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Sud-Est, i tre nuovi filoni
dell'inchiesta romana

 
Sud-Est, i tre nuovi filoni dell'inchiesta romana

Partono gli accertamenti su ministero, collegio sindacale e dirigenti

Lunedì 31 Ottobre 2016, 11:15

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

BARI - La Procura di Roma ha individuato tre filoni di indagine che riguardano il disastro delle Ferrovie Sud-Est. E la scorsa settimana ha ascoltato come testimoni i due sub-commissari Domenico Mariani e Angelo Mautone. Il fascicolo-bis sulla più importante linea secondaria d’Italia, nato dalla trasmissione della relazione commissariale da parte del ministro Graziano Delrio, è stato affidato al pm Erminio Amelio che ha delegato la Finanza. Ma in settimana i magistrati capitolini potrebbero chiedere una riunione di coordinamento con i colleghi di Bari, già titolari dell’inchiesta aperta a gennaio.

I temi individuati da piazzale Clodio riguardano non a caso responsabilità prettamente romane. Non solo i rapporti tra le Sud-Est e i ministeri e le decisioni assunte negli anni, ma anche il ruolo e le eventuali responsabilità del collegio sindacale dell’azienda. Il terzo tema è relativo ai dirigenti, e in particolare all’ormai ex direttore amministrativo che aveva la responsabilità dell’utilizzo dei fondi pubblici.

Le Sud-Est come noto hanno sede a Bari, e dunque sulle (ancora ipotetiche) responsabilità penali degli amministratori procede la Procura pugliese che ha affidato le deleghe a un pool di magistrati. Roma, però, sembrerebbe voler puntare su questioni che, per quanto connesse, potrebbero essere relative ad atti compiuti nella Capitale: ad esempio il procedimento di nomina dell’ex amministratore unico, Luigi Fiorillo, che nel 2012 fu confermato alla guida delle Sud-Est nonostante il parere contrario degli uffici e in presenza di bilanci già molto appesantiti. Le assemblee dei soci (l’azienda fa capo, almeno fino al prossimo 31 dicembre, al ministero delle Infrastrutture) si sono svolte a Roma, così come una parte delle riunioni del collegio sindacale che era ed è composto da funzionari ministeriali e da magistrati della Corte dei Conti.

Ecco perché la Procura di Roma, dopo aver aperto il fascicolo ed aver ascoltato i commissari sui contenuti della relazione già resa nota a marzo, valuterà i profili relativi alla competenza territoriale. E questo potrebbe comportare anche una riunione di coordinamento con i pm di Bari. Non è escluso, infatti, che qualora Roma scelga di dichiararsi incompetente possa trasmettere le tre deleghe di indagine già individuate, affinché sia Bari a proseguire.

I vari pool istituiti dal procuratore Giuseppe Volpe stanno infatti proseguendo il lavoro sul dissesto delle Sud-Est, affidato anche in questo caso al Nucleo tributario della Finanza di Bari. Al momento gli indagati sarebbero 14, con le accuse a vario titolo di truffa allo Stato, abuso d’ufficio e peculato in relazione all’utilizzo dei fondi pubblici: oltre all’ex amministratore Luigi Fiorillo, all’avvocato romano Angelo Schiano, all’ingegnere salentino Vito Prato, a vari imprenditori e professionisti che negli anni hanno beneficiato di appalti e consulenze, ci sarebbero anche alcuni dirigenti ed ex dirigenti dell’azienda pubblica. Nel fascicolo sono peraltro confluiti i 13 esposti che da gennaio a oggi sono stati firmati dal commissario Andrea Viero e dai suoi due vice, con ulteriori dettagli su presunti episodi di sottrazione di denaro pubblico su cui la Procura sta svolgendo approfondimenti.

Venerdì 18, peraltro, è in programma a Bari l’udienza per la dichiarazione di fallimento presentata dalla Procura. La scorsa settimana, come noto, il cda del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha deliberato di procedere con l’acquisizione delle Sud-Est, accollandosi altresì la ricapitalizzazione dell’azienda. Il 18 Viero dovrebbe consegnare questi documenti al giudice Pino Rana, per dimostrare che le Sud-Est sono ormai salve. Ma sul punto i pm Francesco Bretone e Luciana Silvestris non intendono mollare la presa, osservando che tra i creditori dell’azienda ci sono anche alcuni dei professionisti sospettati di averla messa in ginocchio. Per risolvere questo impasse Fsi sta valutando l’ipotesi di ricorrere al concordato preventivo, che implica una dichiarazione di dissesto e permetterebbe ai magistrati di ipotizzare anche la bancarotta fraudolenta.

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