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«I nostri agrumi sono sani
Il virus? Non ci allarma»

 
«I nostri agrumi sono sani Il virus? Non ci allarma»

Gli agricoltori tarantini: «Tristeza? Fa più danni l'import selvaggio»

Mercoledì 09 Novembre 2016, 11:16

di ANGELO LORETO

TARANTO - «Non c’è nessuna emergenza. Il virus c’è da anni ma l’Istituto fitopatologico regionale sta facendo un buon lavoro e bisogna evitare un allarmismo ingiustificato». Produttori e rappresentanti di associazioni del mondo agricolo della zona occidentale della provincia di Taranto, cuore della produzione di agrumi della Puglia, cadono quasi dalle nuvole dopo i recenti allarmi sulla Tristeza, il virus degli agrumi presente in zona già dal 2010. E che avrebbe sì generato un calo della produzione, ma molto minore di quello causato da altri fattori, a cominciare dalla concorrenza dei Paesi esteri.

«Guardi il mio agrumeto, vede come è ben curato e fiorente?». Pietro Ricci incontra la «Gazzetta» nel suo impianto nella “Conca d’Oro” di Palagiano, dove si produce circa il 90% dei mandarini varietà Clementine di tutta Italia. «È stato realizzato nel 1958-59 con i fondi dell’Ente di sviluppo, me lo lasciò mio nonno. Sono alberi sanissimi, non uso né pesticidi né prodotti chimici. Io non ho visto nessun albero colpito dalla Tristeza né ho sentito qualcuno venire da me in qualità di presidente del Tavolo Verde a segnalarmi il problema». E allora da dove viene questo allarme? «Temo che si voglia creare un caso come nel 2005, quando in tutto l’arco da Ginosa a Massafra vennero trovate solo 5 piante malate. Invitammo il presidente Vendola a venire a farsi un giro, dopo il quale il piano di abbattimento venne fermato. Oggi riproponiamo lo stesso invito a Emiliano. Bisogna capire che se accadono vicende come quella della Xylella è sostanzialmente per il mancato rispetto delle buone pratiche agronomiche. Ma l’agricoltore - conclude Ricci - deve essere messo nella condizione di curare la sua azienda. E per farlo ha bisogno di sostegno al reddito, altrimenti le aziende vengono abbandonate e quei terreni non vengono più curati. Da questo punto di vista, la crisi ha fatto molti più danni della Tristeza».

Di «allarmismo ingiustificato» parla Franco Passeri, presidente provinciale della Cia. «Guardavo l’intervista in tv dove si diceva del virus - spiega - e si capiva che erano immagini di una azienda abbandonata. Non dico che il pericolo non esista, ma l’Istituto fitopatologico regionale sta lavorando abbastanza bene. Il monitoraggio viene fatto tutti gli anni e dove vengono riscontrate piante infette c’è l’abbattimento obbligatorio. Leggevo proprio sulla “Gazzetta” che il direttore del Dipartimento agricoltura della Regione dice che di recente non ci sono stati abbattimenti. Le cose vanno meglio sia perché gli agricoltori sono diventati più attenti, sia perché l’eradicazione funziona, sia perché i nuovi impianti vengono fatti su portainnesti resistenti al virus».

Passeri non vede «alcun problema nella commercializzazione del prodotto. Più che della Tristeza - aggiunge - mi preoccuperei delle importazioni dal Sudafrica, dove ci sono virus anche più potenti. Ad ogni modo non ho segnalazioni di casi in questa zona: i controlli ci sono, se qualche caso emerge lo si segnala e l’albero viene eradicato. Funzionano inoltre anche i trattamenti antiparassitari sugli afidi che trasportano il virus. Ovviamente non abbassiamo la guardia, siamo diventati molto attenti».

«Non ho alcuna contezza di casi eclatanti che destino allarme né di una recrudescenza della problematica», assicura Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto. «La vicenda - commenta - è stata gestita bene dall’osservatorio, è stata portata avanti una attività di tutela significativa. Magari c’è stato qualche ritardo nell’erogazione dei fondi di sostegno agli agricoltori quando si presentò il problema circa 5 anni fa, ma oggi non mi risultano casi di allarme. La problematica principale del settore è piuttosto quella dei mercati, è lì che bisogna stare attenti e coinvolgere la politica europea in materia. Gli accordi commerciali prima con il Marocco, poi con la Tunisia per l’olio e ora quello in discussione con il Sudafrica potrebbero portare a impatti negativi sul sistema agrumicolo italiano. Siamo su un filo di lana sul quale si regge il sistema produttivo anche qui a Taranto dove il settore agrumicolo è strategico. I controlli in Italia sono ottimi, probabilmente non è così all’estero. È a questo che la politica deve stare attenta per la tutela del sistema».

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