NINNI PERCHIAZZI
Lo tsunami grillino non lascia indifferente Francesco Paolo Sisto, coordinatore di Forza Italia di Bari città metropolitana, fresco di rielezione al Parlamento, quale capolista del listino al proporzionale nel collegio Bari 1.
«È stata la votazione dei “perfetti sconosciuti”. Il dato è singolare, il presupposto per l’espressione della rappresentanza in democrazia è la conoscenza del candidato, come sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza che ha cancellato il “porcellum”», attacca l’unico superstite barese della vecchia guardia del centrodestra tra Palazzo Madama e Montecitorio.
Secondo lei cosa è successo alle urne?
«Il voto del Movimento cinque stelle, anche nell’uninominale, prescinde dal candidato: si votano candidati mai visti, addirittura assenti in campagna elettorale, cacciati dal movimento, eppure eletti con percentuali bulgare anche a scapito di avversari quotati ed esperti. In altri termini non si vota per il candidato ma contro tutti gli altri».
I partiti tradizionali sono stati surclassati, quasi spazzati via. Quali sono le contromisure?
«Tutto ciò non può lasciare indifferente chi volesse invertire questa tendenza che, con qualche ragione per la verità, ha contagiato larga parte della democrazia del Paese. È necessario un cambio di rotta. Il voto del 4 marzo ha sancito la fine degli apparati, dei pullman caricati a forza, del clientelismo più esasperato. Dal 4 marzo in poi non bisognerà più cercare il voto ma essere attrattivi del voto: ci vogliono quindi candidati di grande qualità e contenuti trasparenti, rassicuranti e condivisi».
Quali sono i riverberi su Bari?
«A cominciare dalle prossime elezioni amministrative, a Bari sarà necessario, per rispondere alla non proposta, cieca, dei pentastellati, offrire una squadra di non professionisti della politica, disinteressati, nuovi nell’approccio, lontani da trasformismi e cambi di casacca».
Qual è la ricetta vincente?
«Il centrodestra potrà essere credibile solo con un candidato sindaco, che sia la massima garanzia di legalità e occhi nuovi, che si avvalga di risorse di pari livello. Una grande squadra, in cui il candidato sindaco sia solo una delle espressioni, frutto di sforzi comuni e di scelte condivise all’interno della coalizione».
Non è più tempo quindi di un uomo solo al comando?
«Il sindaco non può essere un uomo solo. Per combattere l’imbarazzante anonimato del movimento cinque stelle, bisogna essere nuovi e competitivi nell’ottica di una road map assolutamente diversa dal passato».
Siete pronti a questi cambiamenti? Negli ultimi 15 anni il gioco di squadra è stato il tallone d’Achille della coalizione.
«Senza questi cambiamenti, questa presa d’atto della necessità di stacco con il passato, anche prossimo, si continuerà a correre il rischio di uno tsunami grillino quale è stato quello del 4 marzo».
Sembra quasi non considerare il centrosinistra. Non lo reputa il vostro rivale principale?
«Col centrosinistra in ginocchio alla disperata ricerca di se stesso tra “vetero renzismo” e “vintage alla D’Alema”, il centrodestra, se avrà l’umiltà di guardarsi dentro e comprendere ciò che è accaduto domenica scorsa, potrà essere non solo competitivo, ma anche vincente, perché Bari ha bisogno di ottimismo e qualità, di persone note e capaci. A noi il compito di rendere questo progetto di massima esecutivo, senza tentennamenti e rimorsi, facendo uno sforzo di autocritica e contribuendo tutti ad un cambiamento, che non è solo opportuno, ma indispensabile nell’interesse della città e della sua crescita».