BARI - Nei prossimi due anni Innovapuglia dovrà gestire gare d’appalto per oltre 500 milioni di euro. Un tesoro, quello della sanità regionale, che verrà gestito attraverso la centralizzazione degli acquisti. Ecco perché la società di informatica della Regione è un pezzo particolarmente pregiato. Ed ecco perché, dopo il caso D’Addario, il presidente Michele Emiliano sta cercando un presidente di garanzia capace di far dimenticare lo scivolone preso con l’ex consigliere comunale barese, dimissionato dopo una settimana in quanto al centro di una indagine per truffa e peculato.
Emiliano ci lavorerà questa settimana, prima di andare in ferie. Ma nella sua cerchia di fedelissimi già gira un’ipotesi. Un’ipotesi, appunto, di garanzia. Quella di nominare alla guida di Innovapuglia l’ex procuratore capo di Brindisi, Marco Dinapoli, da poco in pensione. Un magistrato che di Emiliano è amico personale, dopo esserne stato il mentore ai tempi della Procura di Bari quando il presidente della Regione, giovane pm, si occupava di criminalità organizzata.
Emiliano dovrà sondare l’ex collega per capire se è disponibile a impegnarsi con Innovapuglia, peraltro a fronte di un compenso annuo di appena 40mila euro. Un ruolo di responsabilità che, appunto, implica la necessità di vigilare sulle procedure di appalto centralizzate della sanità: gare uniche svolte per conto di tutte le Asl, dalle siringhe ai medicinali passando per i servizi, del valore di decine di milioni di euro. Innovapuglia svolge la funzione di centrale di committenza, dunque si occupa di procedure sulla base dei capitolati predisposti dalle Asl. Una piccola Consip regionale, su cui l’attenzione deve essere massima.
La scorsa settimana Emiliano è stato costretto a chiedere le dimissioni a Fabrizio D’Addario, uno dei suoi fedelissimi dai tempi del Comune di Bari. A seguito di una denuncia anonima, il commercialista barese è finito sotto inchiesta per il suo precedente compito di direttore generale dell’Amgas srl, la società comunale che vende il gas: secondo l’ipotesi di accusa del pm Marco D’Agostino, D’Addario sarebbe stato assente dal posto di lavoro e avrebbe usufruito indebitamente del cellulare aziendale. Emiliano non era stato avvertito dell’esistenza dell’indagine, e dunque - spiazzato - ha chiesto a D’Addario di farsi da parte. Un altro dei suoi fedelissimi, Nicola Canonico, nominato vicepresidente di Aqp, ha presentato carichi pendenti e casellario giudiziario: «Su di me - ha spiegato - c’erano troppi veleni». [m.s.]