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«Sicurezza, un bene di tutti
fondamentali i cittadini»

 
«Sicurezza, un bene di tutti fondamentali i cittadini»

Rischio riciclaggio nel turismo salentino

Martedì 06 Giugno 2017, 09:39

09:52

di Gaetano Campione

bari«Una cosa deve essere sempre e comunque chiara: la sicurezza è un bene primario e appartiene a tutti. Non si può delegare. Perché il cittadino ha il diritto di chiedere ma anche il dovere di contribuire con comportamenti orientati alla legalità e all’interesse generale».

Il generale dei carabinieri Giovanni Cataldo, comandante della Legione Puglia, scandisce bene parole e concetti. Non tralascia nulla al caso: dalle pause al tono di voce. Il messaggio non deve lasciare spazio a fraintendimenti. La sua figura racchiude la sintesi del lavoro quotidiano, fatto di sacrificio, impegno e tradizione, che identifica ogni militare dell’Arma. L’alto ufficiale ha una vasta esperienza nella lotta alla criminalità e al terrorismo.

Generale, la minaccia numero uno per la Puglia, resta la Piovra del malaffare, sempre più aggressiva. Come si combatte efficacemente?

«L’ultima operazione messa a segno, il sequestro di beni per 50 milioni di euro a un personaggio di spicco della cirminalità organizzata andriese, è emblematica. Il punto vulnerabile di quasliasi organizzazione resta il cuore economico e finanziario. Il personaggio coinvolto, nonostante i 78 anni, è stato un punto di riferimento nei sequestri di persona del passato. Ecco, il segnale lanciato è questo: il crimine non paga, anche a distanza di decenni».

Oggi, forse, l’emergenza regionale più preoccupante arriva dal Foggiano. Come è la situazione e come va affrontata?

«La Procura distrettuale sta effettuando un lavoro egregio per mettere tutti i riscontri investigativi nelle giuste caselle. Come Arma dei Carabineiri abbiamo un nucleo speciale del Ros che si dedica esclusivamente a questa poliedrica realtà criminogena. Le differenze sono tante e complesse, con qualche segnale di collegamento. Le difficoltà investigative sono legate alla impenetrabilità del sistema, basato su forti vincoli familiari. Assomiglia tanto alla ‘Ndrangheta: è difficile trovare collaboratori di giustizia. A Foggia c’è una criminalità di tipo gangeristico che cerca di esercitare il controllo sulle piazze di spaccio, il mercato più redditizio. A Cerignola la grande disponibilità di danaro liquido proveniente dalle estorsioni e dalle rapine, si aggiunge ai guadagni del traffico di sostanze stupefacenti provenienti dal Nord Italia, dove risiedono importanti comunità di emigrati. Non esiste una cupola o una leadership verticistica, ma gruppi isolati che individuano e colpiscono un obiettivo. Nonostante questo, le rapine ai tir sono diminuite in un anno del 30 per cento, quelle in banca del 9 per cento».

A Bari si è ripreso a sparare. Cosa sta succedendo?

«C’è un riassestamento degli equilibri e si stanno affermando nuove gerarchie anche attraverso la migrazione dei gruppi storici che hanno puntato su una diversa autonomia. Abbiamo intensificato controlli e prevenzione. I vecchi capi sono ancora forti, ma le nuove leve sono impazienti e vogliono scalare le gerarchie».

Taranto e la contiguità con la ‘Ndrangheta?

«La città sta vivendo un momento economico difficile. La Piovra oggi non ha molto da succhiare. C’è un monitoraggio capillare da parte nostra sul mondo dell’agricoltura, dove il controllo della manodopera mette in moto diversi appetiti. L’attività investigativa deve andare di pari passo, però, con una normativa diversa, più attuale».

La Sacra corona unita si sta riorganizzando?

«La maggior parte dei capi è in carcere e la mancanza di figure apicali fa sì che al posto dei boss si propongano figure con una bassa caratura criminale. Il Salento sta giocando la carta del turismo. Occhio, però, ai tentativi di inquinare l’economia pulita, al riciclaggio di capitali sporchi attraverso attività che movimentano velocemente flussi finanziari, dai supermercati ai lidi balneari. Il rischio c’è tutto».

La percezione della sicurezza che ha il cittadino è diversa dai dati istituzionali. Cosa non va?

«I dati non rassicurano perché la gente si fa suggestionare, condizionare, manipolare. Purtroppo anche dai mass media. Fermo restando che viviamo in un clima di insicurezza diffusa».

Il terrorismo è l’ultimo incubo in ordine di tempo. La Puglia è la porta d’ingresso d’Europa. Cosa si può fare di più?

«Scambiare le informazioni, condividere il lavoro di intelligence. Sono stato uno dei fautori del comitato di analisi del terrorismo a livello centrale. Un modello da esportare in Europa perché la conoscenza può diventare determinante in certe dinamiche».

Il fenomeno da monitorare?

«Lo spostamento dei foreign figthers nella zona della Libia. La presenza di elementi jahdisti potrebbe aumentare la tensione».

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