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Cani sbranarono anziano
con l'analisi del Dna
identificati anche i proprietari

 
Rita Schena

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Rita Schena

cane pitbull

Martedì 10 Ottobre 2017, 15:19

11 Ottobre 2017, 09:25

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Francavilla Fontana hanno identificato e notificato il provvedimento di avviso di conclusioni delle indagini preliminari per omicidio colposo, a R.S., classe 1998 di Francavilla Fontana e T.V.V., classe 1995 residente a Crecchio (CH) e domiciliato a Manduria (TA). I due grazie ad accurate analisi del Dna sono risultati essere i proprietari di due pitbull e di un meticcio, che avrebbero aggredito Vito Zaccaria, settantaseienne, rinvenuto cadavere il 9 aprile 2017, e ferito una donna settantacinquenne, il 23 maggio 2017.

IL CASO - Il 9 aprile 2017, in contrada “Capitolo” di Francavilla Fontana, all’interno di un fondo agricolo, venne rinvenuto cadavere Vito Zaccaria, settantaseienne del luogo, allontanatosi a piedi dalla vicina abitazione durante il pomeriggio. I rilievi, eseguiti dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della locale Compagnia unitamente al medico legale incaricato, permisero di accertare segni di parziale sbranamento e morsi su varie parti del corpo ad opera di cani randagi o animali selvatici. La salma fu posta in sequestro per l’esame autoptico. Nella serata del 23 maggio successivo, nella stessa località, una settantacinquenne del posto venne aggredita da tre cani, due pitbull e un meticcio, che, dopo averla fatta cadere, la azzannarono in varie parti del tronco e del capo, cagionandole varie lesioni. I conseguenti rilievi, eseguiti dai Carabinieri della locale Compagnia insieme al responsabile del servizio veterinario dell’Asl, consentirono di individuare, all’interno di un opificio ubicato nelle vicinanze del luogo dell’avvenuta aggressione, tre cani di grossa e media taglia, non microchippati, risultati nella disponibilità della coppia R.S. e T.V.V., posti in sequestro, allo scopo di poter eseguire ulteriori accertamenti finalizzati a riscontrarne la compatibilità con gli eventi delittuosi. Gli animali vennero affidati al canile sanitario di Carovigno.

Per gli inquirenti «Gli accertamenti biologici disposti dal pubblico ministero titolare delle indagini, e segnatamente l’estrapolazione del DNA dagli animali e dai reperti in sequestro, hanno permesso di avvalorare la tesi investigativa, ossia che proprio i cani in questione, per negligenza e imprudenza dei proprietari che avevano omesso di custodirli in un recinto che ne impedisse l’uscita, attesa la presenza di un’apertura di circa 15 metri nel muro perimetrale dello stabilimento, hanno cagionato la morte di Vito Zaccaria e le lesioni dell’anziana donna sulle quali, però, non si è proceduto oltre per mancanza di querela da parte della vittima».

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