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Cerignola
la nuova vita
di Federica

Cerignola
la nuova vita
di Federica

 
Cerignola, la nuova vita di Federica LA STORIA

Il judo l'ha salvata dai pericoli della strada. E lei punta alle Olimpiadi di Tokyo seconda nel ranking italiano

Mercoledì 09 Novembre 2016, 11:04

11:43

di Gaetano Campione

BARI - La forza arriva da una vita trascorsa per strada. Lì, non ci sono vie di mezzo. La legge del branco non ammette tentennamenti: chi è più forte, comanda, ottiene il rispetto. Punto. Federica Pinnelli non la fermava nessuno. Quando partiva, menava senza pensarci due volte. Pugni e calci, se necessario. Lei, era il capobranco. Una così aveva il destino segnato, in una città come Cerignola, definita l'università della criminalità organizzata. Perché il cerignolano ha nel Dna la propensione innata per il confronto. Mirato a prevalere sull'altro. Lei non voleva studiare, solo creare problemi. Di conseguenza il mondo della scuola aveva chiuso tutte le porte. Basta vederla, Federica. Incute timore, forse paura. Certo, rispetto.

Invece, non è così. Quella Federica, appena descritta, adesso non c'è più. Appartiene ad un passato lontano. Oggi, a 20 anni, è caduta e si è rialzata.

L'uomo della Provvidenza, si chiama Gianni Guerrazzi. È un maestro di judo. Un giorno vede due persone che se le danno di santa ragione per strada. Interviene, cerca di saperarle. Compito non facile. Perché quella più violenta e aggressiva non vuole smettere di picchiare l'altra. Poi, la sorpresa. Chi mena è Federica. Chi subisce, è un ragazzo più grande di lei.

Guerrazzi, gestisce la Kerinos, una palestra frequentata da una sessantina di atleti. Da lui passano tanti ragazzi difficili, perché lo judo è uno strumento di legalità, un insegnamento di vita. E capisce anche le potenzialità di Federica se salisse sul tatami: «Se ti vuoi bene, vienimi a trovare in palestra, le dice. Federica, d'istinto, lo manda a quel paese. Poi, un bel giorno, si presenta. Timida e curiosa allo stesso tempo. Osserva in silenzio e se ne va. Ritorna, rimane un po' di più, va via. Fino a quando non decide di cambiare. La nuova Federica si iscrive a scuola, studia, si allena, combatte. Questa volta non per strada, ma sul tatami. La prima volta che prova a combattere con le regole dello judo si sente spaesata. Ha paura. E perde. Ma non molla. Si rialza, con l'orgoglio di una donna e la forza che viene della strada. In tre anni brucia le tappe. Diventa cintura nera terzo dan, seconda nel ranking italiano della categoria + 78 kg.

Il suo obiettivo? Le Olimpiadi di Tokyo 2020. La nuova Federica ha le idee chiare. Sa cosa vuole. L'inchino prima di ogni combattimento è diventato uno stile di vita. Ora l'avversario si rispetta, sempre. La cosa più difficile? Accettare le regole. La cosa più facile? Vincere gli incontri. Per allenarsi deve affrontare i maschi. Ha una agilità sorprendente. La sua mossa preferita? Infila la testa sotto l'ascella dell'avversario, lo alza di peso lanciandolo in aria e lo atterra.

Ma non tutte le favole hanno sempre un lieto fine. Quello di Federica è ancora da scrivere. Con qualche riserva. Ad esempio, la mancanza di fondi che condiziona l'attività della Kerinos. Per andare agli Europei hanno raccolti i soldi necessari con una maxicolletta. L'aereo costa. L'albergo pure. Solo i gruppi sportivi delle società militari riescono a rispettare gli impegni. Più combatti, più vai avanti, scali posizioni in classifica, ti avvicini al traguardo. Ma il posto nella categoria di peso di Federica, nel mondo degli atleti con le stellette, è già occupato. Federica deve avere pazienza, sa di dover aspettare.

Intanto gira i palazzetti raccontando la sua esperienza che può esser da stimolo a chi, nelle stesse condizioni, pensa di non avere una seconda possibilità. Cadere e rialzarsi. Può capitare a tutti.

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