LECCE - Come tutti i magistrati di lungo corso, anche il giudice Pietro Errede gode di un’ampia disponibilità economica. Ma nonostante le somme di tutto rispetto possedute sul conto corrente, il magistrato - ai domiciliari dal 29 maggio scorso con l’accusa di corruzione in atti giudiziari e sospeso dal Csm - si è ben guardato dal rimborsare i 7.100 euro spesi dal suo amico, il commercialista Marcello Paglialunga - pure lui agli arresti - per la collana di brillanti che l’allora giudice della sezione commerciale del Tribunale di Lecce aveva intenzione di regalarsi per il suo 55esimo compleanno.
Nelle nuove carte dell’inchiesta, i militari della Guardia di Finanza ricostruiscono con dovizie di particolari l’episodio della collana, individuata come «merce di scambio» poiché lo stesso Paglialunga - presidente del Cda della «Esposito Group Oro e Metalli Preziosi Spa», poi fallita e ora divenuta EGM Spa - aveva nominato come legale di fiducia della società l’avvocato Alberto Russi, convivente di Errede, pure lui ai domiciliari. Una scelta fatta, secondo gli inquirenti, non su criteri meritocratici ma in base a logiche di «convenienza». E che rientra nella fitta rete di trame basate su scambi di favori fra il magistrato e la sua cerchia di professionisti nominati nelle diverse procedure, così come sostenuto dalla procura di Potenza.
Il gioiello, sequestrato la scorsa estate dai baschi verdi, era stato prodotto dal noto designer Giorgio Visconti, e sulla scorta di una perizia il suo valore commerciale era di circa 12mila euro. Un girogola lungo 50 centimetri con pietre - viene riportato nel certificato di garanzia - di ben 2,78 carati.
In una intercettazione, Errede e Paglialunga parlano proprio della tipologia di collana da acquistare:
Pietro: «…Senti no ti volevo dire queste cose vanno anche sapute portare…indossare secondo me, perché per esempio ci sono dei mazzaroni che te li vedi con queste cose»;
Marcello: «no, vabbè, che c’entra, mica puoi paragonarti a quelli…dai…»;
P: «no, dai, io voglio dire cioè…io per esempio…quando mi metto qualcosa lo vedi no?»;
M. «ma ci mancherebbe»;
P: «cioè è anche con nonchalance le metti con nonchalance i tennis, gli orologi, le cose no? Queste sono veramente cose belle…»;
M: « (…) alcune gioiellerie, quindi diciamo il grossista, quello importante…allora mi ha detto, guarda questo…è inutile che vai su quelli grossi»;
P: «no no»;
M: «è quello che è più raffinato e quello che va di più, fra l’altro»;
P: «no ma infatti io non li volevo…»;
M: «tra l’altro è anche di una marca importante»;
P: «no…io non li voglio quelli grossi…(…) sono pacchiani»;
M: «no no questo dice: “guarda è quello più di classe”»;
P: «cioè quello che si vede e non si vede, cioè che tu lo metti intorno al collo…è un filo e si vede»;
M: « guarda a te sta perfetto. Io ho detto però portamelo, cioè fammelo avere…»;
P: «senti però secondo me per come sei tu…»;
M: «così lo provi»;
P: «sì ovvio. Per come sei tu Marci io veramente una cosa del genere la vedrei anche su di te, perché anche tu sei disinvolto».
Gioielli e orologi sembrano essere la vera passione del magistrato originario di Monopoli. Tant’è che l’inchiesta racconta di un orologio Rolex Daytona, acquistato per Errede dall’ex sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta, proprietario del complesso turistico Barone di Mare, colpito da interdittiva antimafia la cui procedura era affidata proprio al giudice. Nella sua lunga deposizione davanti al procuratore capo Francesco Curcio, Mazzotta svela anche altri retroscena. Come quello secondo cui un funzionario della Prefettura - che si era occupato dell’interdittiva - gli avrebbe consegnato il curriculum di una sua parente per farla assumere alla Bcc Terra D’Otranto, chiedendogli di intercedere presso il presidente. Richiesta alla quale però non fu dato seguito.
Ieri a Potenza erano fissati gli interrogatori per l’avvocato leccese Antonio Casilli e per il giudice del Tribunale Fallimentare di Lecce Alessandro Silvestrini, per i quali la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari, non concessi dal gip. Il primo si è avvalso della facoltà di non rispondere, il secondo ha posticipato l’interrogatorio a venerdì.