BARI - Sarebbero stati fatti scendere dal primo treno, fermo sul binario 1, per salire su un secondo convoglio, fermo sul binario 2 e che sarebbe quindi partito in ritardo, i passeggeri del treno partito da Andria. Lo riferiscono Antonia e Daniela, moglie e figlia di Enrico Castellano, una delle 23 vittime dell’incidente, riportando la voce di alcuni dei sopravvissuti.
Alla Procura di Trani la circostanza non risulta e verranno acquisite le dichiarazioni rese ai giornalisti per compiere le necessarie verifiche.
Ma la circostanza sembra confermata anche da altri parenti delle vittime, che hanno parlato con i sopravvissuti ma che al momento chiedono l’anonimato. Uno di loro ha però telefonato a una superstite che gli ha confermato di essere scesa e salita su un altro treno. Anche lei al momento vuole rimanere anonima.
Secondo i parenti la causa dell’incidente potrebbe risiedere proprio nel cambio treno. «La comunicazione tra i capistazione per il via libera - ipotizzano - si sarebbe basata sul primo treno e sull'orario di partenza di questo, che però non è più partito. E non sul secondo convoglio che invece è partito in ritardo rispetto al primo».
IL PM: RIDUTTIVO PARLARE DI ERRORE UMANO - «Parlare di un errore umano è corretto. Ma è assolutamente riduttivo». Lo ha detto il procuratore di Trani, Francesco Giannella, facendo un punto sulle indagini. Giannella non ha voluto confermare il numero degli indagati - secondo alcune fonti giudiziarie sarebbero soltanto due i nomi iscritti nel registro, i due capostazione di Andria e Corato, ma non ci sono conferme ufficiali - ma ha chiarito che gli investigatori hanno ormai piuttosto chiara la dinamica di quel che è accaduto. «La dinamica in linea di massima è stata ricostruita ma dobbiamo avere certezze».
«Tutti vogliono i veri colpevoli e la richiesta di giustizia dei familiari delle vittime è legittima», ha sottolineato il procuratore Giannella «i magistrati faranno in modo che tutti coloro che hanno avuto un ruolo in questa vicenda, se lo hanno avuto, siano perseguiti dalla giustizia».
Il procuratore ha poi spiegato che i magistrati daranno a breve il nullaosta per il seppellimento delle salme che non devono essere sottoposte ad autopsia mentre per le altre, quelle dei ferrovieri morti nell’incidente, ci vorrà un po' più di tempo. Le autopsie si terranno probabilmente nella giornata di domani.
I PARENTI IN OSPEDALE URLANO: ASSASSINI - Il dolore per le perdite non si attenua ma adesso sta montando il sentimento di rabbia dei parenti delle vittime dell’incidente ferroviario in Puglia in cui hanno perso la vita 23 persone. All’esterno dell’istituto di Medicina patologica del Policlinico di Bari, dove ci sono le salme, stanno tornando oggi i parenti, alcuni dei quali sono rimasti qui a vegliare i propri cari durante la notte.
«Assassini - urlano in lacrime alcuni - siete degli assassini, i nostri cari non torneranno mai più». «Per evitare scene di strazio pubblico e per consentire loro di stare più tranquilli», spiega il professore Francesco Introna, direttore dell’istituto di Medicina legale, «stiamo facendo accomodare i parenti in una aula dell’istituto» dove ci sono bevande fresche e aria condizionata.
LE AUTOPSIE SOLO PER IL PERSONALE FERROVIARIO - «Oggi verso l’ora di pranzo cominceranno le 'virtuopsiè, cioè faremo delle Tac alle salme delle 23 vittime dell’incidente ferroviario avvenuto nelle campagne pugliesi, tra Andria e Corato. Le autopsie, invece, saranno effettuate domani solo sul personale delle ferrovie: secondo quanto riterrà opportuno il magistrato». Lo ha spiegato il direttore di Medicina legale del Policlinico di Bari, Francesco Introna, parlando con i giornalisti. «Sul personale viaggiante, nella fattispecie sui macchinisti - ha aggiunto - abbiamo bisogno di fare esami tossicologici e istologici, per accertare quali fossero le condizioni fisiche». «Se non dovessimo avere variazioni nell’ambito del progetto di lavoro - ha aggiunto - domani pomeriggio, alle ore 19, rilasceremo tutti i documenti delle 23 persone». «Le salme non sono sicuramente ben messe: si tratta di un must disaster - ha concluso Introna - ma questo particolare non creerà intoppi».
SI ACQUISISCONO NUOVI ATTI - Uomini della squadra mobile e della Polfer stanno acquisendo presso la Ferrotramviaria, in stazioni e in altri uffici documenti, atti, immagini e dati informatici utili alle indagini sul disastro avvenuto martedì sulla tratta tra Corato ed Andria in cui sono morte 23 persone. Lo si apprende in ambienti degli inquirenti. A Trani è in corso una riunione tra il procuratore facente funzioni di Trani, Francesco Giannella, alcuni magistrati del suo ufficio e gli investigatori della squadra mobile della questura di Bari.
DA ANDRIA LA PARTENZA SOLO DOPO L'ARRIVO DEL TRENO DA CORATO - Il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, avrebbe dovuto consentire la partenza del treno fermo in stazione solo nel momento in cui avrebbe visto arrivare gli altri due treni provenienti da Corato, uno dei quali viaggiava con un leggero ritardo. Il punto nevralgico dell’indagine, sul quale si stanno concentrando gli investigatori, è capire se il capostazione sapeva che i treni in arrivo erano due, e comunque, perché ha dato il via libera al treno non avendo visto arrivare alcun convoglio da Corato.
POLFER SUL LUOGO DEL DISASTRO - «Le operazioni di sgombero sono terminate, tutto è stato bonificato, noi abbiamo concluso le operazioni di coordinamento ma la zona resta sequestrata e sotto sigilli e viene presidiata». Il prefetto della Bat Clara Minerva fa il punto dopo la lunga giornata di ieri, nella quale si sono concluse le operazioni di soccorso sul luogo del disastro ferroviario avvenuto il 12 luglio tra Andria e Corato e che ha provocato morti e feriti.
Ora è al lavoro la Polfer, con agenti specializzati in disastri ferroviari che hanno già lavorato nella tragedia di Viareggio. Elicotteri hanno mappato questa mattina l’intera area che resta sotto sequestro. Al lavoro anche la polizia che continua a fotografare e repertare ogni resto, mentre sono ancora all’esame dell’Istituto di Medicina Legale alcuni reperti umani da attribuire.
In mattinata erano attesi i magistrati per un sopralluogo mentre si prevedono giorno per riattivare la linea ferroviaria e i cavi elettrici.
Il 19 luglio ci sarà invece la gara per l’aggiudicazione dell’appalto per il raddoppio della linea, i cui tempi erano stati posticipati.
INDAGATI I DUE CAPISTAZIONE - I capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, saranno ascoltati come
indagati nell’inchiesta della Procura di Trani sul disastro ferroviario avvenuto il 12 luglio tra Corato ed Andria in cui sono morte 23 persone. Gli interrogatori saranno tenuti nei prossimi giorni dalla squadra mobile della Questura di Bari diretta da Luigi Rinella. I due sono gli unici indagati e tra oggi e domani dovrebbero ricevere informazioni di garanzia in occasione delle autopsie.
Gli interrogatori di Piccarreta e Porcelli si svolgeranno dinanzi ai pm di Trani che coordinano le indagini della Squadra mobile della Questura di Bari e della Polfer sul diastro ferroviario.
Piccarreta, in particolare, dovrà spiegare perché ha fatto partire il treno da Andria pur non avendo visto arrivare in stazione il convoglio proveniente da Corato. Dovrà anche dire se era a conoscenza del fatto che da Corato erano in arrivo due treni. Porcelli dovrà invece riferire, tra l’altro, sui contatti avuti con il capostazione di Andria per quanto riguarda i due treni in transito verso nord.
Nell’avviso di garanzia notificato ai due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, viene contestato ai due indagati di «aver cagionato l’incidente ferroviario» che ha coinvolto due treni provenenti da Andria e Corato, che «ha provocato il decesso di 23 persone e il conseguente ferimento di altri 50 passeggeri». L'atto è stato predisposto dal pm di Trani Simona Merra, uno dei cinque magistrati che indagano sulla sciagura ferroviaria.
SI INDAGA SU STRUTTURA MINISTERIALE LOCALE - I pm della procura di Trani che indagano sull'incidente tra i due treni nelle campagne tra Andria e Corato hanno avviato una serie di accertamenti per individuare eventuali responsabilità all’interno dell’Ufficio trasporti a impianti fissi (Ustif) di Bari, un organo periferico del Ministero delle Infrastrutture e trasporti. Lo si apprende da fonti inquirenti e non è escluso che nelle prossime ore gli investigatori possano fare una serie di acquisizioni di documenti.