ROMA - L'avventura è finita. Il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha rassegnato le dimissioni. Il numero uno di Via Nazionale, indagato nell'inchiesta sul caso Antonveneta e sempre più sotto accusa e sotto attacco anche sul fronte politico, ha rimesso il suo mandato nelle mani del decano del Consiglio superiore della Banca d'Italia, Paolo Emilio Ferreri «per riportare serenità nel superiore interesse del Paese» come spiega il comunicato emesso da via Nazionale.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'arresto dell'ex Ad della Bpi, Gianpiero Fiorani, che, interrogato per ore negli ultimi giorni, avrebbe confermato che Fazio era al corrente di tutti gli atti illeciti compiuti nell'istituto lodigiano. Inutile, a questo punto, il consiglio dei ministri ad hoc previsto per domani.
Fazio ha rimesso il mandato nella mani del consigliere anziano Paolo Emilio Ferreri, che con Cesare Mirabelli, membro del Consiglio e già presidente della Corte Costituzionale, era stato a colloquio da questa mattina con il Governatore. L'incontro mirava a fare il punto dopo le indiscrezioni circolate nel fine settimana sulle rivelazioni fatte ai giudici in carcere dall'ex Ad di Banca popolare italiana, Gianpiero Fiorani, circa il ruolo attivo di Fazio - indagato dalle Procure di Roma e Milano - nel sostenere la cordata italiana (Fiorani, Gnutti, Ricucci e altri) per la conquista di banca Antonveneta contro gli olandesi di Abn Amro.
Soprattutto i vertici di Via Nazionale si preparavano al Consiglio dei Ministri previsto per domani e che nelle intenzioni del Governo avrebbe dovuto preludere alla fine del mandato di Fazio in Banca d'Italia e alla sua rapida sostituzione.
L'auspicio era proprio di evitare una soluzione traumatica, di netta rottura con la tradizione e la storia della Banca centrale, facendola precedere in tempi rapidi da una decisione autonoma, da ratificare - come è stato confermato nella stessa nota sulle dimissioni - nella seduta di domani del Consiglio superiore, massimo organo decisionale di palazzo Koch, che prima degli sviluppi più recenti del caso Antonveneta aveva graniticamente sostenuto il Governatore. Domani, il governo aveva in calendario anche la modifica dell'emendamento al ddl risparmio a cui è ancora al lavoro il ministero dell'Economia e che doveva aprire la strada per l'uscita di scena del Governatore. Fino alla formalizzazione dell'iscrizione nel registro degli indagati a Milano Fazio aveva tenacemente resistito. I tentativi di mediazione, per i quali si erano attivati il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e perfino il cardinale Giovan Battista Re, amico personale della famiglia del Governatore, non sembravano avere portato frutti. Fazio non sembrava disponibile a dimettersi e, due giorni fa, aveva affidato a una nota la sua posizione: «Ho sempre operato nel rispetto della legge» e «sono assolutamente tranquillo», aveva detto.
Si fanno già, intanto, i nomi dei candidati alla poltrona di Governatore: un economista di chiara fama internazionale (Mario Monti o Mario Draghi), ma che abbia comunque un legame con Bankitalia, che sia un interno (l'ipotesi Pier Luigi Ciocca o Ignazio Visco sono ancora in piedi) o che dalla Banca d'Italia provenga (come Tommaso Padoa Schioppa o Vittorio Grilli). Questa sarebbe una condizione considerata essenziale anche dal Quirinale.
Tuttavia, nell'immediato Fazio sarà semplicemente sostituito per vie interne. Come previsto dalle regole statutarie di Bankitalia in caso di assenza o impedimento del Governatore della Banca d'Italia sarà il direttore generale, quindi Vincenzo Desario, a svolgere le funzioni di guida dell'istituto centrale nella linea di continuità dell'Istituzione. Il Consiglio Superiore è convocato in seduta ordinaria e non potrà indicare il nuovo Governatore. Il comunicato di Via Nazionale non si limita a rendere ufficiale l'addio dell'ultimo Governatore della lira, ma ricorda che Fazio «ha servito la Banca e il Paese per quarantacinque anni, dal 1960. Nel corso del suo lungo impegno, intreramente dedicato all'istituto, ha dato impulso alla ricerca economica e istituzionale. Nel servizio studi ha costuito, negli anni Sessanta, il primo modello econometrico dell'economia italiana, all'avanguardia a livello internazionale. Ha elaborato schemi originali di analisi monetaria applicati con efficacia per la stabilizzazione dell'economia italiana e del cambio negli anni settanta e ottanta». «Incessante - prosegue la nota della Banca centrale - è stata la promozione degli interessi nazionali, in coerenza con gli interessi europei, nel rispetto della legge e con gli strumenti posti a disposizione dell'ordinamento. La valorizzazione dell'indipendenza della Banca d'Italia, del suo assetto, della sua articolazione organizzativa, del suo impareggiabile patrimonio di professionalità e competente è stata costante. Su questo ricchissimo patrimonio, sull'amore per l'Istituto, sulla costante cura della sua autonomia il Paese può fare pieno affidamento».
A Piazza Affari i principali titoli bancari hanno subito una brusca impennata. Gli investitori si sono messi a comprare a man bassa i titoli convinti che ora le grandi banche italiane diventeranno ora più contendibili, soprattutto per gli stranieri che già hanno messo piede in Italia e puntano ad accrescere la loro presenza. In evidenza Banca Intesa che vede tra i principali azionisti Credit Agricole e che con un balzo superiore al 2% è salita al nuovo massimo dell'anno di 4,37 euro. Ma anche Capitalia (+2,5%) di cui Abn Amro detiene una quota significativa e che era invariata prima dell'annuncio ed è volata da 4,84 euro al nuovo massimo dell'anno di 4,97 euro. Vola anche Sanpaolo Imi (+2,1%) a 13,06 euro e che vede tra gli azionisti il gruppo spagnolo Santander. Ha accelerato Bnl (+1,5%) a 2,8 euro, ma gli acquisti si sono dirottati anche su Unicredit (+1,3%) al nuovo massimo del 2005 di 5,705 euro.
Nino Sunseri
Lunedì 19 Dicembre 2005, 00:00
24 Aprile 2021, 11:41