di FRANCO GIULIANO
«Una nuova, massiccia ondata di profughi in Puglia avrebbe effetti assolutamente negativi per la nostra immagine turistica».
Gli operatori alberghieri pugliesi parlano di «danni incalcolabili per la nostra economia», molto più gravi della presunta «ricaduta» economica che eventuali finanziamenti, annunciati dalla Ue, potrebbero avere su quelle strutture ricettive che si sono dette disposte ad ospitare migranti.
Mentre la Commissione Ue si dice pronta a mettere a disposizione 700 milioni di euro per portare assistenza nei Paesi dove si presume possano arrivare i circa 25mila rifugiati siriani, gli operatori turistici della Puglia chiedono un immediato tavolo di concertazione con le autorità e gli enti locali per definire una strategia.
«Sia chiaro, non siamo contrari alla solidarietà e alla accoglienza - dice il presidente di Federalberghi Brindisi, Pierangelo Argentieri -. Chiediamo però che questo fenomeno venga gestito, controllato pianificato e distribuito sul territorio, evitando concentrazioni che danneggiano lo stesso territorio interessato».
«Mesi fa - aggiunge Argentieri - c’è stato un bando attraverso il quale le Prefetture hanno chiesto la disponibilità ad alcuni operatori di ospitare migranti nelle loro strutture. Una offerta al buio che non conteneva alcuna pianificazione, controllo dei numeri o distribuzione sul territorio. Il risultato è stato che migliaia di migranti sono concentrati in alcune province con una particolare vocazione turistica. Non c’è stato insomma un confronto preventivo con le realtà locali, persino con gli stessi Comuni. Chi ha risposto al bando lo ha fatto senza confrontarsi con le istituzioni o il sistema. Per questo ora guardiamo con preoccupazione a quello che può accadere con una Puglia nuova porta di ingresso della disperazione».
Argentieri a nome della categoria chiede dunque un confronto col governo regionale.
«Il problema - aggiunge - non è quello della accoglienza. Ma di una pianificazione. I danni di una cattiva gestione potrebbero essere molto più gravi della stessa ricaduta economica che quei finanziamenti europei annunciati potrebbero apportare al Pil regionale».
«Non vogliamo fermare la storia - dice - e metterci contro le scelte di politica internazionale che riguardano un evento senza precedenti per l’equilibrio del mondo. Vogliamo solo che si tenga contro che il danno di immagine, in caso di una forte ondata di sbarchi o di presenze, sarebbe di gran lunga superiore al business che questo fenomeno apporta ad alcuni alberghi spesso fatiscenti e esclusi dal mercato turistico».
I 35 euro al giorno (più Iva al 4%) per ospite che una struttura alberghiera riceve dalla prefettura riguarda una particolare nicchia del variegato mercato dell’accoglienza alberghiera interessata a questo affare. Nel territorio di Brindisi, tra San Vito e Carovigno c’è una struttura che ospita 300 migranti, un business da 10mila euro al giorno che moltiplicato per un mese o addirittura un anno vuol dire milioni di euro. Cifra che basta, in alcuni casi, a ripagare il sacrificio per gli eventuali danni subiti dalla struttura».
L’altro messaggio dunque è che bisogna sapere gestire correttamente questo fenomeno, per evitare che Mafia-Capitale replichi la sua esperienza anche in Puglia, così come avvertono i servizi segreti riguardo al coinvolgimento degli scafisti della criminalità salentina legata un tempo al contrabbando in questo nuovo affare.
«È chiaro - ha detto nei giorni scorsi il governatore della Puglia, Michele Emiliano al ministro degli Interni Alfano - che non siamo in grado di sopportare numeri come quelli riportati dalla stampa: da 150mila persone in su. O almeno non lo siamo adesso».
«La Puglia comunque - aveva dichiarato Emiliano - è pronta a sostenere il governo nella gestione di qualunque emergenza, ma ovviamente ha bisogno di sapere che una volta superata la fase della prima accoglienza ci sarà poi una fase di seconda accoglienza che non può essere gestita solo a livello regionale. Ci auguriamo che la politica estera dell’Unione europea e dell’Italia sventi questa follia di chiudere il corridoio balcanico, che significherebbe rimettere in mare migliaia e migliaia di persone con rischi di mortalità altissimi».
«La Puglia, il Salento - dice Mario Mauro, direttore da venti anni della più importante struttura alberghiera della Puglia, meta del turismo d’elite del nord Europa - è considerata da sempre una terra di accoglienza. Il rischio però di una cattiva gestione di questa nuova ondata potrebbe avere conseguenze gravissime sul mercato turistico che subisce tali fenomeni. La gente va in vacanza e sceglie un luogo sicuro, se invece sa che in quella regione ci sono migliaia di profughi, anche solo emotivamente non si sente sicura. Dall’altra c’è l’aspetto umanitario: se i flussi sono controllati e gestiti e l’accoglienza avviene in modo organizzato e strutturato non credo ci dovrebbe essere alcun problema. L’aspetto umanitario va salvaguardato. Tutti dovremmo dare una mano a questa gente, lo dice la nostra stessa cultura».
Riguardo alla eventuale ricaduta economica Mauro «non crede che ci siano strutture, almeno quelle sulle quali la nostra regione basa la sua offerta turistica internazionale, che possano essere destinate a questo utilizzo. Non credo che sia possibile».
Il più preoccupato di tutti è il presidente di Federalberghi Lecce, Mimmo De Santis, una delle figure storiche del settore, testimone di mille emergenze che hanno avuto effetti sul turismo in questi anni: dalla guerra nei Balcani (con la chiusura degli scali pugliesi) agli sbarchi dall’Albania.
«Sarrebbe una tragedia. Perchè poi sono le tv, e la stampa in genere, a creare allarme e a danneggiare l’immagine. Per noi sarebbe una vera tragedia. Fino a quando si tratta di ospitare poche centinaia di migranti il problema non è grave. Se invece i numeri dovessero essere quelli che sentiamo in tv, rischiamo di avere un crollo della domanda che in un momento delicato come questo sarebbe una sciagura. Così come avvenne negli anni ‘90 con la fuga dei disperati dall’Albania».