Domenica 07 Settembre 2025 | 05:34

I silenzi di Emiliano e quei nodi da sciogliere prima che sia tardi

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

I silenzi di Emiliano e quei nodi da sciogliere prima che sia tardi

Non è da lui stare zitto, evitare microfoni e telecamere, non dire la sua rispetto a questioni politiche e amministrative che direttamente lo riguardano. Eppure di cose da dire in questi ultimi venti giorni ce ne sarebbero state parecchie

Domenica 28 Aprile 2024, 12:00

Chi lo conosce bene, stenta a riconoscerlo. Chi lo avversa, cerca da giorni di capire cosa ci sia dietro la spessa coltre di silenzio. Chi gli è alleato, si domanda se e in che modo potrà contare su di lui nella campagna elettorale ormai avviata.

L’esilio, non solo verbale, al quale il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano si è auto-consegnato dallo scorso 8 aprile, ultima sua uscita pubblica (a Taranto per la presentazione del Medimex), genera interrogativi e suscita dubbi. Non è da Emiliano stare zitto, evitare microfoni e telecamere, non dire la sua rispetto a questioni politiche e amministrative che direttamente lo riguardano. Eppure di cose da dire in questi ultimi venti giorni ce ne sarebbero state parecchie. A partire dagli assalti che ha dovuto subire dal fuoco amico (il combinato disposto ad alto tasso di ipocrisia Conte-Schlein, perfino l’intemerata del Verde Bonelli, pur suo alleato alle comunali di Bari, sugli studi epidemiologici sull’Ilva), passando per le questioni più prettamente giudiziarie. Invece, poco e niente, come dimostrano le tre righe in croce di giubilo dell’altra sera per l’annuncio della venuta in Puglia del Papa al G7 di Puglia. E la par condicio calata come una mannaia sulla comunicazione della Regione c’entra fino ad un certo punto.

Ora, sia chiaro, nessuno può – seriamente e malgrado le appartenenze – rubricare il quasi ventennio di governo Emiliano – tra Comune e Regione – come un periodo criminale e paramafioso: non sarebbe giusto innanzitutto per noi pugliesi che non viviamo probabilmente in California ma nemmeno in un sobborgo di Medellin. Possiamo, e dobbiamo, discutere su alcune scelte sbagliate – specie tra i nominati nelle agenzie regionali, a volte divenute Refugium Peccatorum – e alcuni compagni di strada dall’incedere incerto – in politica capita, non dovrebbe ma capita – ma non sulla capacità che il governatore sicuramente ha avuto di indicare una strada e di percorrerla costi quel che costi, anche facendo a sportellate coi governi di turno, spesso con qualche buona ragione.

Ma che ne è ora dell’Emiliano che nel giugno del 2019 – cinque lunghi anni fa – prima alla Camera e poi al Parlamento Europeo presentò uno studio sulla decarbonizzazione dell’Ilva, redatto dagli uffici regionali, che se attuato per tempo avrebbe evitato la straziante agonia dei giorni nostri?

E del presidente che batteva i pugni sui tavoli romani per garantire a ogni pugliese gli stessi soldi per l’assistenza sanitaria forniti dallo Stato agli emiliano-romagnoli?

E del governatore che portava la pizzica pugliese in tutto il mondo, facendone strumento culturale di massa e formidabile veicolo di promozione turistica e culturale?

E di quel Michelone che faceva patti politicamente anche col diavolo pur di garantire ai braccianti impegnati nel Salento nella raccolta delle angurie condizioni di vita e di lavoro dignitose?

Né la Puglia, né lo stesso Emiliano possono permettersi un anno – quello che all’incirca manca al termine della legislatura – all’insegna del tirare a campare, o tantomeno del silenzio.

Il presidente chiarisca con i suoi alleati, a partire dal Pd, scelte e obiettivi, e riprenda con vigore l’azione politica e amministrativa. Di cose da fare ce ne sono parecchie, a partire dall’accordo col Governo sui fondi di sviluppo e coesione, accordo indispensabile per garantire fiducia a chi ha scelto di investire in Puglia e attende ormai da mesi certezze sul quadro degli incentivi disponibili.

Capiamo tutto, anche il disorientamento rispetto a fatti e comportamenti finiti sotto i riflettori della magistratura, ma chi si ferma è perduto. Il Michele Emiliano che conosciamo avrebbe sparigliato, non sarebbe rimasto chiuso in casa il 25 aprile, né silente rispetto alle polemiche ingenerose rivolte alla sua nuova assessora alla legalità. Ieri mattina, ad esempio, avrebbe capeggiato la protesta sulla statale 100, la strada della morte. Invece, niente: perché?

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