A oltre due mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina, quando si è scatenata una emergenza mondiale che rischia di far venire a mancare dal mercato mondiale oltre un quarto del grano (circa il 28% degli scambi internazionali proviene da Russia e Ucraina), anche il «granaio d’Italia» - la Puglia - prova a riorganizzare le sue produzioni.
Ed ecco partire la ricerca di nuove semenze (o geni) da sviluppare sui terreni nostrani, ma anche la caccia a varietà diverse da quelle che parlano cirillico. Tanto per fare un esempio, Coldiretti Puglia d’intesa col Dipartimento di Scienze Agro Ambientali e Territoriali (DISAAT) dell’Università di Bari, ha iniziato a testare l’israeliano «Freekeh», il grano verde duro raccolto prima della maturità: arrostito o essiccato al sole è utilizzabile come una semola dai mille usi in cucina. Certo, non potrà sostituire le migliori varietà di grano duro prodotte in Puglia e che rappresentano un quarto dell’intera produzione nazionale di frumento (da «Emilio Lepido» a «Furio Camillo», da «Marco Aurelio» a «Massimo Meridio» fino al «Panoramix» e al grano «Maiorca»), varietà che insieme al «Senatore Cappelli» e al «Gentil Rosso» con cui si fanno pane e pasta rappresentano l’autentico grano made in Italy. Ma di certo questo ritorno all’antico - ovvero alle produzioni «in proprio» tramite le riconversioni dei terreni (già incentivate dall’Ue per almeno 100mila ettari di suolo italiano) potrebbe rappresentare la svolta per i produttori di fronte alla crisi internazionale e al caro-prezzi che sta scatenando il blocco dell’export dall’Ucraina di oltre 55 milioni di tonnellate movimentate. Senza dimenticare che da lì proviene il 16 % degli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% degli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate).
Di qui la necessità di aumentare la produzione di grano italiano - questa la nuova frontiera della ricerca - almeno del 12%. E, mantenendo sempre un alto livello qualitativo dei cereali che sia però competitivo sui prezzi, diminuire i costi aziendali del 9% . A questo punta la strategia messa a punto da Consorzi Agrari d’Italia, Sis-Società Italiana Sementi e Ibf Servizi tramite l’utilizzo delle tecniche di agricoltura di precisione. Dopo un tour in 30 campi sperimentali sparsi in Italia, oltre 700 aziende si sono riunite nel Ferrarese per tracciare la linea. I tecnici di Sis hanno individuato i genotipi più innovativi e adatti alle diverse condizioni pedoclimatiche della cerealicoltura. Diverse le varietà testate in campo nel grano duro e tra i frumenti teneri, ma parallelamente - alla luce dell’impennata dei costi energetici e dei fertilizzanti - il Cai ha lavorato per nutrire i cereali con nuove tecniche sostenibili (concimi azotati a cessione controllata e fosforo protetto, batteri azotofissatori e concimi liquidi). Ibf Servizi, infine, ha fornito l’assistenza alla gestione agronomica, indagando le interazioni tra suolo, pianta ed atmosfera. Il tutto dovrebbe consentire di ottimizzare i costi, arrivando a risparmiare in alcuni casi fino al 15% di concime e al 20% di acqua su colture irrigue, tutelando la qualità.