TARANTO - «Appare difficile pertanto individuare i soggetti responsabili dell’insorgenza della malattia che ha provocato la morte dei lavoratori». È quanto scrive il pubblico ministero Filomena Di Tursi nella richiesta presentata al gip per chiedere l’archiviazione del fascicolo di indagine per omicidio colposo nei confronti della società Cementir aperto dopo l’esposto presentato dagli avvocati Claudio Petrone e Stefania Pollicoro che assistono i familiari di due operai deceduti a causa di una fibrosi polmonare causata dalle polveri respirate nel cementificio di Taranto e che a distanza di 7 anni dall’insorgere dei primi sintomi ha causato il decesso dei due lavoratori. Per il pm Di Tursi che ha coordinato le indagini «non emersi elementi sufficienti per poter sostenere l’accusa in giudizio a carico degli indagati» spiegando che i due operai «sono stati entrambi dipendenti della “Cementir – Cementerie del Tirreno” per circa 30 anni» e «in questo lungo periodo di tempo si sono succeduti numerosi direttori di stabilimento e responsabili dell’unità produttiva di Taranto» e quindi per il magistrato inquirenti Di Tursi è difficoltoso individuare i responsabili.
Era stato il pm Marina Mannu, prima del suo trasferimento ad avviare l’inchiesta sul decesso, avvenuto nel gennaio del 2010, di uno dei due dipendenti del cementificio che all’epoca del decesso aveva 67 anni e che aveva lavorato nel cementificio dal 1969 al 2002, svolgendo diverse mansioni. Tramite gli avvocati Petrone e Pollicoro, i familiari della vittima avevano chiesto alla magistratura di fare chiarezza sulla vicenda: la vittima, per i familiari, nel corso della sua attività lavorativa aveva subito l’esposizione a polveri e ad altre sostanze nocive sprigionate dalla produzione di cemento. I legali avevano inoltre ricordato che «l’elevata incidenza inquinante delle emissioni provenienti dalla Cementir Italia è stata acclarata da studi epidemiologici» e che in particolare «tali elementi sono stati appurati in sede di incidente probatorio relativo al procedimento penale Ambiente Svenduto nella perizia redatta dai professori Sanna, Monguzzi e Felice». Per gli avvocati la vittima era «stata esposta indubbiamente per oltre trent’anni a vari fattori di rischio tra cui polveri a contenuto di silice, oltre a vapori chimici e fumi di combustione» e «dopo qualche anno dalla risoluzione del rapporto di lavoro con la Cementir, si manifestava una grave patologia respiratoria di tipo restrittivo che lo conduceva alla morte nell’arco di sette anni».
Per i legali Petrone e Pollicoro inoltre «la storia clinica della vittima è stata caratterizzata da un progressivo deterioramento a causa di una patologia clinico-respiratoria» che sarebbe dovuta «all’inalazione di polveri minerali presenti nell’ambiente lavorativo». Per il pm Di Tursi, tuttavia, è difficoltoso risalire ai direttori di stabilimento o ad altre figure che possano avere responsabilità penali nella vicenda: una motivazione che potrebbe non accontentare i parenti della vittima che potrebbero opporsi alla richiesta di archiviazione. [F.Ca.]