TARANTO - Sono indagati per concorso in truffa, e hanno subito un sequestro patrimoniale di beni, ma non hanno ricevuto la misura di sospensione dal servizio, a differenza da quanto si era appreso in mattinata da fonti dell’Asl, i tre dipendenti dell’Azienda sanitaria locale coinvolti nell’inchiesta della procura di Taranto su una presunta truffa per favorire una società con sede a Roma, ma risultata inattiva, con danno per l’azienda di oltre 338mila euro. Il gip Martino Rosati ha infatti respinto «per mancanza di esigenze cautelari» la richiesta di interdizione che era stata avanzata dal sostituto procuratore Lanfranco Marazia nei confronti di Domenico Semeraro, direttore della struttura burocratica legale della Asl di Taranto; e Liana De Pasquale, assistente amministrativa addetta all’Ufficio Risorse economiche e finanziarie dell’Asl di Taranto. Un’altra indagata, Rossella Fischetti, ex direttore dell’Area Gestione Risorse finanziarie dell’Asl di Taranto, da alcuni mesi è stata trasferita ad altro ufficio pubblico.
Il gip Rosati ha applicato invece la misura cautelare del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche della durata di 12 mesi all’imprenditore Armando Parnasso, titolare del 55% delle quote della Tecnogest di Roma; a Nicola Spinello, consulente e legale della Tecnogest di Massafra e detentore del 45% delle quote della Tecnogest di Roma; e a Francesco Mingolla, amministratore unico delle due società Tecnogest avente identica denominazione. A Spinello è stata notificata anche la misura cautelare del divieto di esercitare la professione di avvocato per la durata di 12 mesi.
Secondo l’accusa sarebbe stata favorita, in maniera indebita, la società con sede a Roma per la riscossione di oltre 338mila euro, somma corrispondente all’importo complessivo comprensivo di Iva, relativo alla transazione a stralcio di un giudizio promosso contro la Asl ionica da un’altra omonima società con sede a Taranto, a cui sarebbe stata sottratto l’importo dovuto.
Il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, in una nota parla di una «truffa in danno della Asl di Taranto, perpetrata da tre imprenditori con la complicità di dirigenti e dipendenti della stessa Asl, quali esecutori materiali» che, in concorso tra loro, avrebbero «utilizzato artifici e raggiri con sottrazione fraudolenta di crediti destinati a vari Enti pubblici, al fine di procurare a una società di Roma un ingiusto profitto».