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Le Asl in Confindustria, Emiliano
s'infuria: non sono imprese private

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Le Asl in Confindustria, Emilianos'infuria: non sono imprese private

Presa di posizione contro la decisione del dg dell'Asl Bari e del Policlinico di entrare nella Confederazione degli industriali

Mercoledì 08 Marzo 2017, 09:07

19:22

GIANLUIGI DE VITO
La sanità pubblica col marchio Confindustria? No, non va bene. Almeno qui. Il governatore della Puglia Michele Emiliano ordina la marcia indietro al direttore generale della Asl Bari, Vito Montanaro e al direttore generale dell’Azienda Policlinico, Vitangelo Dattoli. I motivi? Emiliano: «Non sapevo di queste adesioni a Confindustria. Lì ci sono aziende private, quelle che sono controparti. Policlinico e Asl non possono stare in quei tavoli».

A dodici ore dalla notizia rimbalzata dal congresso provinciale di Bari della Cisl Medici e pubblicata ieri dalla Gazzetta, si scatena una minibufera: soldi pubblici utilizzati per pagare servizi privati di formazione. Ottomila euro per il Policlinico (iscritta dal 2013 a giugno del 2016) e 10 mila euro per la Asl Bari (iscritta dal 2015) dal 2018.

Ha parlato di «industrializzazione» del «sistema delle relazioni sindacali e della salute pubblica», il segretario provinciale della Cisl Medici, Vincenzo Piccialli. Ma la più indignata, con una condanna senza mezzi termini, è il numero uno provinciale della Cgil, Gigia Bucci. Tuona il segretario: «Esiste allora un disegno strategico teso a privatizzare la sanità pubblica? Stiamo forse allontanandoci da un modello di welfare europeo per avvicinarci ad un modello alla Trump? Non mi voglio esprimere sulle ragioni che inducono Confindustria a cercare adesioni in una struttura pubblica piuttosto che tra le aziende private, a meno che Confindustria non consideri la salute una merce».

I direttori generali di Asl e Policlinico, Vito Montanaro e Vitangelo Dattoli, difendono la scelta: aver frequentato Confindustria ha significato un salto di qualità in certi percorsi dove l’azienda sanitaria e ospedaliera pubblica scontavano ritardi, come l’utilizzo di finanziamenti europei, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la gestione dei rifiuti. Ma dopo la netta presa di posizione di Emiliano, Montanaro e Dattoli si dicono pronti all’immediato passo indietro «se l’adesione è ritenuta inopportuna».

Domenico De Bartolomeo, presidente di Confindustria di Bari e Bat, va al contrattacco: «L’iscrizione delle aziende sanitarie pubbliche avviene in tutta Italia ed esclusivamente perché dal confronto col mondo imprenditoriale emergono pratiche virtuose nella gestione dell’ente. L’intento non è certo quello di fare politica della sanità o di fare lobbing». E chiude, polemico: «Se una Asl vuole condurre un appalto in un certo modo, e gli imprenditori danno suggerimenti, perché sminuire il confronto col mondo esterno che può solo dare vantaggi? Faccio la domanda al contrario: qual è l’effetto negativo di un confronto associativo imprenditoriale con Confindustria? Qual è la controindicazione?».

ZULLO: EMILIANO NON INTERFERISCA - «Emiliano non può interferire con decisioni dei Direttori generali delle Asl": così in una nota il capogruppo di Direzione Italia alla Regione Puglia, Ignazio Zullo, in merito alla notizia che «le Asl e le Aziende Ospedaliere pugliesi sono iscritte a Confindustria».
«Si dirà una bella notizia: lo scambio di informazioni fra società pubbliche e società private - sottolinea Zullo - non può che migliorare l’efficienza di quelle pubbliche e magari dare spunti di socialità a quelle private. E invece no. A cominciare da sindacati per finire al nostro assessore alla Sanità, nonché presidente della Regione, Emiliano, la pensano diametralmente in senso opposto». L’opinione di Emiliano, «non solo non è condivisibile ma sul piano politico - secondo Zullo - non ammissibile: la gestione delle ASL e delle Aziende Ospedaliere spetta ai direttori generali non alla Regione Puglia alla quale spettano solo gli atti di indirizzo».
«I risultati di un’azienda sanitaria - prosegue - dipendono molto da prassi gestionali assunte dal privato come la metodica del budgeting, il controllo di gestione, la struttura del bilancio, la conoscenza del mercato e dell’innovazione tecnologica. I Direttori generali rispondono degli obbiettivi assegnati e, se il rapporto costo/benefici é positivo, ovvero spendere 5/10 mila euro per aderire a Confindustria, é positivamente funzionale al raggiungimento di obbiettivi di qualità, efficacia, efficienza ed economicità aziendale, bene fanno ad aderire. Ritenere Confindustria controparte delle aziende sanitarie riporta al tempo delle lotte operaie. E infine, «non sono 5/10 mila euro annui, quota di adesione a Confindustria e infinitesima parte del bilancio di un’azienda sanitaria a dover creare scandalo, ma gli sprechi milionari in acquisizione di beni e servizi legate a gare scadute da anni prorogate in violazione di legge, inadeguate rispetto alle attuali organizzazioni aziendali sulle quali il mio gruppo ha più volte sollecitato Emiliano e per le quali non riscontriamo l'indignazione dei sindacati né pagine e pagine di giornali né un’azione netta di Emiliano»

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