L'inchiesta

Puglia, movida «impazzita»: bulli, botte e chiasso nelle città

Volpe, Albahari, Aurora, Santigliano, Castellaneta, Portolano

Le «sere nere» del divertimento. La testimonianza di un 17enne: «Abbiamo paura specie quando torniamo a casa»

BARI - La «movida» impazzita nelle città della Puglia con bulli, botte e chiasso. Ecco l'inchiesta condotta nei centri urbani più movimentati di Bari, Lecce, Gallipoli, Taranto, Trani, Barletta, Brindisi e Foggia. Ormai non si contano le aggressioni
di gruppi di minorenni ai danni di coetanei che a volte vengono anche rapinati, un vero e proprio allarme sociale che dilaga nel Tacco d'Italia. 

Ecco la movida senza regole e i baby bulli spaventano Bari

«Certe notti» hanno il sapore della paura, dell’angoscia e del pericolo. «Certe notti» la movida può trasformarsi in un incubo. Non si sentono al sicuro i ragazzi baresi. Almeno non tutti. Hanno tra i 16 e i 19 anni, escono in gruppo, non hanno l’ansia della «ritirata» a casa (ormai in disuso per i più) ma in comune hanno una certezza: la città non è sicura. Matteo (nome di fantasia) ha 17 anni e ha un gruppo di amici, di quelli storici. Di quelli che dall’asilo al liceo hanno trovato il modo di continuare ad «andare nella stessa scuola». Qualcuno - certo - si è perso, altri si sono aggiunti. Ma lo zoccolo dura resta: cinque o sei amici che si conoscono da sempre. Passo passo, hanno costruito la loro indipendenza: dalle prime uscite pomeridiane sino a quelle notturne: quelle del venerdì e del sabato sera.

«Frequentiamo alcuni locali del centro - racconta Matteo - Beviamo insieme e trascorriamo serate divertenti e spensierate. Almeno sino a quando non dobbiamo tornare a casa: allora tutto può succedere». Insomma, tutto bene sino a quando si frequentano le zone affollate della movida. Poi iniziano le insidie: «Succede che ti rubano il cellulare, se ti va bene. Ma io ho paura delle aggressioni di gruppo. È accaduto a dei miei conoscenti. Ora non escono più di casa». E poi ci sono le ragazze da proteggere: «Noi le accompagniamo sino al portone. Non ce la sentiamo di lasciarle sole». [Rosanna Volpe]

Bari non è il Bronx, sia chiaro. Ma la percezione che i ragazzi - e non solo - hanno, è di «insicurezza». Non c’è un gruppo che non racconti di una aggressione subita - direttamente o indirettamente - ai danni di un amico o dell’amico di un amico.

La movida a Bari, però, è anche un vivace movimento di giovani. Spaccata in due, come da sempre, tra «quelli» di Poggiofranco e «quelli» del centro, difficile non trovare gente in giro praticamente tutti i giorni della settimana. Nel weekend quando si può fare più tardi, ci sono capannelli di ragazzi in tutti gli angoli del centro. Dal lungomare Araldo di Crollalalanza sino ad arrivare a corso Vittorio Emanuele e alla città vecchia. A Poggiofranco nuova, la piazza è punto di riferimento per centinaia di ragazzi. Ma cosa fanno? Principalmente bevono. A un euro a cicchetto in diversi bar della città. Facile comprendere che - anche una paghetta «da fame» - consente a un ragazzo di raggiungere un alto grado alcolemico con pochi spiccioli. Le serate proseguono così per le strade. Tramontata la moda delle discoteche, considerate ancor meno sicure delle strade, almeno sino al rientro a casa. Che un po’, fa paura a tutti.

«Sono molti i ragazzi che preferiscono incontrarsi nei cortili condominiali o tra le mura domestiche», racconta Ada Nardelli, una delle fondatrici della pagina Facebook “Stop al bullismo, Vivere Bari senza paura”. «È necessario educarli ai pericoli della strada e dare loro gli strumenti per difendersi. Non è accettabile che se è in atto un’aggressione, si accenda la telecamera del cellulare prima di chiamare la polizia». Una generazione quindi che il pericolo lo avverte e spesso lo verbalizza sui cellulari, anziché chiedendo aiuto. «È necessario - prosegue Nardelli - ricostruire una stretta collaborazione con le istituzioni. Non possiamo pensare che le pattuglie della polizia siano in ogni angolo. Ma dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi a chiedere aiuto quando sono in pericolo. Dobbiamo insegnare loro che i cellulari non fermano la violenza, semmai la alimentano. Assieme alla paura. La stessa che dobbiamo imparare a combattere tutti insieme».

Lecce e Gallipoli, «sere nere» fra risse e decibel impazziti
Esasperato chi vive nelle zone «calde». E scappano anche i turisti 

«Nel bilancio della stagione, per favore, non trascurate la mala-movida del centro storico gallipolino». È questo l’accorato appello giunto in redazione con riferimento a quanto pubblicato nei giorni scorsi dalla Gazzetta circa il lento epilogo dell’estate che fa registrare, ad ottobre ormai inoltrato, lidi aperti, matrimoni celebrati in spiaggia, centro storico vivo della presenza di ospiti stranieri e non solo. Desta preoccupazione anche quanto avvenuto a Lecce qualche notte addietro: l’aggressione ad un giovane magliese, ferito e rapinato, episodio per il quale la movida è, se non causa, quanto meno contesto.
Cominciando da Gallipoli, in realtà i motivi di protesta dei residenti ci sono ed è facile coglierli nelle loro testimonianze, incentrate sui punti che rendono invivibile la loro estate e quella degli ospiti, alcuni giunti ad abbandonare in anticipo strutture ricettive e case vacanze. La movida gallipolina possiede una peculiarità, ossia è limitata al periodo primavera-estate tanto che attualmente è già ricordo, e una forte caratterizzazione: almeno nel centro storico, gli aspetti negativi riconducono ai titolari di esercizi di somministrazione che nel silenzio notturno «sparano» emissioni sonore ad alto volume. Ci sono altri problemi, certamente, e tra questi l’invasione abusiva delle sedi stradali, da parte degli stessi esercenti. E segnalazione in redazione e testimonianze condividono una richiesta: modificare i regolamenti comunali ed applicarli, in maniera tale che la movida sia compatibile con la residenza di gallipolini e turisti.

Il fenomeno delle emissioni sonore, però, non è appannaggio solo del centro storico. Anzi, nella città vecchia non sono lamentati schiamazzi notturni disgiunti dalle occasioni di intrattenimento, come è invece piuttosto abituale avvenga nella Baia Verde e nella larga fascia costiera adiacente i lungomari Galileo Galilei e Otello Torsello.

In realtà, il problema dei decibel non è solo gallipolino, Lecce docet. I centri storici hanno molte problematiche in comune, a cominciare dall’incremento del numero di locali che praticano intrattenimento e che sono premessa al sovraffollamento serale. A seguito del quale, per coloro che risiedono in strade troppo strette per conciliare banconi, tavolini e avventori con il passaggio di un veicolo che non sia una biciletta - come le vie Paladini, degli Ammirati, dei Perrone, d’Aragona - la “ritirata” suona intorno alle ore 19. E purtroppo vale, di fatto, anche per i mezzi di soccorso o di pronto intervento.

È un risvolto del problema-sicurezza che va oltre il senso della turbativa dell’ordine pubblico. Gallipoli, come altre località turistiche estive, quest’anno ha registrato solo qualche sporadico episodio, lontano dal centro storico, di violenza campanilistica tra gruppi di giovani ospiti ubriachi. Difficile però, in ogni caso, non condividere la preoccupazione di chi chiede maggiore presenza di persone in divisa per prevenire, d’estate nelle marine e sempre nel capoluogo, il rischio che la mala-movida diventi movida violenta. [Giuseppe Albahari]

La «lezione» delle due vittime non basta a Trani e Barletta
Nel 2015 e nel 2021 le liti sfociate nelle coltellate mortali

Un anno e mezzo fa si celebrava a Trani la «Notte bianca della legalità» e, fra le altre iniziative, si teneva un incontro nel locale «Il vecchio e il mare» per parlare di pregi e difetti della movida. Ne venne fuori un quadro più che esaustivo sulla necessità che Trani resti un territorio di movida, ma selettiva e di qualità, così che si connoti come città della buona movida contrapposta a quella mala che purtroppo, in alcuni casi, ha anche mietuto vittime.
Nessuno dimentica che il 20 settembre 2015, in piazza Quercia, venne accoltellato a morte il 34enne Biagio Zanni, al culmine di una rissa nata per futili motivi.

Ma il sacrificio del giovane, purtroppo, non è servito per evitare che da lì in avanti si registrassero altri episodi molto violenti, sebbene non più mortali. Fra questi, sempre nello stesso luogo due anni dopo, una rissa fra minori che vide contrapposti due gruppi di Bisceglie e Trani: un ragazzo fu ferito con il collo di una bottiglia, per fortuna non in modo grave, da un aggressore che aveva solo 15 anni. Risse e violenze al porto, e non solo, si sono susseguite anche negli anni successivi con episodi tutt'altro che di lieve entità.

Barletta, a sua volta, porta le cicatrici dell’omicidio di Claudio Lasala, lo studente 24enne ucciso con una coltellata all’addome nella notte fra il 29 ed il 30 ottobre 2021 dopo una lite in un locale nei pressi della cattedrale. È stato l’episodio più eclatante e sanguinoso di una violenza strisciante che attraversa spesso i luoghi e i giorni della movida. Talvolta sfocia in risse, altre volte viene contenuta, ma sollecita la necessità di controlli capillari che tengano a freno il lato oscuro di una rinascita del centro storico che pure si è consolidata ed è evidente.

Una rinascita e un problema che riguardano anche la zona periferica della città. Il Comitato di zona 167, infatti, ha in più circostanze concentrato la propria attenzione «sul problema della sicurezza in quella parte di Barletta che è ormai considerata l'altra metà della città, ovvero la zona 167». Senza dimenticare la proliferazione (soprattutto in estate) di spettacoli pirotecnici improvvisati nelle ore notturne

Ad Andria, il centro storico ha fatto registrare un boom di locali prima del Covid e adesso, dopo una fase di declino e chiusure legate alle pesanti conseguenze economiche della pandemia, si sta registrando una lenta ripresa. Gravi episodi di cronaca legati alla movida non si sono mai registrati, e al limite la città è attraversata da due seri problemi che non riguardano specificatamente o esclusivamente la movida: il transito senza controllo di centinaia di bici elettriche in qualunque parte della città, comprese le aree pedonali; il sempre più deprecabile fenomeno degli spettacoli pirotecnici abusivi quasi tutte le notti, per festeggiare qualcosa o qualcuno anche a rischio di porre a repentaglio l’incolumità pubblica. [Nico Aurora]

Foggia in lotta contro gli eccessi del «quadrilatero» in pieno centro

È un quadrilatero di un miglio il cuore della movida foggiana. Tra Cattedrale, chiese, musei e sedi di Università e Conservatorio nel cuore del centro storico si sviluppa la vita notturna di Foggia. Pub, B&B, disco bar, ristoranti, pizzerie, kebabberie, bar sono gli elementi attrattivi della movida foggiana con tutte le sue ricadute sociali ma anche di ordine pubblico, perché in alcune zone del centro storico la notte diventa buia nel vero senso della parola e favorisce risse e aggressioni, alcune senza motivazioni.
Una situazione che si riverbera anche sui residenti nel centro storico di Foggia tanto che nelle scorse settimane il comitato delle associazioni per la rinascita di Foggia aveva raccolto il grido d'allarme dei residenti del centro storico «per la movida chiassosa soprattutto nel weekend per via della presenza dei numerosi locali che richiamano in zona migliaia di persone, non solo di Foggia ma anche dai centri della provincia».

Il coordinamento delle associazioni per la rinascita di Foggia aveva chiesto aiuto al questore di Foggia, come spiega il presidente Walter Mancini: «Ci giungono sempre più numerose e pressanti segnalazioni di assoluto disagio per quanto avviene, e sembra ormai diventata una prassi inestirpabile, nelle notti del venerdì, del sabato e della domenica nella zona del centro storico di Foggia. La cosiddetta “movida” è ormai innestata negli anni e subìta come un danno insuperabile alla qualità della vita di chi abita nella stessa zona ed ha in casa ed in famiglia esigenze di riposo, di assistenza a bambini, anziani, disabili, esigenze di tranquillità, esigenze di civiltà. Ma è diventata ormai prassi costante di inciviltà il comportamento abitualmente tenuto da chi non mostra rispetto per le elementari norme di buona convivenza civile, con urla, schiamazzi, insulti, minacce, ubriacature, danneggiamenti che spesso sfociano in risse o “amichevoli” scazzottate e comportamenti apertamente delinquenziali, il tutto in piena notte e senza alcun controllo ed alcun freno» .
Va detto che nelle ultime settimane, anche in considerazioni di aggressioni agli avventori della zona (avvengono sempre fra le tre e le quattro del mattino), le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli sia nei locali sia ai frequentatori della zona. Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia locale hanno non solo tratto in arresto alcuni protagonisti di aggressioni e furti, ma fatto chiudere anche alcuni locali che vendevano alcol a minori o che non erano in regola con le pratiche amministrative. [Filippo Santigliano]

Taranto Vecchia rinasce con locali e nuovi spazi ma servono più sicurezza e lo stop ai «fracassoni»

La vita notturna di Taranto sta scoprendo nuovi luoghi. Se prima il salotto buono era il Borgo, oggi i giovani tarantini scelgono sempre più la Città Vecchia che ha illuminato i suoi vicoli con tanti localini, San Vito, la spiaggia della città e Porta Napoli, un tempo luogo di cantieristica portuale, oggi meta per cinema, musica e realtà creative. Grazie alla nascita di Spazio Porto, cineporto che ospita spesso concerti ed eventi, sono nate tante piccole realtà. Ma prostituzione, spaccio e scarsa pulizia sono la preoccupazione anche dei nuovi inquilini della zona. «A questo - dice Candida Semeraro di Ammostro - si uniscono i ragazzi che scappano dall'Hotspot, poco distante da qui, ed è complicato. È un dispiacere dover assistere a queste scene». «È una zona veramente molto particolare - afferma Alessandra Pischetola, proprietaria de “La Factory” - dovrebbe essere guardata con un po' più di attenzione, affrontando le problematiche affinché questa zona possa essere vissuta realmente». E se a Porta Napoli i proprietari dei locali non si sentono sicuri e vorrebbero maggiore presenza delle forze dell'ordine, quello che chiedono in Città Vecchia è di abbassare il volume. In alcuni punti dell'isola gli schiamazzi e la musica ad alto volume hanno creato non pochi problemi agli abitanti del quartiere. Problematiche che si vivono anche a San Vito, dove alcuni locali notturni fanno after di 36 ore, con musica alta che dura per giorni. Lamentele dei cittadini si, ma anche pericolo. Ragazzi e ragazze che, usciti da questi party no stop, si riversano su Viale Jonio, una strada a scorrimento veloce, che nelle prime ore del mattino è molto trafficata.

Nonostante i casi di cronaca legati alla movida siano pochi, alcuni di essi sono emblematici. È stato condannato a 2 anni e 2 mesi il 27enne tarantino ritenuto uno dei responsabili dell’accoltellamento di un 18enne di origine tunisina la sera del 30 settembre 2022 nella Villa Peripato. Era stato indicato come uno dei numerosi giovani che quella sera hanno accerchiato la vittima poi colpita dai fendenti. Mentre sono stati condannati a 4 anni di reclusione i due maggiorenni che, insieme a una baby gang, aggredirono a suon di calci e pugni e senza alcun motivo ben cinque persone nel giro di pochi minuti nella serata del 23 gennaio scorso nel centro di Taranto. Il primo ha 22 anni, il secondo appena 19. Secondo i dati dell'ultimo Anno Giudiziario si è passati da 204 a 256 procedimenti di questo tipo. Secondo il quadro tracciato dal procuratore generale Antonio Maruccia nella relazione presentata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, a gennaio scorso, i reati dei minorenni tarantini, infatti, non solo sono aumentati, ma sono commessi spesso per futili motivi, espressione di «frustrazioni, di fallimenti e di opposizione alle regole ed al sistema». [Valentina Castellaneta]


Commercianti e cittadini ai ferri corti a Brindisi la battaglia finisce in Tribunale

La tensione tra residenti, commercianti e avventori è andata scemando nelle ultime settimane, principalmente per la diminuzione delle presenze. E poi anche per l’intervento delle forze dell’ordine con la chiusura di alcuni locali. E infine anche per una tardiva regolamentazione, arrivata sul finire della stagione estiva con sofferte ordinanze. Di certo quella del 2023 non è stata una estate facile - soprattutto a Brindisi - sul fronte della movida. Qui l’assenza di regole certe, arrivate ad estate pressoché conclusa, hanno dato luogo ad un «corto circuito» che ha visto residenti esasperati e commercianti ai «ferri corti». E, caso inedito fino ad ora, ha visto persino i residenti costituirsi in un Comitato e ricorrere contro l’Amministrazione comunale - peraltro vincendo dinanzi al Tar - per bloccare gli effetti di una prima ordinanza volta a regolamentare movida ed emissioni sonore.

Il primo «corto circuito» avvenne tra il 26 e il 27 giugno. Quando dal balcone di un residente partì un lancio di uova, a mo’ di «Intifada» contro gli avventori del locale «La Plaza», in Largo Concordia, pieno centro storico. Seguì a stretto giro, una vera e propria «rappresaglia», nel cuore della notte, a colpi di musica a palla e botti sparati sotto casa del residente esasperato dalla movida fracassona. Il tutto ripreso e postato sui social al grido del titolare «Facevamo chiasso? Ne Faremo ancora di più». Erano le tre del mattino passate.

L’episodio - che finì per mettere contro residenti e commercianti - portò lo Sportello unico alle attività produttive del Comune di Brindisi a chiudere l’attività per sette giorni a cavallo di ferragosto dopo le segnalazioni del questore, sulla scorta delle indagini svolte dalla Polizia locale e dalla Divisione Amministrativa della Polizia di Stato. Tra i motivi della chiusura c’era il disturbo della quiete pubblica. E la violazione della normativa sulle emissioni sonore di gran lunga superiori al limite consentito.
Analogo provvedimento fu emesso a stretto giro - nei confronti di un altro locale, l'Opéra Lounge Bistrot di piazza Durano, sempre nel centro storico.

Il primo episodio determinò la forte presa di posizione dei residenti che, riuniti nel Comitato «Civilmente in Centro», adirono ricorso al Tar contro la prima ordinanza del Comune di Brindisi. L’organo giurisdizionale infatti la bloccò. E il Comune ha dovuto fare ricorso ad una seconda ordinanza arrivata a settembre.

Altre intemperanze nei confronti della movida si sono registrate ad agosto a Ostuni dove un residente esasperato lanciò secchiate d’acqua contro un cantante e un musicista.

Qualche tensione anche a Fasano dove il sindaco, inseguito ad una mail di posta certificata dei residenti e le segnalazioni dell’opposizione su schiamazzi notturni e strade del centro storico imbrattati dai rifiuti, ha raccomandato ai gestori dei locali, in particolari quelli attrezzati per la distribuzione di snack e bevande con macchinette la chiusura ad orari congrui per concedere il giusto riposo ai residenti. [Antonio Portolano]

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