TARANTO - Dopo la morte nello stabilimento Ilva di Taranto del 25enne Giacomo Campo, dipendente della ditta di pulizie industriali Steel Service, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti Uil di Taranto hanno proclamato uno sciopero di tutti i lavoratori dipendenti delle imprese degli appalti pulizie civili e industriali a partire dalle ore 5 di oggi fino alle ore 7 di martedì 20 settembre.
I sindacati, inoltre, hanno deciso che dalle ore 6:30 alle ore 9, di fronte all’ingresso portinerie imprese dello stabilimento Ilva di Taranto, si terrà un’assemblea sindacale dei lavoratori dipendenti delle imprese appaltatrici dei servizi di pulizie civili e industriali.
Lo sciopero del'altro giorno era stato decisa ieri da Fim, Fiom, Uilm e Usb dopo l’incidente. L’uomo è rimasto schiacciato tra un nastro trasportatore e il rullo nell’area esterna dell’Altoforno 4. La magistratura ha aperto una inchiesta per accertare l'esatta dinamica dell’incidente e le responsabilità.
L’operaio avrebbe dovuto pulire l’area dalla polvere prodotta dalla dispersione del minerale. L’azienda ha sottolineato che il nastro trasportatore era privo di alimentazione elettrica ed erano stati adottati i dispositivi di sicurezza. Secondo i sindacati, invece, si sarebbe verificato un problema al contrappeso che gestisce le fasi di tensione e allentamento. Per mercoledì prossimo è stato indetto uno sciopero generale nazionale dei metalmeccanici, che si fermeranno un’ora.
MARTEDI' SIT-IN CITTADINI DAVANTI ALLA PREFETTURA - «Basta morti sul lavoro, basta morti di Ilva». E’ lo slogan che il gruppo di cittadini, ambientalisti e rappresentanti di associazioni che si identifica con l’hashtag #tuttalamiacittà ha scelto per un sit in che si terrà martedì prossimo dalle 19, sotto la Prefettura di Taranto, per un’assemblea «straordinaria e trasversale» in cui di discuterà della questione Ilva dopo l’incidente sul lavoro di ieri costato la vita al 25enne operaio Giacomo Campo.
«L'Ilva - è detto nella nota di presentazione - ha spezzato l'ennesima, giovanissima, vita. Questa volta è toccato a Giacomo, di 25 anni, travolto da un nastro trasportatore. Basta! Nessuna morte può mai essere considerata necessaria sull'altare degli interessi di qualcuno». Al di là «degli accertamenti - spiega #tuttalamiacittà - che le autorità preposte faranno, questo ennesimo omicidio in fabbrica conferma come siano continuamente a rischio tutte le regole in termini di sicurezza sui luoghi di lavoro. In quattro anni di sequestro preventivo della magistratura, vanificato dalla gestione commissariale governativa con dieci decreti autoritari, quella di Giacomo è la settima morte dentro lo stabilimento siderurgico».
L’Ilva «va fermata - conclude il gruppo di cittadini - e bonificata, l’economia della città riconvertita, garantendo il salario a chi ci lavora. Subito. Va costruito immediatamente un Piano B da imporre alle istituzioni, che sia della città tutta. Non si può morire di lavoro, né a Taranto né altrove».
APPROFONDIMENTI SULLE CAUSE - Giornata di approfondimenti all’interno dell’Ilva per ricostruire le cause dell’episodio che, ieri mattina, nello stabilimento di Taranto, ha determinato l'incidente nel quale è morto l’operaio 25enne Giacomo Campo. Secondo quanto si apprende da fonti vicine all’azienda, il nastro trasportatore CV14, che alimenta con materiali ferrosi l'altoforno 4 della fabbrica, era stato danneggiato da un taglio longitudinale di circa 200 metri. A causa del taglio, il materiale di trasporto ha continuato a ricadere sul tamburo di rinvio, fino a sommergerlo e impedirne la rotazione. Per questo l'Afo4, non potendo essere più alimentato, era stato «fermato" in nottata interrompendo, di conseguenza, la produzione di ghisa.
I tecnici dell’Ilva, secondo fonti vicine all’azienda, hanno confermato come «le operazioni di pulizia e rimozione dei materiali, effettuate dalla ditta Steel Service per la quale lavorava Giacomo Campo, siano avvenute soltanto dopo che Ilva, nel rispetto delle procedure previste, ha messo in sicurezza l'impianto togliendo l’alimentazione elettrica ai motori del nastro. Risulta inoltre che, al momento dell’incidente, non erano in corso altri lavori né sul nastro, né intorno all’area interessata».
Per quanto riguarda l’attività di pulizia effettuata dall’operaio, è «possibile dedurre - osservano le stesse fonti, "che il lavoratore fosse particolarmente vicino alla banda di ritorno del nastro, di fronte al tamburo di rinvio, intento a rimuovere il materiale riverso. Le operazioni di pulizia avviate, ed in particolare la progressiva rimozione del materiale riverso, hanno determinato una variazione delle condizioni di assetto del nastro, carico del materiale trasportato sulla banda di andata, con conseguente rotazione del tamburo che ha intrappolato il lavoratore».
Quanto alle tempistiche dell’intervento, gli accertamenti "hanno confermato - viene rimarcato - che alcuna azione è stata anticipata rispetto alla predisposizione dei presidi necessari volti a garantire lo svolgimento in sicurezza delle lavorazioni. Inoltre non risultava necessario attendere l’intervento di alcuna gru, come pure paventato, per eseguire le attività connesse alla pulizia del nastro trasportatore CV14 (sollevamento contrappeso). L’utilizzo del mezzo, al più, poteva rendersi necessario per la successiva fase di sostituzione del nastro - concludono le stesse fonti - da parte di Ilva, e quindi esclusivamente al termine delle attività di pulizia».