Sabato 06 Settembre 2025 | 12:02

Il sacro respira fuori dal tempo nel volume di Alessandro Giuli

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Il sacro respira fuori dal tempo nel volume di Alessandro Giuli

Il ministro della Cultura e giornalista attraverso una serie di articoli apparsi sul quotidiano “Il Foglio” dal 2004 al 2016, oggi ricalibrati e raccolti nel volume Antico presente. Viaggio nel sacro vivente

Domenica 18 Maggio 2025, 18:43

26 Maggio 2025, 18:02

C’è un passaggio segreto che trasfigura l’ordinario pellegrinaggio tra le mete del turismo culturale. Ma c’è pure un passaggio segreto, lo stesso in realtà, che insieme ai templi, alle statue, alle basiliche, agli obelischi e agli ululati dei lupi, trasfigura il mondo tutto, lasciandolo uguale a se stesso ma del tutto diverso. Sembra un gioco di illusionismi o un esercizio di paradossi. Ma è semplicemente l’interruzione di un racconto artificiale, quello moderno, per aprirne un altro che chiamiamo antico solo perché l’abbiamo perso. In verità è fuori dal tempo, sempre lì, eterno presente per chi vuol vedere. Si prenda la battaglia di Canne del 2 agosto 216 a.e.v., la vittoria di Annibale sui romani nell’Apulia insanguinata. Sono ricordi di liceo e materia per documentari. Fatti noti, più o meno, purché non si metta in mezzo la maledizione lanciata da Didone contro il pio Enea e il materializzarsi di un vendicatore, un Disgregatore, che suggerisce ai cartaginesi e allo stesso Annibale, ormai pontefice nero pronto a far “ponti di cadaveri”, di portare fino in fondo una guerra sconveniente, antieconomica, irrazionale, destinata poi a Zama a finire in tragedia (“l’incompiutezza è l’ultimo nome di questo demone del deserto”, veniamo avvertiti).

 È la medesima storia di sempre ma portata su un altro piano. Non materialistico. Magico, a dirla tutta. Un po’ come una scoperta archeologica che in sé è frutto del mestiere ma che diventa un’altra roba se a precederla è un sogno rivelatore o un passeggio di serpi. Si tratta di venir via dalle prigioni del comune pensare e provare a riattraversare così l’Italia, i suoi pagi, la sua storia in un altro modo. In un altro mondo. L’ha fatto rapsodicamente, con quel disordine che in questi casi è l’unico ordine possibile, il ministro della Cultura e giornalista Alessandro Giuli, attraverso una serie di articoli apparsi sul quotidiano “Il Foglio” dal 2004 al 2016, oggi ricalibrati e raccolti nel volume Antico presente. Viaggio nel sacro vivente (Baldini+Castoldi) con la prefazione, senza sconti, dell’archeologo Andrea Carandini che è poi diventata un caso nel caso (non è da tutti adoperarsi per storicizzare l’opinione di chi sai che, in qualche modo, ti rampognerà). C’è poco da indagare, l’assassino si svela presto: «Se c’è un valore in questa pubblicazione – scrive l’autore – sta nel fatto che essa rappresenta la possibilità di un viaggio carsico lungo strade e sentieri poco battuti per accedere a itinerari ulteriori tracciati da una antichissima sapienza romana e italica, europea e mediterranea». La mappa, sulla falsa riga delle due stagioni televisive di Vitalia (Rai2), è presto tracciata: tutto parte da Roma e a Roma finisce e il resto è raffica di incursioni. Anche in Puglia, con lo Zeus di Ugento, ma soprattutto nell’omphalos italico, in quel centro ombelicale del mundus che tiene insieme la Maremma, i boschi d’Abruzzo, i Monti Sibillini, i borghi, i terremoti, gli etruschi e le battaglie. Non senza lesinare attraversamenti euro-mediterranei fra la Lusitania, la Bulgaria e l’isola di Lesbo, lì dove si è fermato Giove.

Come per gli antichi, non conta tanto il “cosa” quanto piuttosto il “come”. Cioè come Giuli racconta le scoperte, descrive i luoghi, scandaglia la storia.  Si appoggia ad autori senza pedigree accademico ma consapevoli medium del Genio italico: Roggero Musumeci Ferrari Bravo (Ignis), Evelino Leonardi, Enrico Caporali, Angelo Tonelli, Giuliano Kremmerz. Disorganici illustratori di una storia magica ed eterna, “volti gianiformi” capaci di tenere passato e futuro. Carandini ammette di non saperne nulla (“per me dei Carneadi”) e, lui magister, mette in guardia il minister: quello di Giuli sarebbe un conservatorismo tradizionalista pericoloso, che rifiuta le conquiste, una sorta di “formula magica” (il nulla, cioè) che favoleggia dell’antico oltre ogni rigore. “Un culto della sacralità stile Evola” da cui intima di guardarsi. In cambio della rimozione, però, stringi stringi, Carandini sa solo offrire – sotto il camuffamento inclusivo delle identità plurime - la difesa, un po’ stanca, dello sgangherato mondo liberale in cui siamo immersi, finendo per giudicare col metro piccino dell’uomo incagliato nella propria epoca. Oltre il passaggio segreto, invece, ripullulano archetipi, dei, numi, spiriti geniali, profezie, e poi miti mai accaduti e sempre successi, riattualizzati dal rito che fa sacro il tempo profano.  E informa la realtà. Anche il Disgregatore, ci avverte Giuli, al pari di altri prima di lui, è ancora in giro e invasa tutti gli Annibale fuori dalle nostre finestre. Squarciate le tende. Non faticherete a riconoscerlo.

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