Scrive il «Guardian» in questi giorni: «Marinetti era l’Elon Musk dei primi del XX secolo, che univa la gioia per l’innovazione tecnologica a un appetito per la politica illiberale. Laddove Musk costruisce razzi, Marinetti celebrava quelle nuove invenzioni scintillanti, l’aeroplano e l’automobile. Ma Marinetti ha superato Musk politicamente. Mentre il fondatore di Tesla sostiene gli sciocchi di estrema destra, Marinetti ha lavorato con l’originale, autoproclamato fascista, il suo concittadino Mussolini». Il paragone può sembrare azzardato, ma ci conduce, dritti dritti, a una riflessione sul futuro: come mai Musk – ossessionato dal progresso, ma così poco progressista – è amato dai giovani? Che cosa vedono in lui tantissimi ragazzi del mondo? Ne abbiamo parlato con un brillante e giovane saggista, anche collaboratore della rivista «Limes», Giuseppe de Ruvo.
«Non si capisce Musk se non si prende sul serio il ruolo che la mera possibilità di immergersi in mondi alternativi ha giocato sul suo cervello di ragazzino. È leggendo Asimov, Adams e Tolkien che il giovane di Pretoria ha trovato una via di fuga da questo mondo umano, troppo umano. Non solo. La letteratura fantascientifica ha influenzato anche il modo con cui Musk guarda al cosmo, facendo germogliare nella sua mente una vera e propria filosofia della storia e della tecnica. Musk è fantascienza, immagina il futuro proprio nel modo in cui piace ai sedicenni: vuole andare oltre il senso del limite e può farlo con il potere e con il denaro. Questo, purtroppo, induce i più giovani a guardarlo come una sorta di ‘salvatore’, come colui che si propone una missione per il domani. Nella sfiducia per la politica, Musk diventa colui che può attuare il superamento dell’umanità per come l’abbiamo conosciuta finora».
Ovviamente questo aspetto risulta inquietante, soprattutto perché c’è uno smisurato potere nelle mani di un solo uomo: Musk non solo si preoccupa di parlare contro il potere politico, ma - coi suoi mezzi illimitati - lo occupa in prima persona, giungendo quasi al superamento di un fenomeno, già ben studiato da Eric Sadin, La siliconizzazione del mondo, quando un gruppetto di libertari, quasi hippies, si mise in testa un «capitalismo cannibale» (per citare un libro di Nancy Fraser del 2023). Possibile che questo piaccia ai ragazzi? Possibile che attiri la loro attenzione un leader che ha così poco a cuore i diritti?
«A mio parere, ad oggi, non bisogna dare per scontato che tutti i ragazzi siano interessati al tema dei diritti. Innanzitutto ci troviamo davanti a un Occidente molto invecchiato, per cui il loro parere è decisamente minoritario, e poi alcuni di loro sono figli di una generazione che, spesso, anche sul tema dei diritti ha fallito. Molti di questi ragazzi, in Europa ma soprattutto negli Usa, risentono del rigurgito razzista, non trovano più un vero e proprio ascensore sociale e così hanno imparato a puntare il dito, per esempio contro gli immigrati. E hanno imparato a idolatrare l’egemonia del denaro. Peraltro Musk è pieno di contraddizioni (quasi) invisibili, mostra interesse per il cambiamento climatico, producendo Tesla, ma non tiene mai conto dei dati che la definiscono strainquinante già nel suo assemblaggio».
Di recente hai scritto che l’impresa di Musk è letteralmente metafisica. Hai citato i cosmisti russi e la concezione dello Spazio, dell’umano e della tecnologia, ovvero una «visione olistica dell’Universo che presuppone l’idea dell’evoluzione attiva». Probabilmente, in maniera quasi implicita, alcuni giovani inneggiano all’anarchia di Musk, ritenendola una novità (e invece è stata già ampiamente studiata in Anarchia, Stato e Utopia di Nozick).
«Sì, ma quest’anarchia è qualcosa di più tangibile dell’utopia: è anarcocapitalismo marziano e socialismo marxiano insieme. Può sembrare eresia, ma entrambe queste ideologie scorgono la necessità di un’industria pseudosociale, capace di squadernare la potenza dell’umano e non solo della tecnica».