BARI - Lotta al gioco d’azzardo, la prevenzione inizia nelle scuole, nelle associazioni e nelle parrocchie. Al via il progetto «La vita non è un azzardo, gioca responsabilmente» promosso dall’I stituto Tommaso Fiore, in collaborazione con il circolo Acli di Modugno S. Rocco e S. Nicola da Tolentino e il Sert Bari. Un progetto nato con l’obiettivo di portare la prevenzione sino alle fasce più deboli e vulnerabili della società, quelle dell’adolescenza, dove il fenomeno sta registrando una preoccupante e devastante accelerazione. La conferma viene da Pino, un ex giocatore: «Ho fatto la mia prima giocata all’età di 8 anni – racconta lucido – a 15 anni già giocavo ai videopoker. Non mi diceva niente nessuno, tanto pagavo».
I dati - Inquietanti i dati diffusi dall’Osservatorio del dipartimento dipendenze patologiche della Asl di Bari: nel 2013, tra le persone che hanno chiesto aiuto al Sert, ci sono due casi di ragazzi tra i 15 ed i 19 anni e otto di età compresa tra i 20 ed i 24 anni.
Senza contare quelli che si affacciano la prima volta e non tornano più e quelli che ancora non sanno di aver iniziato a covare la compulsione al gioco. «È importante creare una rete sul territorio che possa sia diffondere la conoscenza del problema che prevenirlo», dice Vito Sante Martinelli, presidente delle Acli. Secondo i dati dell’Osservatorio, sono infatti 131 i giocatori d’azzardo che nel 2013 hanno chiesto aiuto ai Sert della provincia di Bari, 117 uomini e 14 donne, con un pauroso incremento del 64% di nuovi utenti, il cui numero totale è salito a 84 in pochi mesi. Un dato in salita del 54% rispetto al 2012, quando i giocatori in cura presso i Sert della provincia erano 85.
Nel dettaglio, l’età più colpita dal rischio compulsione è quella che va dai 35 ai 44 anni con 55 casi registrati. Segue la fascia dei cinquantenni con 35 casi e, come già detto, la certezza che l’insorgenza della patologia può avvenire già tra i 15 ed i 24 anni con i dieci casi accertati.
I giochi che provocano dipendenza - Sotto i riflettori, dunque, è finito l’uso e l’abuso di biglietti gratta e vinci, slot machine, lotto e superenalotto, giochi trasversali per ceto sociale, sesso ed età e che in tempi di crisi diventano per tutti speranza di guadagno. I danni maggiori e le patologie sono favorite dalla presenza selvaggia di sale slot, video-lottery, centri scommesse e ricevitorie di ogni tipo con le piattaforme on-line in crescita.
Per questo il circolo Acli è da circa un anno in prima linea sul tema della prevenzione della dipendenza da gioco d’azzardo con uno sportello di primo ascolto, attivo tutti i martedì dalle 19 alle 20 nella sede di via Conte Stella 54 a Modugno. « Il fenomeno è molto ampio, va dai giovanissimi ai pensionati - dice Eleonora Leombruno, 30 anni, la psicologa che segue lo sportello Acli - il primo problema che i giocatori devono affrontare è quello dell’etichettamento, - afferma - quel senso di vergogna che impedisce loro di chiedere aiuto. Ad un certo punto si rendono conto di aver bisogno di una mano ma quella vergogna può impedire loro di uscire allo scoperto».
Il progetto scolastico - In continuità con lo sportello è nato il progetto dell’istituto superiore Tommaso Fiore. Una serie di incontri con i ragazzi delle classi quarte condotti dagli esperti e coordinati dalla Leombruno in collaborazione con il sociologo del Sert Claudio Poggi e l’assistente sociale Angela Mosca. «Bisogna iniziare dai ragazzi – dice la Leombruno - fornire loro strumenti, competenze e conoscenze per aiutarli a comprendere che il gioco d’azzardo può diventare patologico e quindi un vortice incontenibile».
Il progetto culminerà con la realizzazione di un cortometraggio sul tema della dipendenza da gioco d’azzardo che sarà presentato nel corso di un convegno conclusivo in programma a gennaio. «Il progetto è importante per la sua valenza formativa e soprattutto preventiva – dice Eugenio Scardaccione, dirigente dell’istituto - coinvolgere in modo interattivo i ragazzi è una preziosa opportunità per acquisire una consapevolezza su un rischio che è alle porte di un universo giovanile disorientato e che può essere imbrigliato in bisogni indotti come quello del gioco d’azzardo che affascina all’inizio tale da provocare poi una dipendenza nociva che sfocia in una vera e pericolosa patologia».
Le associazioni - L’altra faccia della prevenzione e dell’accoglienza è quella del gruppo dei Giocatori Anonimi, ex giocatori d’azzardo che nei saloni della Parrocchia Immacolata, di viale delle Repubblica, sempre a Modugno, hanno aperto un gruppo d’ascolto e di autocontrollo. Il gruppo dei Giocatori Anonimi condivide il suo percorso di liberazione dal gioco d’azzardo con il Gamanon, un’associazione che sostiene e riunisce anche gli amici e i familiari dei giocatori. «Nei nostri incontri non ci sono professionisti ma solo persone che vivono o hanno vissuto il problema» dice Monica, la moglie 40enne di un ex giocatore d’azzardo. Il gruppo di autocontrollo si basa sul riadattamento dei dodici passi utilizzati nelle terapie di gruppo degli alcolisti anonimi. «Quella del gioco è una malattia emozionale progressiva e distruttiva – ci racconta Alberto – si può curare sono con un cambiamento di mentalità ed il gruppo ti aiuta in questo perché non ti lascia solo. La compulsione, invece, ti isola dalla società, perché il giocatore d’azzardo ha bisogno di restare solo per giocare».
Solo in provincia di Bari, sono oltre 200 le persone iscritte all’associazione. La scelta di Modugno appare strategica, perché dopo le sedi di Taranto, Brindisi, Triggiano e i due gruppi di Bari, aprire un gruppo nella parrocchia Immacolata, per i Giocatori Anonimi significa rafforzare la presenza nel capoluogo ma anche guardare ai paesi che si affacciano sulla murgia barese dove sembra che il gioco d’azzardo abbia raggiunto livelli preoccupanti.