bari «Vorrei che la stessa, sacrosanta, attenzione avuta per il Covid adesso, finalmente, ci fosse per il cancro con un bollettino giornaliero. Abbiamo oltre 500 morti al giorno, 1.023 nuovi casi e oltre 4 milioni di persone che hanno avuto il cancro e devono ancora essere sottoposte a terapia». Il professor Francesco Schittulli, senologo-chirurgo oncologo di fama internazionale, come sempre prova a guardare oltre la siepe. Oggi, intanto, sarà in udienza da Papa Francesco.
Così, dopo aver celebrato il secolo di vita della Lilt, la Lega Italiana per la Lotta contro i tumori, ente di cui è presidente da oltre vent’anni - «sono stato eletto e non nominato» - e le tante battaglie combattute contro il male del secolo, prova a mutare la prospettiva. «Il nostro obiettivo sarebbe quello di arrivare a mortalità zero per il cancro. Ci stiamo arrivando anche se abbiamo registrato una battuta d’arresto negli ultimi due anni a causa della pandemia Covid e questo ha fatto sì che si trascurasse la pandemia cancro», spiega. «I dati 2021 rivelano che vi sarebbero stati 183mila morti italiani di cancro e 380mila nuove diagnosi. Numeri che la dicono lunga sull’impegno che dovremmo cercare di avere nei confronti dei 4 milioni di italiani che hanno vissuto la terribile esperienza della malattia e di cui dobbiamo continuare a prenderci cura. Vorrei che i media riservassero ai tumori la stessa attenzione che hanno posto per due anni per il Covid», aggiunge con il suo fare vulcanico.
Qual è la sua ricetta?
«La Regione dovrebbe permettere a tutti di poter andare a fare la mammografia, nell’ambito di uno screening che possono fare sia il pubblico sia il privato. La soluzione è semplice. La Regione paga al privato lo stesso prezzo della prestazione pubblica, ma con un compito: controllare la qualità delle stesse. In questo modo si abbattono le liste di attesa, evitando il rischio della cosiddetta diagnosi tardiva. È questa la responsabilità di chi gestisce la sanità».
Liste d’attesa, una nota dolente.
«Come Lilt mettiamo a disposizione i nostri ambulatori. Noi siamo l’unico ente pubblico su base associativa di rilievo nazionale. Siamo presenti in tutte le 106 province e nelle 20 regioni con 397 ambulatori. Siamo sostenuti da 200mila soci e 9mila volontari. E facciamo tutto gratuitamente. Anche io non percepisco alcuna indennità».
La Lilt è una presenza costante?
«Il Governo finanzia la nostra attività con circa 2 milioni, ma il nostro bilancio consolidato è di ben 100 milioni all’anno. Noi siamo vigilati dal ministero della Salute, infatti ogni anno sul nostro bilancio si esprime la Corte dei conti che nell’ultima relazione ha sottolineato il nostro essere virtuosi».
Il motto della Lilt recita «prevenire è vivere».
«Dobbiamo investire in salute, non in malattia. La ricetta è rifinanziare i medici di base potenziando la diagnostica in ogni comune. Ad esempio, per effettuare la diagnosi precoce, possiamo utilizzare le strutture chiuse dal piano sanitario».
Ha una richiesta specifica per le le istituzioni?
«L’ideale sarebbe che la Regione si consultasse con la Lilt. Potrebbe coinvolgerci anche solo come uditori, anche perché noi non abbiamo nulla da spartire con le case farmaceutiche».
Ha una priorità?
«Occorre recuperare il tempo perso negli ultimi due anni: il cancro è una malattia vincibile, ma non c’è la giusta sensibilizzazione. Non solo per l’oncologia ma per il diabete, le malattie neurodegenerative, quelle cardiorespiratorie, dobbiamo puntare a tenere sani i nostri cittadini. Non dimentichiamo che siamo i primi in Europa per aspettativa di vita, secondi nel mondo. Se monitoriamo tutto possiamo cronicizzare la malattia, che significa poterla gestire vita natural durante».
Torniamo all’importanza della diagnosi precoce.
«Non dobbiamo dimenticare che prevenire significa risparmiare. Oggi riusciamo a sconfiggere il 65% di tutti i tipi di cancro, ma se riuscissimo a mettere in atto le nostre conoscenze potremmo arrivare ad una guaribilità ben maggiore. Ad esempio, per quanto riguarda il cancro al seno, adesso siamo all’85% dei successi, ma con la giusta attenzione si può arrivare fino al 98%. L’allarme poi è un altro».
Dica.
«Sta aumentando la fascia di età giovanile di ammalati».