di RITA SCHENA
Discariche a cielo aperto. La periferia di Bari ne è piena, tanto che il cittadino comune è quasi abituato a vederle, solo che l'emergenza cresce e nessuna strategia viene applicata per il contrasto o la bonifica di aree inquinate a ridosso di palazzi e strade.
«Il fenomeno è sicuramente in aumento – sottolinea Cristiano Scardia, vice presidente dei Rangers d'Italia Puglia – lo vediamo durante i nostri pattugliamenti e non stiamo parlando di discariche create dal “sacchetto selvaggio” gettato nelle campagne per non dover rispettare le regole della racconta differenziata, e neanche della lastre di eternit abbandonate nei campi incolti più isolati, quello che riscontriamo sono cumuli di rifiuti “tecnologici”, frigoriferi, computer, televisioni o pneumatici. Si tratta di materiali che vengono “sbranati” (in gergo) da chi raccoglie illecitamente i metalli, o dati alle fiamme proprio per poi recuperare ferro o rame».
In pratica quando si vedono quelle alte colonne di fumo nero a ridosso dei quartieri periferici di Bari, è questo tipo di materiale che viene dato alle fiamme, da chi spera di recuperare materiale rivendibile al mercato nero. E quel fumo nero è in genere diossina e gas inquinanti pericolosi per la salute.
«Ecco perché la vigilanza è essenziale – spiega Stefano Pesce, presidente regionale Rangers d'Italia – anche se è impensabile che nessuno veda quello che accade. Basta farsi un giro sotto il ponte della statale 100 per andare verso Ikea, lungo le immediate campagne delle lame che arrivano sino a Bari, la situazione è di incredibile degrado. Io dico sempre che l'immondizia “parla”. Facendo vigilanza seria si può risalire a chi ha sversato quel materiale, cantieri che evitano così di pagare per lo smaltimento di rifiuti industriali, o piccole ditte di ristrutturazione che in questo modo riescono ad abbassare i costi. Ma la salute dei cittadini quanto vale?».
«La nostra attività di volontari ha l'ambiente al primo posto – dice Scardia – ma ci rendiamo conto che in un momento come l'attuale gli enti territoriali, come ad esempio la città metropolitana di Bari, non hanno risorse per occuparsene, ma questo nel lungo periodo incide sulle vite di tutti noi. Tra l'altro basterebbe poco: se la città metropolitana (che ha assunto le competenze della ex Provincia in ambito di monitoraggio e salvaguardia del territorio, ndr.) desse compimento alla legge del 2003 per l'istituzione delle guardie ecologiche volontarie, noi e le altre associazioni potremmo dare una mano. Al momento noi segnaliamo gli scempi agli enti preposti, possiamo intervenire quando vediamo compiere il reato sotto i nostri occhi, possiamo fare attività di vigilanza ma serve la prevenzione, che è quello di cui più c'è bisogno». Le sole segnalazioni oggi cadono spesso nel vuoto.