Forse ci credeva davvero, Carmelo Bene, a quella sua spropositata idea di realizzare ad Otranto un “Teatro sulle acque”, direttamente in mare... nei flutti e nei venti di quel Canale d’Otranto verde-azzurro, che poteva vedere dai balconi della sua casa in alto, sul Bastione dei Pelasgi, a picco sulle mura e sul porto, con a destra la mole del Castello Aragonese... A guardare (da lontano beninteso!) il mare, le acque, le nubi e i venti, con in fondo, a volte, il profilo dell’Albania, Carmelo cominciava d’estate, fin dagli anni ‘80: si era riconciliato con il natìo Salento, che aveva del resto abbondantemente “usato”, per esempio, in Nostra Signora dei Turchi, il film che nel 1969 aveva scandalizzato la Mostra del Cinema di Venezia (con gli schiaffi all’inviato Rai, Carlo Mazzarella, che l’aveva stroncato!). Film girato in parte a Otranto, città degli 800 martiri decapitati dai Turchi dopo l’assedio del 1480. Lydia Mancinelli (che nel film era Santa Margherita) era stata scambiata per la Madonna, durante le riprese davanti alla Cattedrale, con schiere di fedeli penitenti ginocchioni... Del resto proprio Bene era “apparso alla Madonna”!
Acqua passata, acque passate ma presenti (anni 80) davanti a questo palcoscenico di acque e di mare, che lui Carmelo osserva dall’alto del Bastione, nel suo Buen Retiro estivo, mentre da giù il ristorante Duca d’Aragona provvede a fornire pesce fresco e infinite bottiglie di vino bianco ghiacciato. L’idea del “teatro sulle acque” fu in effetti elaborata, studiata e... proposta, da Bene, agli amministratori idruntini, sindaco, giunta, consiglieri.
Moli galleggianti, con paratìe mobili, canali e platee semoventi, spazi che si aprivano e chiudevano sull’ orizzonte, suoni e luci di strabiliante potenza... I poverini (gli amministratori di Otranto) ne furono terrorizzati! Centinaia di milioni, anzi miliardi di spesa, con Carmelo Bene pericolosissimo interlocutore finanziario: erano gli anni in cui Bene aveva terremotato la Biennale di Venezia nell’86 (la vendetta!) fra polemiche, debiti e cause pendenti, ma intanto era riuscito a estorcere finanziamenti (dall’Ente teatrale italiano e dalla Regione Puglia) per la messinscena di quel Homelette for Hamlet che esordì a Bari al Piccinni nel novembre 1987. Ma il Teatro sulle Acque di Otranto, anche no! Troppo, non glielo fecero fare.
Ma proprio a Otranto, dove continuò a soggiornare d’estate sino alla fine, si videro le sue ultime esibizioni pubbliche: nell’estate del 2000, davanti alla Cattedrale (che insieme all’immenso mosaico del monaco Pantaleone accoglie le ossa e i teschi degli 800 martiri) Bene declamò i versi di D’Annunzio dalla Figlia di Iorio: interpretò sia Mila di Codro che Aligi. L’anno dopo, nel settembre del 2001, pochi mesi prima della morte (Roma, 16 marzo 2002) l’ultimo saluto di Bene a Otranto, al suo mare verd-azzurro e al sogno di un impossibile “teatro d’ acque”: un recital, nel fossato del Castello Aragonese. Con i versi di Dante, Leopardi, Campana. Resta un’eco sulle acque, il suono di una voce...