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Bando sull’accoglienza, il Prefetto manda gli ispettori nelle strutture

 
Nicola Pepe

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Nicola Pepe

Bando sull’accoglienza, il Prefetto manda gli ispettori nelle strutture

Ma tante offerte gratuite di privati, associazioni e chiese. Così la gestione dell’emergenza profughi a bari

Venerdì 11 Marzo 2022, 14:49

17:49

Da un lato c'è l'ospitalità della rete istituzionale che passa dalle prefetture e dalle regioni, dall'altra quella della solidarietà comune, quella che non pensa ai profitti ma agisce col cuore. Nel primo caso la Prefettura di Bari ha già inteso mettere i puntini sulle «i» e ha mandato gli ispettori a fare le verifiche. Nell'altro, chiese, associazioni, privati cittadini si stanno offrendo dispitare gratuitamente profughi provenienti dalle martoriate zone dell'Ucraina.

GLI ARRIVI SPONTANEI Ieri mattina due uomini si sono presentati alla Questura di Bari e hanno chiesto ospitalità: erano ucraini, in possesso di regolare passaporto, e non sapevano dove andare. Saranno dirottati in uno dei centri di accoglienza straordinari (Cas) già attivi su tutto il territorio e in fase di potenziamento. I loro nomi finiranno in calce all'elenco – assolutamente provvisorio – dei circa 25mila attualmente censiti dal Ministero dell'Interno. Fanno parte dei cosiddetti arrivi spontanei: si tratta di profughi arrivati in Italia con mezzi propri, oppure accompagnati da gente partita da varie località per raggiungere il confine polacco, che hanno trovato accoglienza presso amici o parenti. Per questo motivo, tale dato degli arrivi è da considerarsi assolutamente fluido, dunque può mutare di ora in ora man mano che le questure aggiornano i dati.

Ma procediamo con ordine. Come già detto, le persone attualmente censite non fanno parte di alcun flusso organizzato. La macchina dell'accoglienza, in questa fase è in grado di far fronte alla domanda di ospitalità derivante da tali arrivi spontanei attraverso la rete dei Cas, i centro di accoglienza straordinari le cui disponibilità sono state potenziate. Quindi se qualcuno che in un primo momento ha trovato ospitalità presso amici o familiari e per un qualsiasi motivo non avesse più un luogo dove soggiornare, può rivolgersi alle Questure per essere inserito in un centro di accoglienza.

LA RICERCA DEI POSTI Le prefetture, dal canto loro, hanno già pubblicato avvisi per raccogliere la manifestazioni di interesse di strutture private in grado di mettere a disposizione locali idonei ad ospitare fino a 50 persone, come nel caso della Prefettura di Bari. Nel giro di tre giorni di pubblicazione di tale avviso «aperto» - che prevede un pagamento di poco più di 30 euro al giorno per ciascun profugo ospitato – sono arrivate diverse offerte. Unitamente a chi (ci auguriamo, legittimamente) ha messo a disposizione strutture attrezzate e organizzate per l'ospitalità (dall'assistenza sanitaria, ai pasti alle necessitò quotidiane), ci sono tanti che si sono offerti di ospitare gente gratuitamente.

LE ISPEZIONI NEL BARESE Il prefetto di Bari, Antonella Bellomo, al fine di evitare spiacevoli sorprese, ha già disposto ieri il primo gruppo di ispezioni per verificare la rispondenza della strutture candidate all'accoglienza allo standard dei requisiti previsti. Un'attività ispettiva «facoltativa» che la prefetta ha inteso avviare preventivamente anche per scongiurare che l'emergenza possa rappresentare occasione per speculazioni.

Tuttavia, come già detto, in questa fase si sta assistendo a un grande sforzo della macchina umanitaria spontanea: a Troia ieri sono arrivati i 50 profughi a bordo di un bus messo a disposizione dal Comune. Idem per altri 15 profughi ucraini (sette bambini, un uomo e sette donne) provenienti dalla Romania sono stati sistemati a Matera grazie all’Assocazione Accoglienza Senza Confini, Open solidarietà Matera, e Gruppo Pubblica emergenza (Gpe). Ma tanti altri stanno facendo la stessa da ogni parte della Puglia e della Basilicata: chi con mezzi propri, chi con la rete Caritas o delle Diocesi.

I FLUSSI ISTITUZIONALI Come gestire questi arrivi? Le prefetture, come detto, si occupano di gestire i flussi attraverso i canali istituzionali. Per essere chiari, chi arriva con i canali ufficiali deve transitare prioritariamente nei «Cas» e, ove tali disponibilità non dovessero bastare, verrebbero coinvolte le Regioni e i comuni per attività di accoglienza che «andranno veicolate e definite nell'ambito degli organismi coordinamentali di protezione civile attivati a livello territoriale» recita la circolare del Viminale.

I DECRETI DI EMILIANO Tradotto, se i posti messi a disposizione dalle prefetture non basteranno, entreranno i gioco le Regioni (i governatori sono stati nominati commissari straordinari dell'emergenza) e gli enti territoriali. Ed è attraverso questi canali che saranno gestite le altre disponibilità, a qualsiasi titolo: da quelle «onerose» a quelle gratuite. Il governatore Emiliano ha annunciato quattro decreti per l'Ucraina: uno di insediamento del Comitato regionale (interistituzionale), un altro per individuare i sindaci quali soggetti attuatori per «reperire soluzioni urgenti di alloggiamento e assistenza temporanea», altri due per individuare la struttura di supporto in ambito di protezione civile e sanità.

PERMESSO E TAMPONE Quindi, se qualcuno intende ospitare profughi a casa proprio potrà farlo ma a due condizioni: dichiarare l'arrivo alle Questure competenti per territorio, per il rilascio del permesso di soggiorno provvisorio che potrebbe trasformarsi in una «protezione temporanea» in attuazione – per la prima volta – della Direttiva europea in caso di massiccio afflusso nell'Unione di sfollati, per la quale sta per essere adottato un DPCM ad hoc. L'altra condizione è il rispetto delle norme Covid: prima di entrare nella rete istituzionale (oppure nelle case) i profughi dovranno fare il tampone o il test antigenico e osservare un periodo di quarantena di 5 giorni. Il vaccino? Non è obbligatorio (l'Ucraina è uno dei paesi con una bassa percentuale di profilassi), ma la circolare del Viminale ne «sollecita l'adesione».

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