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Frida e Diego, l’eterna lotta tra eros e thanatos

 
Rossella Cea

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Rossella Cea

Frida e Diego, l’eterna lotta tra eros e thanatos

Il loro legame resterà assoluto e colmo di poesia. Le lettere d’amore di Kahlo a Rivera mettono in luce le sfumature di una connessione intima, profonda

Lunedì 17 Febbraio 2025, 09:50

Frida Kahlo e Diego Rivera. Due artisti uniti da un grande amore. Corpulento lui, come la sua pittura dal substrato potente, fragile ma appassionata lei, come una fiamma leggera che brucia nel vento. Si incontrano nel 1928, quando Frida entra nel Partito Comunista Messicano. Nonostante i 21 anni di differenza, i due simpatizzano immediatamente. Il grande amore per l’arte li lega indissolubilmente. Rivera comprende subito che Frida avrebbe scritto la storia dell’arte. Lui è già noto, lei ha appena iniziato a farsi conoscere. Si sposeranno l’anno dopo, stabilendosi a Città del Messico. Inizierà un amore fuori dagli stereotipi. Entrambi avranno molteplici relazioni: Kahlo con la cantante e ballerina francese Josephine Baker e con il pittore José Bartoli, Rivera con diverse amanti, e addirittura con Cristina, sorella di Frida.

Il loro legame però resterà assoluto e colmo di poesia. Le lettere d’amore di Kahlo a Rivera mettono in luce le sfumature di una connessione intima, profonda che resistere agli assalti della vita. Emozioni estreme, entusiasmo, ma anche sofferenza, angoscia e tormento. L’eterna lotta tra eros e thanatos pervade la prima lettera scritta a Rivera: «Ti chiedo violenza, senza senso, e tu mi dai la grazia, la tua luce e il tuo calore. Vorrei dipingerti, ma non ci sono i colori, perché sono tanti, nella mia confusione, forma tangibile del mio grande amore».

Intense e contrastanti le sfaccettature della passione di Khalo, impossibili da definire. Scoperto il tradimento del marito con la sorella Cristina (1939) il dolore porta a una separazione temporanea, ma breve. «La mia notte è come un grande cuore che batte. Sono le tre e mezza del mattino. La mia notte è senza luna. La mia notte ha grandi occhi che fissano intensamente una luce grigia che filtra dalle finestre. La mia notte piange e il cuscino diventa umido e freddo. La mia notte è lunga e sembra sempre estendersi verso una fine incerta. La mia notte mi getta nella tua assenza». 

Frida ebbe esasperate passioni come quella per l’artista José Bartoli, che divampò in versi appassionati di struggente intensità. «Da quando mi sono innamorata di te, tutto si è trasformato ed è pieno di bellezza. Vorrei vedere dai tuoi occhi, sentire dalle tue orecchie, sentire con la tua pelle, baciare con la tua bocca». Era bello e forte José, un catalano conosciuto nell’agosto del ’46 a New York, che aveva combattuto per la Repubblica nella guerra civile spagnola. Scrisse per lui 25 lettere d’amore: più di cento pagine piene di poesia finite nel 2015 all’asta e acquistate per 137mila dollari. A lui scriveva firmandosi Mara, come José amava chiamarla, diminutivo di maravillosa (meravigliosa). «Sarò la tua casa, la tua madre, il tuo amore, il calore del tuo sangue, la consolazione dei tuoi timori, il tuo rifugio dal dolore e dalla tristezza, la madre dei tuoi figli che nasceranno e che non nasceranno». La loro storia d’amore finì nel 1949, quando improvvisamente si interruppe anche la loro corrispondenza. José conservò tutto quanto, dalla prima all’ultima dedica.

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