di Armando Fizzarotti
C’è un grosso scandalo finanziario dietro quella che negli Stati Uniti è stata definita «sospensione» dei lavori di ricostruzione della chiesa di San Nicola a Manhattan, edificio che dovrebbe rimpiazzare il precedente distrutto negli attentati contro New York dell’11 settembre 2001. E ci sono i 258mila euro donati dal Comune di Bari, con il sindaco dell’epoca Simeone Di Cagno Abbrescia, nel vortice delle partite contabili, malgestite secondo i «media» newyorkesi, dall’Arcivescovado greco-ortodosso della «Grande Mela», titolare e responsabile della chiesa e sovrintentendente del «Saint Nicholas national shrine» (Monumento nazionale di San Nicola). Dove sono finiti i soldi dei contribuenti baresi nell’ambito di un’impresa dal costo totale di 50 milioni di dollari?
l’impresa non è pagata da mesi Quello che si profila è un blocco forse a tempo indeterminato della ricostruzione già iniziata, dopo che l’impresa «Skanska Usa building», capofila delle maestranze all’opera, per una serie di numerosi mancati pagamenti da parte dell’Arcidiocesi non solo ha fatto smantellare i cantieri alle ditte subappaltatrici, ma addirittura qualche giorno fa ha dichiarato decaduto il contratto disimpegnandosi dal lavoro in corso, dichiarando che continuerà a chiedere il pagamento degli arretrati e che però è disposta a ripartire se i debiti verranno saldati.
Di rimando, l’Arcidiocesi greco-ortodossa newyorkese ha diramato un comunicato ufficiale nel quale appunto annunciava, come abbiamo anticipato ieri, la «sospensione temporanea» dei lavori, auspicandone la ripresa, con l’annuncio che comunque è contemporaneamente alla caccia di nuovi sponsor che possano rimpinguare il fondo per la ricostruzione, studiando anche un taglio dei costi.
«distrazione di fondi» Le somme ricevute dai vari sponsor per ricostruire la chiesa al civico 130 di Liberty Street, nell’omonimo Plaza Park, e che erano vincolate al progetto, sarebbero state disseminate e spese arbitrariamente per tappare le numerose falle nei bilanci dell’Arcidiocesi greco-ortodossa d’America, in una crisi finanziaria che nella stessa comunità religiosa è stata definita «senza precedenti». È quanto ha segnalato Michael Psaros, tesoriere dell’Arcidiocesi, il quale ha ammesso (riferisce il giornale «Commercial Observer» in un suo articolo titolato «La tragedia greca») che nella gestione dei fondi «mancavano persino i controlli interni più basilari in relazione alle spese, alla gestione dei fornitori e dei viaggi e ad altre questioni fondamentali relative al governo societario di base».
Fra i costi denunciati, le spese di viaggio dell’Arcivescovo Demetrios e altre uscite impreviste di capitali per esigenze amministrative nell’ambito di un budget annuale di circa 30 milioni di dollari.
Secondo una fonte anonima, scrive il giornale online «The Pappas Post», il fondo per ricostruire San Nicola a Manhattan sarebbe stato svuotato di 3 milioni e 800mila dollari per ripianare debiti dell’Arcidiocesi non legati al progetto.
inchieste contabili Di rimando, l’Arcidiocesi in un comunicato ha dichiarato che «sta lavorando in modo rapido e diligente per affrontare le sue sfide finanziarie, tutte controllabili e gestibili», aggiungendo di aver preso misure che includono la nomina di un nuovo presidente del comitato finanziario della chiesa, Archon Lazaros Kircos, un controllo delle finanze della chiesa da parte della società di contabilità Grant Thornton e la convocazione di un comitato investigativo per esaminare il progetto di San Nicola. La Chiesa ha aggiunto di aver affidato un’indagine «indipendente» dei conti riguardanti il tempio di San Nicola alle società di revisione finanziaria PricewaterhouseCoopers Llp (Pwc) E BakerHostetler Lllp.
Nel frattempo ha già licenziato 30 dipendenti e cessato la pubblicazione del suo giornale, «The Orthodox Observer». Ma già in passato fu accusata di aver sperperato denaro in viaggi in prima classe, in assunzioni di troppo personale e di aver mantenuto nel libro-paga ex religiosi «spretati».