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Emiliano promuove Gentiloni
«Lui premier della coalizione»
Così le candidature in Puglia

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Emiliano promuove Gentiloni«Lui premier della coalizione»Così le candidature in Puglia

Su Decaro: è il sindaco uscente non vorrei creargli problemi ricandidandolo io. Inchiesta Popolare: fiducia nella magistratura

Venerdì 08 Settembre 2017, 17:34

10 Settembre 2017, 11:30

GIUSEPPE DE TOMASO

Presidente Michele Emiliano, che cosa dirà domani al premier Paolo Gentiloni in Fiera?
Finalmente sto incontrando un presidente del Consiglio, con l’aspettativa che egli mi ascolti. Fatta esclusione per la stagione di Prodi (anni 2006-07), non mi è mai capitato, da sindaco di Bari o da presidente della Regione Puglia di essere particolarmente ascoltato da Palazzo Chigi. Con Prodi è rimasto un bel rapporto di amicizia e stima, il che non significa che io condivida tutte le sue posizioni. Sul caso Tap, si sa, la pensiamo in maniera diversa. Penso di poter avviare con Gentiloni lo stesso proficuo rapporto instaurato con Prodi.

Finora il governo Gentiloni nei confronti della Puglia ricorda il governo Renzi o il governo Prodi?
C’è una differenza. Prodi vinse le elezioni nel 2006, sconfiggendo Berlusconi. A Gentiloni quest’opportunità non l’abbiamo ancora concessa. Non le nascondo che se fosse Gentiloni il candidato premier di una coalizione da D’Alema a Pisapia fino all’Udc, io sarei contento. In questo momento Gentiloni è il punto di equilibrio tra Renzi, Orlando, il sottoscritto e tutto il centrosinistra.

I rapporti tra lei e Renzi come sono oggi? Sempre conflittuali?
Tra noi ci sono stati scontri politici assai aspri. Ma dal punto di vista personale i rapporti sono sempre stati improntati al massimo rispetto, persino con uno sforzo di comprensione da parte mia.

Se il Pd perdesse in Sicilia, Renzi dovrebbe dimettersi?
Non comprendo perché Renzi non abbia voluto le primarie in Sicilia. Rigettando le primarie, lui si è assunto un rischio enorme. In Sicilia il centrosinistra non ha brillato in questi anni. Il che mi porta a pensare che sarebbe un errore addossare automaticamente al segretario nazionale l’eventuale sconfitta nell’Isola. Ma se il leader Pd decide di scegliere il candidato presidente in tandem con il sindaco di Palermo, che pure io stimo, il discorso cambia. Mi rendo conto che vincere in Sicilia è difficile. Ma Renzi e Orlando si stanno prendendo un’enorme responsabilità, specie se i risultati elettorali dovessero rivelarsi molto deludenti. E siccome la posizione del segretario è assai più debole rispetto al passato, tragga lei le conclusioni. Non vorrei che, dopo aver toccato quota 40%, Renzi si ritrovasse a difendere quota 20% dei voti. Il che significa che eleggeremmo, con questa legge elettorale, sì e no, i capilista bloccati. Se questa fosse la prospettiva, chi s’impegnerebbe nella campagna elettorale, nella ricerca capillare dei voti? Il voto d’opinione ci sarà, certo, ma, anche a causa dell’attuale sistema elettorale, si manifesterà in forma sempre più ridotta.

Se le elezioni non andassero bene per il Pd, Emiliano si riproporrebbe come leader nazionale?
Suggerisco al segretario di impegnarsi per cambiare la legge elettorale introducendo un premio di coalizione, sulla scia del modello di voto per le Regioni. La via da seguire: premio di maggioranza, per Camera e Senato, alla coalizione che supera il 40%. Ciò restituirebbe al centrosinistra e al Pd qualche possibilità in più. Viceversa: se si smembra la coalizione a sinistra e a destra, il rischio per il Pd si moltiplica.

Perché, secondo lei, Renzi è contrario al premio di coalizione?
Forse perché dà per scontata la sconfitta. L’importante, per lui, potrebbe essere continuare a controllare e a presidiare il Pd, ed aspettare il prossimo turno elettorale per tornare a Palazzo Chigi. Non è la prima volta, però, che sbaglia i calcoli sul futuro. L’utilizzo della riforma costituzionale per rafforzare la sua leadership di governo si è rivelato un errore gravissimo, innanzitutto per lui.

Ma lei che farebbe in caso di sconfitta alle prossime politiche? Si ricandiderebbe alla leadership?
La questione della leadership si ripropone tutte le volte che un leader fallisce in un obiettivo. Anche stavolta, in caso di sonfitta del Pd, ci sarà una verifica, è evidente. La mia area “Fronte democratico” si sta allargando in tutt’Italia. Si prepara ad assumere la responsabilità di direzione governativa, qualora fosse necessario. Ma soprattutto punta a mettere in discussione uno stile di governo che chiamiamo renzismo. Uno stile che si è rivelato disastroso per l’Italia e la sinistra. Senza gli errori di Renzi, ci saremmo ritrovati al governo del Paese con un’autostrada davanti. Invece, abbiamo forse deciso di buttarci fuori strada.

In Puglia il Pd ha tenuto per l’effetto Emiliano o per i segnali di Emiliano a settori del centrodestra?
Già da sindaco di Bari mi sono rivolto all’intero elettorato. L’ho sempre fatto. Anche Vendola aveva seguito il medesimo schema. Voglio ricordare che oggi il mio assessore all’agricoltura è l’assessore al bilancio della giunta Vendola, un assessore che proveniva dall’opposizione di centrodestra. È fisiologico in una democrazia occidentale che si cerchino personalità di valore all’interno di schieramenti concorrenziali.

L’ipotesi di una candidatura di Massimo Cassano, con l’appoggio di Emiliano, a sindaco di Bari era fantascientifica o fondata?
Era un’ipotesi fantascientifica. Cassano è stato, per anni, un esponente del centrosinistra. Se avesse voluto guadagnarsi il sostegno del centrosinistra, avrebbe potuto appoggiare me alle regionali, ma non lo ha fatto. Avrebbe potuto, comunque, restare nel centrosinistra per poi candidarsi nel nome del centrosinistra. Ma non lo ha fatto, e poi ha optato per Forza Italia. Ha fatto la sua scelta. Sarebbe stato e sarebbe inimmaginabile per me, punto di riferimento del centrosinistra in Puglia, appoggiare a Bari un candidato di centrodestra. Il che significa che il centrosinistra a Bari deve individuare un suo candidato a sindaco.

Non c’è già Decaro?
Certo. È il sindaco uscente. Ma non vorrei creargli problemi, candidandolo io, sulla falsariga del modello Renzi. Io non sono Renzi.

Qual è la sua opinione su Decaro?
È un sindaco assolutamente all’altezza delle mie aspettative. Sta operando bene. Sta portando a termine opere programmate dall’intero centrosinistra. Lo sta facendo con assoluta regolarità.

Giuseppe Tatarella diceva che in politica comanda chi sceglie i candidati. Chi sceglierà in Puglia i candidati del Pd?
Comanda il leader di cui diventano amici i candidati che vincono. Molti leader, nella scelta dei candidati, si sono fatti del male. Se, invece, avessero consentito alle comunità di scegliersi i candidati, sarebbe stato meglio per tutti. Io, spesso, sono entrato in buoni rapporti con i vincitori non scelti da me.

Ma chi sceglierà i candidati alle prossime politiche?
Mi aspetto di dare un’impronta molto forte qui in Puglia. Aspettativa legittima che deriva dai risultati elettorali. Una prospettiva conveniente per il Pd e anche per Renzi. Che otterrebbe il massimo impegno da parte di tutto il Pd in Puglia.

Qualche assessore o consigliere regionale si candiderà alle politiche?
Mi sempra legittimo che gli assessori regionali, eletti direttamente dai cittadini, possano candidarsi alle politiche. Ma non vedo la ragione, per un assessore regionale, di candidarsi al Parlamento. Ha un peso assai superiore a quello di un semplice parlamentare.

Anche il presidente della Regione, nei fatti, conta più di un premier.
Diciamo che un presidente di Regione, con questa Costituzione, ha una responsabilità diretta che non hanno un capo di governo o un ministro. Se ci sono Regioni che hanno ottenuto buoni risultati lo si deve al protagonismo istituzionale dei suoi dirigenti.

Ma non è eccessivo questo protagonismo, come dimostra il caso dei vaccini? In Germania nessun Land avrebbe contestato il governo centrale, così come ha fatto il Veneto di Zaia, anche se poi ha sospeso la moratoria di due anni. Non si rischia la spaccatura del Paese?
I vaccini non solo sono utili, ma indispensabili. Il governo doveva intervenire per evitare la discesa delle vaccinazioni sotto la percentuale di sicurezza. Ma se si sceglie la strada dell’obbligatorietà, l’infrazione alla norma deve avere una sanzione assai più rigida. Il che non mi pare sia avvenuto. Evidentemente il legislatore non ne era convinto. In tutti gli altri Paesi, non è necessario sfornare leggi ambigue per indurre le famiglie alla vaccinazione dei figli.

Ma all’estero viene rispettata la soglia del 95% di vaccinazioni.
Attenzione, però, a non provocare qui da noi l’effetto contrario, alla luce, proprio, della ridicolaggine delle sanzioni. Per questo, non mi piace la legge nazionale. La Puglia aprirà campagne di comunicazione sulla libera e consapevole libertà di vaccinarsi, anche per quanto riguarda l’influenza.

Lei, allora, condivide la linea Zaia?
Condivido la sua opinione, non i suoi atti. L’impugnazione della legge, da parte sua, davanti alla Consulta è velleitaria. La circolare veneta, che verrà impugnata dal governo, è illegittima. Tra l’altro ha messo in difficoltà i sistemi sanitari delle altre regioni.

Un atto forse collegato alla propaganda referendaria per l’autonomia del Veneto.
Certo.

Ma lei come giudica il referendum di Veneto e Lombardia? Se passerà, come è scontato, non rischierà di creare le condizioni per minori risorse al Sud?
La Costituzione prevede la possibilità di presentare disegni di leggi per l’ampliamento delle funzioni delle Regioni. È una filosofia opposta alla riforma di Renzi bocciata il 4 dicembre scorso. Se questa filosofia dovesse fare strada, io potrei candidare la Puglia ad essere una Regione con più competenze, col diritto successivo a un budget superiore.
Ma così aumenterebbero le tasse sui cittadini. Le funzioni costano.

Il denaro verrà gestito diversamente. Più autonomia, più responsabilità. E poi. Con più materie, più introiiti da parte dello Stato.
Ma la Regione Sicilia dispone di funzioni superiori a quelle agognate dalla Lega. I risultati si vedono...
In Sicilia non adoperano bene i poteri di cui dispongono.

Ma se lei fosse premier non si lamenterebbe per i super-poteri delle Regioni?
La mia posizione conferma che ho intenzione di fare il presidente della Regione Puglia, cercando il massimo di autonomia possibile. Raramente ho ricevuto sostegno da parte di un governo centrale. E credo che molti altri sindaci e autorità varie pugliesi possano dire la stessa cosa. Molto migliore è, sul territorio, il rapporto tra Regioni, enti locali e altri organi dello Stato, compresi quelli per l’ordine pubblico. Uno Stato fondato sulle autonomie è sempre più efficiente di uno centralistico.

In Francia lo Stato è onnipotente..
È la classica eccezione. Ma loro provengono da Napoleone.


In Puglia è diventata centrale l’edilizia ospedaliera. Qual è il cronoprogramma?
Stiamo facendo il massimo. È in atto una rivoluzione, dappertutto, nella sanità. Sono previsti cinque nuovi grandi ospedali. Ciò non significa che non si rimedierà sùbito alle pecche di quelli esistenti. Ma nel tempo i nuovi ospedali di Taranto, Monopoli, Lecce, Andria, Nord-Barese dovranno prendere il posto di quelli vecchi, insicuri e costosi. Intanto, stiamo risanando i conti (lo riconosce la Corte dei Conti) intervenendo pure sulla spesa farmaceutica. I due Irccs devono collaborare tra di loro, per cercare di limitare i viaggi della speranza che gravano sui cittadini. Abbiamo riconvertito diversi ospedali anche per allentare la pressione sui grandi ospedali. Il 60% della popolazione pugliese utilizza solo 12 dei 39 tradizionali ospedali. Da 39 gli ospedali sono scesi a 31. Con i nuovi 5 grandi ospedali, quella cifra forse scenderà ancora, ma sarà la rete di emergenza-urgenza (ambulanze moderne, telemedicina, elicotteri attrezzati eccetera) a supplire alla riduzione del numero. I Pronto Soccorso non devono servire, come a volte avviene, alle campagne elettorali dei candidati del posto.
Che idea si è fatto della vicenda della Banca Popolare di Bari? Inchiesta a parte, l’on. Francesco Boccia vede squali in agguato per aggiudicarsi la banca.
Finora sono rimasto in silenzio per evitare che la Banca Popolare di Bari dovesse difendersi anche dai mei nemici politici. La Popolare di Bari è un’istituzione indispensabile per il futuro e lo sviluppo della Puglia. Considero una sciagura, per i pugliesi, l’ipotesi di una sua diluizione in una grande banca nazionale o estera. Noi difenderemo la Popolare di Bari con le unghie e con i denti. Ci auguriamo che, al più presto, la magistratura riesca ad accertare la verità. Personalmente, non ho elementi di nessun genere che mi facciano nutrire sfiducia sull’attuale management. Ho la convinzione che esso abbia sempre agito rispettando non solo le regole creditizie, ma anche quelle più generali della correttezza e della lealtà. Non escludo che una banca così centrale per il territorio abbia avuto, in qualche caso, momenti gestionali contraddittori. Ma sono convinto, sulla base dei fatti e della storia, che chi ha fatto crescere questa creatura creditizia fino a farla diventare la principale banca del Sud abbia il diritto-dovere non solo di difendere l’istituto, ma anche se stesso. Mi dicono che alcuni ambienti finanziari coltiverebbero propositi di intimidazione al management per spingerlo a mollare. Sarebbe, questa, una condotta incivile. La magistratura, che sta svolgendo al meglio il suo compito, dovrebbe tutelare anche coloro su cui sta indagando. Non bisognerebbe escludere l’ipotesi, formulata da Boccia, che qualcuno voglia fare shopping a poco prezzo portandosi via la Pop-Bari. In tal caso, se cioè ci saranno piani di questa natura, la Puglia farà quadrato con tutta la sua forza.
Questione Xylella. Il pericolo cresce. Non ritiene di aver sbagliato nell’aver contrastato le direttive europee?
Assolutamente no. La Xylella non si ferma. Lo sanno tutti. Anche l’Europa. Pure se avessimo tagliato tutte le piante ospiti, la situazione non sarebbe cambiata.
Chi può dirlo? Intanto c’era il piano Silletti.
Erano piani tesi a non incorrere nelle ire dell’Unione Europea. Proprio l’Europa è la causa del disastro, visto ha sbagliato i piani di embargo, bloccando l’importazione delle piante ospiti.
Soluzione, allora?
Con il Cnr e l’aiuto degli scienziati della task force pugliese riusciremo a trovare i mezzi per fronteggiare la situazione. L’Unione Europea è stata particolarmente severa con la Puglia perché si sentiva responsabile. Sa che gli operatori pugliesi potrebbero chiamarla in giudizio per una gigantesca causa di risarcimento. Noi stiamo rinegoziando con l’Europa i diritti di reimpianto. Ci sono specie resistenti, ottime per reimpiantare gli alberi malati. E poi ci sarebbero sistemi che consentono alla pianta di rimanere produttiva, e di bloccare l’avanzata del batterio. Ma sbaglia chi s’illude che la Xylella si possa sconfiggere del tutto. È sufficiente che un’auto porti in giro una farfalletta colpita dal batterio per alimentare il contagio. Di fatto dovremo convivere con la Xylella, senza trasformare la questione in scontro politico.
Caso Migranti. Il suo giudizio sul ministro Minniti. La sinistra si è spaccata su di lui.
È un mio amico. Una persona perbene. Lo stimo da quando io facevo il magistrato. È uomo pratico e capace. Non è un chiacchierone. Che sia un uomo d’ordine, è evidente. Dopo Gentiloni, vedrei bene Minniti come candidato unitario del Pd per unire tutto il centrosinistra. Ricordo che Minniti proviene dalla sinistra, dal Pci. È stato vicinissimo a D’Alema. Non mi pare che sia cambiato molto da allora.

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