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L’estasi della memoria: traiettorie dell’ultimo chiurlo

L’estasi della memoria: traiettorie dell’ultimo chiurlo

 
 Alfonso Musci

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Alfonso Musci

L’estasi della memoria: traiettorie dell’ultimo chiurlo

L’ultimo dei chiurli (Adelphi 2025) di Fred Bodsworth, un testo datato 1955 ma tradotto solo ora in italiano, racconta il viaggio di ritorno a casa, per filopatria...

Lunedì 22 Dicembre 2025, 07:19

Nel nostro tempo risulta più semplice pensare alle cose che si estinguono piuttosto che a quelle che stanno per arrivare. La questione è seria e si intreccia al ciclo del progresso e della decadenza. Alcuni storici dell’età contemporanea si spingono a suggerire che le passioni tristi, il pessimismo, si leghino a un lutto immaginario, alla fine di un passato mitico, dorato e perduto per sempre. Il politologo americano Mark Lilla ha coniato la definizione della “mente reazionaria” come “mente naufragata”, alludendo appunto ai relitti del paradiso perduto che galleggiano in superficie dopo la catastrofe. La storia però è comunque un gran mare, in cui tutto affiora e si inabissa. Resta difficile stabilire se una conquista, o una perdita, può essere davvero “perenne”, per dirla con Tucidide. Le estinzioni vere e documentate appartengono invece al regno naturale.

L’occasione per riparlarne ci viene da L’ultimo dei chiurli (Adelphi 2025) di Fred Bodsworth, un testo datato 1955 ma tradotto solo ora in italiano a cura di Cristiana Mennella, già traduttrice di Paul Auster, Doris Lessing, Edgar Allan Poe. Il piccolo libro è prezioso anche per le belle illustrazioni di Abigail Rorer che ritraggono il chiurlo tra i marosi o in volo con le ali dispiegate. Ma intanto chi è Fred Bodsworth? Un naturalista canadese scomparso nel 2012. E chi è il chiurlo, per precisione, eschimese? Un uccello migratore limicolo, che vive cioè sulle rive di fiumi, laghi e paludi, originario dell’Artico canadese ma in grado di volare sino alla Terra del Fuoco. Scomparso anch’egli, per sempre, attorno alla metà degli anni Sessanta, per mano umana.

Questo piccolo libro, raro come il suo pennuto, racconta il viaggio di ritorno a casa, per filopatria: la tendenza a tornare a nidificare nei luoghi di nascita, dell’ultimo esemplare, che a primavera, mosso dall’istinto, dalla Patagonia farà rotta verso la tundra artica per accoppiarsi e garantire la sopravvivenza di una specie ormai quasi del tutto estinta. L’ultimo chiurlo è a sua insaputa il superstite di un olocausto, non ha mai conosciuto i suoi simili, sterminati per puro diletto a partire dall’Ottocento. Nell’estasi del ritorno, il chiurlo non ricordava che da tre estati era misteriosamente solo e che ogni volta il fuoco dell’accoppiamento si era spento in lui inappagato. Ma il suo cervello, dominato dall’istinto, non sapeva né si chiedeva perché. Il suo ultimo volo è miracoloso, attraversa Patagonia, Paraguay, Honduras, Messico, Stati Uniti e si conclude in Canada, attraverso montagne, foreste, vulcani, tempeste di neve, per migliaia di chilometri al giorno senza riposo né cibo. L’unica fortuna, imprevista, è l’incontro di una femmina della sua specie, con cui involerà verso il luogo prescelto per riprodursi, nel Nord più estremo, scongiurando i colpi del destino, in questo caso travestito da cane e da fucile che possono uccidere decine e decine di chiurli nella caccia alla borita, sparando agli uccelli fatti levare in volo da terra all’improvviso.

Ma è dall’amore e dai suoi inganni che parte il racconto di Bodsworth. Il chiurlo volteggia sempre più in alto, mentre il suo canto diventa più acuto e insistente. Lontano, a monte del fiume, una macchiolina bruna nel cielo grigio e azzurro annuncia l’arrivo di un altro uccello, forse un chiurlo femmina. Il maschio sale a spirale per corteggiarla, sbattendo le ali come una falena e tuffandosi in picchiata verso terra. Un rito di avvicinamento a ritmo incalzante, spirale e tuffo. Ma accade qualcosa di inatteso e brusco. La passione amorosa si trasforma in grido di battaglia. La femmina è un’intrusa, non un chiurlo eschimese ma un hudsoniano, affine ma dal piumaggio più scuro. La compagna giusta sarebbe arrivata inesorabilmente l’indomani o due giorni dopo.

Dopo ogni capitolo ci sono inserti di una storia nella storia, intitolata La sfida, che racconta gli avvistamenti, l’identificazione scientifica della specie a partire dalla fine del Settecento e l’inizio della carneficina. Nel corso dell’Ottocento, durante le tempeste nordorientali, i chiurli venivano sospinti a frotte dall’Oceano Atlantico sulle spiagge del New England, dove atterravano stremati dalla stanchezza. Potevano essere uccisi a bastonate. Era così pesante che appena cadeva a terra gli scoppiava il petto e lo strato di grasso che fuoriusciva spesso e morbido veniva chiamato dai cacciatori “palla di farina”. Inizio e fine della grande strage. I massacri peggiori avvenivano dopo che gli uccelli avevano attraversato il Golfo del Messico in primavera, quando i grandi stormi si spostavano a nord sulle pianure dell’America settentrionale. Il messaggio dell’ultimo chiurlo è implicito ma pieno di allarme. Ogni specie animale che muore rende meno probabile che noi si continui a vivere.

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