è possibile. Che faremo? Resteremo aperti come fatto durante il Covid (Il Cus è stato uno dei pochi impianti in Puglia che non ha mai chiuso, ndr) e resisteremo. Ma fino a quando?».

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