PESARO - «Circonvenzione di incapace»: è questa l'ipotesi di reato sulla quale sta indagando il capo pro-tempore della Procura della Repubblica di Pesaro, Massimo De Patria, a proposito delle esternazioni del notaio Luciano Buonanno, che il 29 luglio scorso raccolse le volontà di Luciano Pavarotti sulla destinazione del suo patrimonio americano. Più precisamente, nel fascicolo aperto per il momento «contro ignoti», sono contenute due fotocopie: una relativa ad un'intervista che il notaio pesarese concesse al quotidiano «QN». «Ricordo bene che era già tutto predisposto al mio arrivo in casa Pavarotti. Il maestro, già sofferente e disteso a letto alle 10 di mattina, si è limitato a dire sì alle mie domande e a firmare. Mi chiedo allora in che condizioni psicofisiche fosse», tutto virgolettato; la seconda è di «Diva e Donna», sempre del 3 ottobre scorso, con due frasi attribuite al notaio: «Credo sia apparso a tutti evidente che il testamento di Luciano Pavarotti era stato completamente predisposto dai legali. Non ero d'accordo su vari punti, ma mi è stato imposto di non modificare nulla» e, più avanti nel testo: «... Ma in suo luogo intervenne il legale, affermando che il valore degli immobili si aggirava intorno ai 9 milioni di dollari, e dei beni mobili intorno ai 100 mila dollari. All'affermazione del legale, il maestro strabuzzò gli occhi dicendo: "Io credo molto di più"».
Insieme alle fotocopie degli articoli c'è anche una dichiarazione diretta, che Buonanno ha reso alla Procura come «persona informata dei fatti». L'atto a cui si fa riferimento, cioè la creazione di un trust per contenere il patrimonio americano del tenore e che vede come unica beneficiaria la moglie Nicoletta Mantovani, non convinse sin da subito il notaio pesarese, che comunque raccolse la firma del maestro per poi dire successivamente ai giornali: «Ritengo che il dibattito sull'eredità di Luciano Pavarotti debba andare oltre il testamento».
In che condizioni era Luciano Pavarotti al momento della firma del «testamento americano»? Poteva rifiutarsi di firmare quell'atto che - secondo quanto dice il notaio pesarese Luciano Buonanno - era già scritto «dai legali americani perchè il "trust" è una disciplina rara in Italia e complicata in genere»? A queste domande dovrà dare risposta l'indagine della Procura, che ha aperto un fascicolo contro ignoti, ipotizzando il reato di circonvenzione di incapace, che è procedibile d'ufficio.
Nel frattempo, le esternazioni ai media di Buonanno non sono piaciute al collegio notarile di Pesaro, che ha chiesto un pronunciamento del Coredi delle Marche, la commissione disciplinare dei notai. Un atto del quale Buonanno dice di non saperne nulla: «Non ho rivelato nulla, né ho mancato ai doveri che mi impone la mia professione», ha dichiarato il notaio pesarese che però, secondo indiscrezioni non confermate, dovrà fare arrivare una memoria scritta per difendersi dall'accusa di aver violato il codice deontologico.
Martedì 23 Ottobre 2007, 12:58
09 Novembre 2024, 20:01
















