Bitonto - La tradizione della pietà popolare vuole che più grosso è il cero, più forte è la fede, perché, impastati nella cera, ci sono sia i peccati da scontare che le benedizioni da impetrare. E se la fedina penale è sporca, e la vita quotidiana particolarmente spericolata, la circonferenza del cero è proporzionalmente più grande. Così è, da anni, nella affollatissima processione dei Santi Medici, nota anche come «intorciata», proprio per quel lungo incedere di torce accese al ritmo delle litanie. Quest’anno, però, la musica potrebbe essere diversa. A una settimana dalla festa, che richiama fedeli e pellegrini da tutto il sud Italia, don Vito Piccinonna, da due anni alla guida della basilica dedicato ai santi Cosma e Damiano, ha lanciato un anatema contro «i grossi ceri» che «sporcano la festa religiosa».
Allora niente ceri alla processione di quest’anno?
«Per carità, non banalizziamo. Ho ribadito ciò che ho già detto anche l’anno scorso, citando Isaia. “Non posso sopportare delitto e solennità”. Non si può partecipare alla processione, alla festa religiosa, convinti che, trascinando un grosso cero, tutti i peccati saranno perdonati. Né si può pensare di chiedere ai santi preghiere e benedizioni per una vita fatta di soprusi, di violenze, una mala-vita. Questo è malvagio, davvero diabolico»
E allora che facciamo? Escludiamo i malviventi dalla processione?
«Assolutamente no. La festa è per tutti, è un invito aperto a tutti, a cominciare proprio dai furfanti, dai malviventi, dal peggio del peggio. Il messaggio di Cristo è principalmente per loro ed è un bel messaggio, una buona notizia. Bisogna chiamarli, farli venire fuori, dar loro la speranza di un cambiamento possibile. Ecco, il cambiamento, l’esame della propria coscienza, il pentimento vero, del cuore. “La nostra vita è in linea con i valori cristiani?” Se rispondiamo positivamente a questa domanda, allora hanno senso le forme semplici della religiosità popolare, come i ceri in processione, per esempio»
La presenza in processione di tanti volti noti alle forze dell’ordine, spesso, ha scandalizzato la Bitonto per bene. Cosa pensa a riguardo?
«Rifiuto l’ipocrisia. Non ci sono fedeli di serie A e fedeli di serie B. I malviventi sono coloro che fanno piangere il prossimo con il furto, con la violenza e la sopraffazione, certo. Ma anche chi accumula tanto, magari anche legalmente, e poi non distribuisce ricchezza, anche quello, per me, è un malvivente. Se accumuli soldi a palate sfruttando i lavoratori, anche allora sei un malvivente. La Bitonto per bene si deve interrogare su questo, sui problemi concatenati alla povertà, alla disoccupazione e alla criminalità. Tutti dovrebbero avere l’opportunità di guadagnarsi degnamente il pane. Sappiamo, invece, che tanti, usciti dal carcere, sono ributtati nel brodo criminale da cui provengono. E questo è un problema economico, sociale, di giustizia. Ed è un problema di tutti».
Molti vescovi, a sud di Roma, hanno vietato gli “inchini” durante le processioni. Solo due mesi fa, il vescovo Cacucci ha avuto parole molto dure sulla mongolfiera targata Buscemi a Valenzano. È tempo di una nuova stagione per la chiesa?
«Nessuna nuova stagione. La chiesa non ha mai taciuto. E il suo impegno per la legalità è costante, quotidiano, capillare, con un rapporto uno ad uno. Lo chieda ai catechisti, agli educatori che si occupano dei bambini e dei ragazzi a rischio, delle famiglie in difficoltà. Questo è il vero impegno per la legalità e non certo le provocazioni da microfono che pure, ogni tanto, scappano».
Bitonto, il parroco sulla festa

Dalla Basilica: la processione solo per chi si pente
Mercoledì 12 Ottobre 2016, 09:28