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Morto Dino Risi il cinema italiano perde un «maestro»

 
Morto Dino Risi il cinema italiano perde un «maestro»

Domenica 08 Giugno 2008, 00:00

02 Febbraio 2016, 19:52

ROMA - e' lutto nel mondo del cinema per la scomparsa del regista Dino Risi, morto stamani a Roma, nel residence del quartiere Parioli dove viveva già da alcuni anni. Risi, classe 1916, può essere definito a pieno titolo, con Mario Monicelli, Nanni Loy, Ettore Scola, Luigi Comencini, uno dei grandi maestri della commedia all'italiana. Da ragzzo studia medicina, ma già nel 1948 firma il suo primo lavoro: il cortometraggio «Barboni» in cui affronta il tema della disoccupazione a Milano. Per il primo lungometraggio si deve aspettare il 1952, quando esce «Vacanze col gangster». Il vero successo arriva un pò più tardi, con «Pane amore e...», interpretata da Sophia Loren. Pellicola che bissa i successi di «Pane amore e fantasia» e «Pane amore e gelosia». Nel 1956 un nuovo boom «Poveri ma belli» che, realizzato con poche risorse, diventa un campione d'incassi. Già da queste opere emerge l'indiscussa capacità del regista di fotografare la società italiana, coglierne i mutamenti, criticarla con un fare ironico e acuto, lontano da sterili moralismi. Tutte caratteristiche che si ripresentano nei lavori successivi da «Una vita difficile», con un inedito Alberto Sordi a «Il sorpasso» con il «suo» Vittorio Gassman, a «I Mostri»(1963).
L'attività di Risi prosegue a ritmi elevati per tutti gli anni 70, decennio in cui sigla «In nome del popolo italiano» (1971), «I nuovi Mostri» (1977), «Caro papà» (1979). E anche «Profumo di donna», ancora con Gassman, che ottiene due nomination all'Oscar e che sarà riproposto anni dopo da Hollywood con «Scent of a woman». Gli anni '80 segnano un netto rallentamento della produzione di Risi fino a quando, con l'inizio del 2000, si orienta verso la tv e firma prodotti come «Bellissime» ispirato a Miss Italia. Nel 2002 la Mostra del cinema di Venezia lo consacra definitivamente con il Leone alla carriera, sarà però Carlo Azeglio Ciampi, nel 2004, a conferirgli l'ultima onorificenza di prestigio: il titolo di Cavaliere di Gran Croce. La Camera ardente sarà aperta lunedì mattina alla Casa del Cinema di Roma (Villa Borghese) e per salutare il «maestro», sarà organizzata una cerimonia laica.

IL CORDOGLIO
Il mondo del cinema e delle istituzioni piange Dino Risi, maestro della commedia all'italiana e voce caustica dell'Italia del boom economico, scomparso a Roma. Per il capo dello Stato Giorgio Napolitano, Risi «lascia l'eredità preziosa di un percorso creativo di storie e sequenze che fanno ormai parte del patrimonio culturale e della memoria collettiva del nostro Paese». Il presidente del Senato Renato Schifani sottolinea che «il mondo del cinema e noi tutti abbiamo perso un protagonista assoluto», mentre per il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi Risi era uno dei «padri fondatori del cinema italiano, uno dei padri della commedia all'italiana». Intanto, il sindaco di Milano Letizia Moratti annuncia che al regista milanese verrà dedicata una via della città «perchè anche le nuove e future generazioni possano ricordarlo sempre».
Anche Walter Veltroni, segretario del Partito democratico, commenta la morte di Risi, «il più grande maestro di quella stagione irripetibile del nostro cinema», e il ministro ai Beni culturali del governo ombra del Pd Vincenzo Cerami lo definisce «un caposcuola della commedia acida italiana».
«E' una grande perdita per il cinema italiano, un nome importante», commenta Gina Lollobrigida, mentre Sofia Loren glissa sulle polemiche avute con il regista in anni recenti (non ultima quella in cui Risi attaccò al grido «operazione-mamma» il film di suo figlio Edoardo Ponti 'Cuori estraneì che vedeva appunto mamma-Loren protagonista). Una cosa di cui comunque Risi si scusò pubblicamente con la Loren. «Aveva un grande cuore - replica l'attrice premio Oscar - e le sue battute erano solo un modo per nascondere che era un buono».
«E' morto un amico, una persona giusta, con cui si viveva bene, perchè aveva un certo senso di distacco, anche se era appassionato del suo lavoro. Ma non c'era quell'accanimento che mette gli attori a disagio», afferma Lea Massari, nel 1961 protagonista con Alberto Sordi di Una vita difficile, uno dei più bei film di Risi. «Non ce ne sarà un altro così», afferma una commossa Margherita Buy.
Molti i registi colpiti dalla morte del grande collega: «Viene a mancare una figura storica dell'Italia e della sua commedia, appunto all'italiana, che ha inciso sul costume ed è stata una testimonianza della vita civile per molti decenni», ricorda Carlo Lizzani. E Pupi Avati, con profondo rammarico, dice: «Non andrò mai più alla sua cena a cui mi aveva invitato ultimamente. Per me era la prima volta. Peccato». Per Carlo Verdone, Risi «è stato lo psicologo delle miserie, delle solitudini e degli aspetti ridicoli degli italiani».
Michele Placido sottolinea: «Se ne è andato uno dei maestri, un grande che nella sua totalità ha rappresentato la storia del cinema italiano con Germi, Monicelli, Comencini».
Tra i commenti più sentiti, quello di Gigi Riva, il più popolare calciatore italiano degli anni Sessanta e ora team manager della nazionale agli Europei. Il sorpasso alla sua infanzia povera, Riva lo fece comprandosi una spyder della quale si era innamorato proprio «vedendo quello splendido film di Dino Risi». Infine, Enzo Mirigliani, patron di Miss Italia, di cui Risi è stato presidente di giuria nel 1998, ricorda: «Ci chiamavamo fratelli e abbiamo scherzato al telefono fino a qualche tempo fa sulla nostra età e sul fatto che io ero più giovane di lui, sia pure di pochi mesi. Se n'è andato un maestro, sono molto addolorato».
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