L'emendamento Ds-Dl sembra invece riaprire, sul piano delle misure concrete, il confronto tra l'ala riformista dell'Unione e l'episcopato, proprio mentre la Cei promette che non tacerà su vita e famiglia. La proposta prevede due diversi tipi di intervento a sostegno della gravidanza. Per le ragazze madri in gravi condizioni di disagio sociale ed economico e comunque con un reddito non superiore a 25.000 euro annui viene previsto un assegno mensile di 350 euro, a partire dal terzo mese di gravidanza (cioè l'ultimo entro il quale si può decidere di abortire) fino al momento del parto. L'altra misura, come spiega Rosi Bindi, in realtà è un modo di allargare la tutela della maternità anche alle donne (italiane, comunitarie ed extracomunitarie con regolare permesso di soggiorno) casalinghe, disoccupate o con nuovi contratti di lavoro flessibile (i cosiddetti co.co.co previsti dalla legge Biagi, scoperti da tutela per la maternità). A partire dal sesto mese di gravidanza verrà loro concesso un assegno mensile di 250 euro, a condizione che non superino il reddito familiare di 40.000 euro.
«Un buon precedente», elogia subito Monsignor Elio Sgreccia della Pontificia Accademia per la vita. Ma per Luca Volontè, capogruppo dell'Udc alla Camera, «fatti i conti, tra il bonus bebè e le misure avanzate oggi dall'ex ministro Bindi non c'è paragone, perchè il bonus figlio ha il vantaggio di non essere ridotto alla figura della mamma single in difficoltà». E il vicesegretario centrista Ermina Mazzoni, rivendicando la paternità della proposta all'Udc, parla di una vicenda «emblematica della difficoltà con cui gli ex popolari e parte dei Ds vivono questi temi».
Riccardo Pedrizzi, responsabile per le Politiche della famiglia di An, trova sbagliato parlare di emendamento anti-aborto «perchè il sostegno varrebbe a partire dal momento in cui la legge 194 non consente più l'aborto per qualsivoglia motivo». Francesco Giro, responsabile Fi per i Rapporti con il mondo cattolico, invece si congratula: «Straordinariamente, con questa iniziativa legislativa affiora a sinistra una nuova cultura politica a favore della vita nascente e Fi non può che rallegrarsene». Anche Adolfo Urso, viceministro di An, plaude, rimarcando però con la matita blu le «profonde divisioni a sinistra» sul tema. La norma evita-aborto (che per il primo firmatario Fioroni «è riduttivo definire solo tale) prevede infatti misure che dividono nell'Unione. «Se si vogliono mettere le donne italiane nelle condizioni di quelle che vivono in altri paesi stranieri - affermano le deputate diessine Buffo e Tropia - non basta un sostegno finanziario per alcuni mesi della gravidanza, bisogna potenziare il welfare e fare i servizi, contrastare la precarietà del lavoro». «Iniziativa strumentale», commenta Luana Zanella, deputata dei Verdi. «Proposta debole, forse debolissima», condivide Daniele Capezzone, della segreteria della Rosa nel pugno. L'Udeur invece apre: «Proposta interessante, purchè compatibile con quelle da noi già messe a punto sulla famiglia». Intanto oggi arriva il primo via libera della commissione Affari sociali della Camera alla indagine conoscitiva sulla applicazione della legge 194. Unione e Nuovo Psi non partecipano al voto ma passa con i soli voti della maggioranza la proposta dell'Udc, che prevede un ciclo di audizioni tra tutti i soggetti chiamati ad operare dalla legge 194.
Milena Di Mauro