BARI - Dalle prime luci dell’alba, a Bari, Rutigliano (Bari) e Lecce, gli agenti della Polizia di Stato stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di tre persone ritenute responsabili a vario titolo di aver tentato, il 22 agosto del 2012, di uccidere Giuseppe Mercante, capo dell’omonimo sodalizio criminale. Dovranno rispondere anche di porto e detenzione di armi da sparo e ricettazione. I tre arrestati sarebbero vicini al clan «Telegrafo».
Sono state le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia e quelle, inconsapevoli, di un barbiere ad incastrare i presunti autori del ferimento del boss del quartiere Libertà di Bari Giuseppe Mercante, noto negli ambienti della mala come 'Pinucc ù drogat', compiuto il 22 agosto 2012. Lo hanno riferito i funzionari della Squadra mobile in una conferenza stampa dopo l’arresto dei tre presunti autori dell’agguato.
Gli arrestati, accusati di tentato omicidio, sono i fratelli Donato e Arcangelo Telegrafo, di 29 e 24 anni (il primo sorvegliato speciale scarcerato di recente) e Tonino Rizzo, di 32 anni, di Rutigliano (Bari), tutti ritenuti appartenenti al clan Telegrafo; ad Arcangelo Telegrafo il provvedimento cautelare è stato notificato nel carcere di Lecce, dov'è detenuto, mentre gli altri due arrestati erano in libertà. Rizzo, secondo gli inquirenti, sarebbe da tempo legato al clan Telegrafo per la gestione dello spaccio di stupefacenti.
A mettere la Squadra mobile sulle loro tracce sono state alcune immagini di telecamere che hanno ritratto uno scooter Honda Sh, con due persone a bordo, transitare davanti ad una pescheria di via Nicolai, all’incrocio con via Brigata Regina, dove Mercante sostava nei frangenti in cui venne ferito. Per la polizia fu Arcangelo Telegrafo ad impugnare un revolver calibro 38, a tamburo, e a gridare contro Mercante 'infame' prima di sparare, a bordo di uno scooter, colpendolo due volte e fuggendo a bordo dello scooter guidato da Rizzo. Il veicolo è risultato rubato poco prima e venne trovato nel settembre del 2012 parzialmente bruciato in una contrada di Monopoli (Bari), ma con la targa ancora riconoscibile.
A confermare i sospetti degli investigatori sono poi arrivate le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia e di un inconsapevole barbiere. Quest’ultimo, ascoltato dagli inquirenti come persona informata sui fatti, raccontò agli agenti della Mobile di avere cambiato aspetto, con taglio di capelli e della barba, a due giovani che nella sua barberia si erano vantati di avere colpito 'il drogato'. Fu solo ascoltando la notizia in tv che il barbiere comprese che 'il drogato' non era un tossicodipendente qualsiasi bensì «Pinucc ù drogat», cioè il boss del quartiere Libertà.
Secondo la polizia, all’origine del tentato omicidio ci sarebbe stata la contrapposizione tra il clan Mercante e quello dei Telegrafo per la gestione e il controllo delle estorsioni, dello spaccio di sostanze stupefacenti, dell’usura e del mercato dei videopoker nei quartieri Libertà e San Paolo. Una conflittualità, quella tra i due clan baresi, iniziata nel 2005 con l’omicidio di Amleto Mercante, fratello di Giuseppe, e cresciuta dopo il tentato omicidio di quest’ultimo. Una guerra proseguita con ulteriori episodi armati che hanno visto coinvolte figure apicali delle opposte fazioni, tra le quali Donato Sifanno, ucciso al quartiere San Paolo il 15 febbraio 2014 con numerosi colpi di kalashnikov.