Lunedì 08 Settembre 2025 | 19:04

Comandante Norman Atlantic:
«Feci di tutto per salvare la nave»

 
Rita Schena

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Rita Schena

naufragio Norman Atlantic

Martedì 31 Maggio 2016, 17:47

17:48

BARI - «Ho fatto di tutto per salvare la nave e i passeggeri ed ero convinto di poter arrivare in sicurezza a destinazione perché la nave era in condizioni di viaggiare». Ha parlato per quasi sei ore rispondendo alle domande della Procura di Bari Argilio Giacomazzi, il comandante del traghetto Norman Atlantic naufragato per un incendio a bordo nella notte del 28 dicembre 2014 al largo delle coste albanesi. Quella notte morirono 11 persone e 18 dei 500 passeggeri risultano ancora dispersi.
Il comandante, indagato con altre 11 persone per i reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio plurimo e lesioni, è stato convocato dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sul naufragio. I pm che coordinano il lavoro degli uomini della capitaneria di porto e dei carabinieri, Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, hanno convocato per oggi negli uffici di via Nazariantz anche l’armatore, Carlo Visentini, il quale ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Per il naufragio sono indagati anche i due legali rappresentanti della società greca Anek, noleggiatrice del traghetto, un dipendente della stessa società Anek, il cosiddetto supercargo (addetto alle fasi di imbarco) e sette componenti dell’equipaggio. Sul relitto, ormeggiato da più di un anno nel porto di Bari, è in corso un incidente probatorio per accertare le cause del naufragio che si concluderà tra qualche settimana.
Intanto la magistratura barese ha deciso di convocare i due indagati alla luce delle registrazioni estratte dalle scatole nere. Nel lungo interrogatorio, Giacomazzi ha ripercorso le concitate fasi dell’incendio fino all’evacuazione, aiutato dall’ascolto diretto - alla presenza dei due pm, della polizia giudiziaria e dei suoi legali - delle registrazioni estratte dalle scatole nere di bordo. Stando a quanto si apprende, ha spiegato agli inquirenti il contenuto delle frasi dette e la sequenza degli ordini dati dopo l’allarme.
Prima di lui l’armatore Visentini ha deciso di tacere. "Avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del pm è il frutto di una precisa scelta difensiva - spiegano gli avvocati Gaetano Castellaneta e Filiberto Palumbo - Non significa temere le domande o non sapere cosa rispondere. L'armatore della Norman Atlantic è perfettamente in grado di rispondere a qualunque domanda gli venisse rivolta. Ovviamente, tanto potrebbe fare, limitandosi ad illustrare sul piano tecnico le indiscutibili qualità della nave e la preparazione del suo equipaggio». «Tuttavia, non essendo ancora concluse le indagini peritali - hanno detto ancora i legali - inserite nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal giudice, anticipare soluzioni difensive, ad avviso di questa difesa, appare inopportuno sul piano processuale». «Ecco perché Carlo Visentini - concludono i legali - oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del pubblico ministero».

Per il naufragio sono indagati anche i due legali rappresentanti della società greca Anek, noleggiatrice del traghetto, un dipendente della stessa società Anek, il cosiddetto supercargo (addetto alle fasi di imbarco) e sette componenti dell’equipaggio. Sul relitto, ormeggiato da più di un anno nel porto di Bari, è in corso un incidente probatorio per accertare le cause del naufragio che si concluderà tra qualche settimana.
Intanto la magistratura barese ha deciso di convocare i due indagati alla luce delle registrazioni estratte dalle scatole nere. Nel lungo interrogatorio, Giacomazzi ha ripercorso le concitate fasi dell’incendio fino all’evacuazione, aiutato dall’ascolto diretto - alla presenza dei due pm, della polizia giudiziaria e dei suoi legali - delle registrazioni estratte dalle scatole nere di bordo. Stando a quanto si apprende, ha spiegato agli inquirenti il contenuto delle frasi dette e la sequenza degli ordini dati dopo l’allarme.
Prima di lui l’armatore Visentini ha deciso di tacere. "Avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del pm è il frutto di una precisa scelta difensiva - spiegano gli avvocati Gaetano Castellaneta e Filiberto Palumbo - Non significa temere le domande o non sapere cosa rispondere. L'armatore della Norman Atlantic è perfettamente in grado di rispondere a qualunque domanda gli venisse rivolta. Ovviamente, tanto potrebbe fare, limitandosi ad illustrare sul piano tecnico le indiscutibili qualità della nave e la preparazione del suo equipaggio». «Tuttavia, non essendo ancora concluse le indagini peritali - hanno detto ancora i legali - inserite nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal giudice, anticipare soluzioni difensive, ad avviso di questa difesa, appare inopportuno sul piano processuale». «Ecco perché Carlo Visentini - concludono i legali - oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del pubblico ministero».

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