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«Modello Emiliano nel 2018
per l'unità del centrosinistra»

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

michele emiliano

Il segretario Pd:un vavolo della coalizione per coinvolgere dai centristi a Si. Il Gelo Pdp: ni collegi nostri candidati alternativi

Venerdì 17 Novembre 2017, 12:15

MICHELE DE FEUDIS

BARI - Il centrosinistra pugliese, nonostante le lacerazioni nazionali, tenta un percorso di unificazione delle forze progressiste sul modello Emiliano, riproponendo lo schema della maggioranza regionale: Pd, Mdp, civiche, centristi e Noi a sinistra. Il pallino è in mano al Pd ma emergono le prime riserve da parte di Mdp e Si.
«In Puglia - rileva il segretario regionale dem Marco Lacarra - governa un centrosinistra ampio. Mdp, nostro alleato, minaccia di farci la guerra alle politiche, con toni cruenti. Seguiremo un orientamento nazionale ma puntiamo ad aperture, dal centro alla sinistra, senza veti e condizionamenti». Una spaccatura nel centrosinistra potrebbe favorire i 5 Stelle nei collegi maggioritari: «Non vedo i grillini avvantaggiati. Le rilevazioni senza i nomi di chi è in campo sono surreali». Da qui la proposta: «Se con Mdp e colleghi come Pino Romano lavoriamo già in sintonia sulla sanità, sarebbe assurdo dividersi. Convocherò un tavolo della maggioranza regionale con lo sguardo alle politiche, aperto anche alle liste civiche». Fritz Massa, deputato dem orlandiano, è realista e frena sulle aperture al mondo del civismo: «Lo schema Emiliano non si può adottare solo in una regione. L’allargamento va fatto in maniera aperta. Il civismo indifferenziato? Non vorrei finire per avere come alleato anche il sindaco di destra Pippi Mellone di Nardò. Nulla è perduto: se non si trova una dimensione ragionevole del centrosinistra, con una legge che premia le coalizioni, ci saranno problemi nei collegi. Un mediatore alla Fassino in Puglia? Emiliano può dare un contributo per una coalizione unitaria. Non è però tempo di laboratori, che valgono per regionali o comuni».
Vito Antonacci, responsabile organizzativo Mdp, è scettico su un «modello che ha riguardato una stagione con un differente quadro politico. Poi c’è stato Renzi. Siamo nati da una critica radicale al Pd e alle politiche del governo degli ultimi tre anni». «Allo stato - aggiunge - avremo un candidato distinto e distante dal Pd alle politiche. Tra il Pd e la tutela dei lavoratori, scegliamo la difesa degli operai. Un favore ai 5Stelle? Vedremo i candidati, siamo fiduciosi. Sceglieremo i nostri esponenti con consultazioni della base».
Una estrema mediazione arriva da Campo progressista: «L’elettorato - spiega Gaetano Piepoli, deputato vicino a Pisapia - ci percepisce come inadeguati. Non parliamo all’ampio fronte degli astensionisti del Sud. Dovrebbe animarci la lungimiranza di Aldo Moro, favorire la percezione della credibilità dei partiti presso gli elettori». Il margine per una ricomposizione c’è per Piepoli: «L’ossessione della coerenza rispetto alle parole pronunciate non fa parte del vocabolario della politica. Un Fassino pugliese? Un illustre professore di commerciale si occupava dei diritti dei non nati. Qui un Fassino non è ancora nato, può darsi che nasca. Chi si autoproclama punto di coagulo, non aiuta».
Porte chiuse a eventuali accordi da Si, che diserterà i tavoli col Pd. Il segretario regionale Nico Bavaro: «Non faremo accordi con il Pd, che al governo ha peggiorato il quadro sociale del paese. Il modello Emiliano? C’è bisogno di un tagliando. Vedremo come si comporterà su temi cruciali come la sanità e Aqp». Rifondazione comunista, infine, esclude ogni convergenza: «Siamo all’opposizione a Roma e al governo Emiliano - spiega il dirigente regionale Gianni Porta -. Guardiamo alla galassia dei movimenti che a Napoli sostiene Luigi de Magistris e ai civici del Teatro Brancaccio».

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