AMATRICE (RIETI) - Il dolore si trasforma in pianto che poi si ricompone. A ogni arrivo di parenti da lontano la comunità di Amatrice si riscopre fragile dinanzi ai cari morti sotto il 'bombardamento' del sisma delle 3.36 del 24 agosto. Lunghe le file iniziali per il dolente riconoscimento, via via sempre più brevi. E, a differenza dell’Aquila, sette anni fa, non ci saranno bare in fila per i funerali solenni. La cerimonia funebre senza salme è stata fissata per martedì 30 agosto alle 18,00, ha annunciato il vescovo di Rieti, Domenico Pompili. Presente il premier Matteo Renzi.
Allo stato non è possibile «ipotizzare un momento in cui avremo tutte le salme a disposizione poiché alcune sono già state portate via dai familiari», ha spiegato il vescovo. E ad Amatrice non ci sono più chiese. Tanto che il sindaco della cittadina laziale, Sergio Pirozzi, ha ipotizzato un rito all’ aperto.
Intanto è proseguita anche oggi la processione dei parenti delle vittime nella zona allestita con le tende per il riconoscimento delle salme. Due i gruppi di file, uno per chi ritira le salme, che evidentemente già sono state riconosciute e che hanno avuto dal magistrato l’ok per il ritiro, e un’altra per chi deve ancora riconoscere i propri cari. Ieri la fila era molto più numerosa con circa cento salme per cui si erano create file sia per il riconoscimento sia per il ritiro. Oggi la fila dei parenti riguarda circa una ventina di corpi.
Gli psicologi hanno chiesto espressamente a stampa, tv e fotografi di allontanarsi dalla zona dove i parenti delle vittime attendono di essere chiamati per il riconoscimento dopo qualche tensione registrata tra qualche fotografo e cronista e i familiari.
Quindi il ringraziamento per il lavoro della scientifica e dei carabinieri per l’impegno profuso al computer per permettere il riconoscimento. Secondo gli psicologi, davanti alle tende che sotto al sole che contengono i cadaveri, la comunità di Amatrice si ritrova e recupera l’identità nell’elaborazione del lutto. Le reazioni sono diverse, ma l’arrivo di parenti da lontano è quasi sempre un momento di trasformazione del dolore in pianto che poi si ricompone, dicono gli esperti. Le decine di parenti delle vittime vengono avviati dagli psicologi a comunicare, a parlare, a non chiudersi. «E' una situazione completamente diversa rispetto a quella che accadde all’Aquila - racconta una psicologa aquilana che oggi risiede a Pescara - lì il più alto numero di abitanti, la dislocazione dei campi sparsi sul territorio, ha in qualche modo impedito la costruzione di un lutto comune. Qui ad Amatrice la gente si sta riconoscendo in questa pietosa funzione». (dell’inviato Luca Prosperi, ANSA)