BARI - La condanna tributaria in primo e secondo grado (poi annullata in Cassazione) e i pignoramenti per oltre due milioni che ne sono seguiti avrebbero portato un imprenditore sull’orlo del fallimento. Tutto perché l’uomo, che ha prontamente denunciato, si sarebbe rifiutato di pagare la tangente che gli era stata chiesta da un magistrato «con l’intermediazione» del suo stesso commercialista. È questa l’ipotesi alla base dell’inchiesta della Procura di Bari sull’ex giudice tranese Michele Nardi, 57 anni, e sul commercialista barese Massimiliano Soave, 57 anni, cui la pm Chiara Giordano ha notificato un avviso di chiusura in cui si contesta la tentata concussione: 400mila euro (poi scesi a 300mila) per far sì che le cartelle esattoriali fossero definitivamente annullate.
Il fascicolo è stato trasferito a Bari dalla Procura di Lecce, competente sui magistrati del distretto, perché Nardi è coinvolto nella sua qualità di componente togato della commissione tributaria regionale che a novembre 2018 ha discusso i ricorsi presentati da Giorgio Cosentino, un imprenditore di Barletta titolare di alcune gioiellerie. La storia comincia quando l’uomo aveva cominciato a realizzare un albergo a poca distanza dalla masseria di Bisceglie di proprietà dell’ex pm Antonio Savasta. Nei suoi confronti è cominciata una indagine a seguito di una denuncia anonima: ne è nato un procedimento penale (Cosentino è stato assolto «perché il fatto non sussiste» dal Tribunale di Trani, sentenza confermata in appello e appena diventata definitiva), ed è poi partita una verifica fiscale che ha portato all’irrogazione di una maxisanzione.
Questo è il nodo della vicenda che l’imprenditore ha raccontato una prima volta ai pm di Lecce. Ovvero che Nardi, «con l’intermediazione» del suo commercialista Soave, avrebbe chiesto a Cosentino una tangente pari al 20% del valore della cartella esattoriale, cioè 400mila euro poi scesi a 300mila. La richiesta - sempre nella prospettazionea ccusatoria - sarebbe stata veicolata dal commercialista nel corso di tre incontri, il primo in un bar del quartiere Poggiofranco e l’ultimo nel suo stesso studio.
Dopo che in primo grado i ricorsi tributario erano stati parzialmente accolti, in appello la decisione è stata ribaltata con l’accoglimento del ricorso dell’Agenzia delle Entrate «nonostante - scrive il pm - i giudizi fossero stati sospesi per acquisire la sentenza con cui era stato definito un altro procedimento nei confronti del Cosentino pendente presso il Tribunale di Trani». Una decisione poi impugnata in Cassazione, che ha cancellato le condanne rilevando come le sentenze di appello fossero state redatte con il copia e incolla dagli atti dell’accusa.
Cosentino ha messo per iscritto la sua versione dei fatti in una lunga denuncia, in cui ha riportato sia la minaccia che gli sarebbe stata rivolta da Soave («Se non paghi ti spogliano vivo») sia una serie di altre circostanze relative alle sue vicende. La chiusura delle indagini normalmente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, ma la difesa di Nardi (avvocato Domenico Mariani) fa sapere che a breve depositerà una memoria al pm chiedendo di rendere interrogatorio per chiarire i fatti.
Nardi è coinvolto nelle indagini della Procura di Lecce sulla presunta «giustizia truccata» nel Tribunale di Trani. Proprio lunedì la Cassazione dovrà esprimersi sulla competenza, dopo che la sentenza di primo grado (Nardi venne condannato a 16 anni e 9 mesi) è stata annullata dalla Corte di appello di Lecce per incompetenza funzionale con trasferimento degli atti a Potenza. Ma il gup lucano ritiene invece che la competenza sia proprio di Lecce: da qui il conflitto sollevato davanti alla Cassazione. Nel frattempo, a giugno, Nardi è stato destituito dalla magistratura (era sospeso dal giorno dell’arresto di gennaio 2019) per un’altra vicenda: una condanna definitiva a un anno, un mese e 10 giorni per calunnia ai danni delle magistrate Maria Grazia Caserta e Margherita Grippo e dell’avvocato Michele Laforgia. Anche sulla destituzione dovrà pronunciarsi la Cassazione.
Soave è stato più volte evocato ma non ha mai riportato condanne in relazione alle indagini di Lecce sui magistrati di Trani. Un’ accusa di corruzione in atti giudiziari, nata dalle denunce dell’imprenditore Flavio D’Introno, è stata dichiarata prescritta. Il commercialista barese si è sempre dichiarato estraneo a ogni ipotesi corruttiva.