Marcello Veneziani, filosofo e scrittore (domani ospite di Borgo d'Estate a conversano per la presentazione del saggio «La cappa», edito da Marsilio), dal 2011 al 2022 è stato ricorrente la formula del governo tecnico.
Con la chiusura dell'esperienza di Mario Draghi, si apre una nuova stagione politica sotto il Solleone?
«I tecnici hanno un senso se hanno un mandato breve in un momento eccezionale. L’idea di Draghi forever è uno strappo alla democrazia. La fine del suo governo dovrebbe segnare il ritorno della politica con la sovranità popolare».
Il governo di SuperMario ha svolto la sua missione?
«Francamente mi aspettavo di più sin dalla scelta dei “migliori”. E la linea dei falchi scelta da Draghi a fianco dell’interventismo Nato mi è parso un dannoso errore e un tradimento della politica estera italiana, mai schierata dalla parte dei falchi».
Politica in subbuglio. A sinistra Letta congeda il campo largo. Che succede adesso?
«Momento fluido, aperto a varie ipotesi, sia ritorni di alleanze Pd-5S, nonostante gli attuali dinieghi o tentativi di dem più centrini vari in nome di Draghi e dell’anti-sovranismo».
Il centrodestra ha ritrovato una minima coesione. Giorgia Meloni, leader del primo partito italiano, Fdi, può ambire alla guida di un futuro governo conservatrice?
«Dipenderà dell’entità del suo successo e dalle grandi pressioni dell’establishment internazionale, prima che dall’intesa con gli alleati».
Che succede in Fi dopo le fuoriuscite dei ministri?
«Forza Italia è in balia delle fluttuazioni di Berlusconi, ma era già chiaro che l’area dei ministri sarebbe passata con draghi in caso di rottura con Berlusconi».
Cosa resta del grillismo?
«Tante, ingombranti rovine, in più direzioni, col rischio di continuare a intralciare la nostra già tormentata situazione».
Rinascerà una casa centrista, una nuova Balena Bianca 4.0?
«Nessuno riconosce a qualcuno il ruolo di federatore, per cui saranno possibili apparentamenti e accorpamenti, ma la grande alleanza dei piccoli e degli scappati di casa la vedo difficile. Ma “più che il dolor potè il digiuno”, la fame e il bisogno di salvare la pelle, può fare miracoli…».
Nel 2018 furono le politiche del boom del vento populista. Soffia ancora quella tendenza?
«Credo di sì, assume altre forme. E’ un po’ scottato all’esperienza grillina. Resiste tuttavia un forte sentimento anti-oligarchia».
In che senso?
«Molti italiani avvertono da una parte il disagio per la situazione gerle economico sociale, non condividono le campagna a senso unico su pandemia e guerra e sono diffidenti perché vedono espirati i propri diritti costituzionali, in prima il voto».
Un consiglio per la lettura d'estate al presidente Mario Draghi?
«Potrebbe rileggere “Siddartha” per guardare a oriente e magari fare un viaggio spirituale in altri mondi, fuori dalle banche».