ROMA - Piero Grasso è il nuovo procuratore nazionale Antimafia con 18 voti a favore e 5 astenuti al termine del plenum del Consiglio superiore della magistratura.
Unanime il giudizio positivo sul magistrato che ora dovrà lasciare la Procura di Palermo: tutti d'accordo nell'evidenziarne il profilo professionale di assoluta eccellenza, fondato su grande abnegazione ed elevatissima cultura giuridica. Ma sulla nomina al vertice della Direzione nazionale antimafia pesa ancora la "ferita Caselli", una ferita che ha portato i cinque componenti togati di Magistratura democratica ad astenersi dal voto.
«Occorre anche dire con chiarezza - ha spiegato ad esempio Giovanni Salvi - che la procedura per la nomina del procuratore nazionale Antimafia è stata segnata da pressioni esterne senza precedenti, che sono giunte fino a motivare iniziative legislative con la necessità di evitare anche solo il rischio che il dottor Caselli (escluso dal concorso per le sopravvenute norme della riforma dell'ordinamento giudiziario che prevedono una prospettiva di lavoro di quattro anni, prima del pensionamento, per i magistrati che vogliono ottenere un incarico direttivo) potesse essere chiamato a svolgere questo incarico».
Se vi fosse stato un concorso regolare «avrei votato con certezza Caselli - ha sottolineato Giuseppe Salmè - ma Caselli non c'è. Io non ho nulla da contrapporre alla motivazione a favore della nomina di Piero Grasso, ma questo è un concorso anomalo, eterodeterminato che non si è svolto in base alle regole volute dalla costituente», ma con «una violazione delle competenze del Csm e uno svilimento del suo ruolo».
Certo, sono tutti d'accordo: i meriti di Grasso devono essere riconosciuti. La relazione con la quale la quinta commissione ha portato il suo nome davanti all'assemblea di Palazzo dei Marescialli parla chiaro: «In tutti i ruoli ricoperti - si legge - il magistrato ha evidenziato un profilo professionale di assoluta eccellenza, fondato su una grande abnegazione, elevatissima cultura giuridica, ampia capacità organizzativa, profondo intuito investigativo. Nelle funzioni espletate egli ha avuto modo di acquisire una conoscenza estremamente approfondita del tessuto criminale nazionale ed internazionale e soprattutto di quello palermitano, noto per essere fra i più articolati e radicati e, perciò, difficili da debellare. Nel contempo ha dimostrato il coraggio e la determinazione di combatterlo e perseguirlo, con costanza e tenacia, il che gli ha fatto guadagnare indiscusso e incondizionato prestigio nella magistratura italiana oltre che notorietà a livello nazionale». La conoscenza profonda del fenomeno criminale organizzato «sedimentata nell'intera carriera professionale e maturata attraverso una pluralità di privilegiate e qualificate esperienze pongono Piero Grasso in una posizione di assoluta prevalenza nei confronti degli altri aspiranti».
Proprio il giudizio unanime, largamente positivo, nei confronti di Grasso viene salutato con grande soddisfazione dal vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, che per questa ragione esprime il suo voto favorevole, non astenendosi «come di regola faccio - spiega - quando vi è contrasto di valutazione e di giudizio sui magistrati da nominare». A favore di Grasso ha votato anche il primo presidente della Cassazione, Nicola Marvulli, ed hanno votato anche i componenti laici di centrosinistra Gianfranco Schietroma e Luigi Berlinguer. Ma è proprio Berlinguer, nel suo intervento, a notare: «Non credo che il Csm possa essere considerato come una terza Camera. Questa infatti è una grande sciocchezza. Non credo però che ci si possa esimere da esprimere una opinione su alcuni elementi che sul diritto hanno rilevanza: la legge deve essere generale e astratta, ma abbiamo avuto troppe cadute di questo principio». Si tratta di un vulnus alla cultura del diritto. E se Grasso è il magistrato che Berlinguer vota in plenum, sottolinea anche che Caselli è «un servitore dello Stato che si è prodigato e che si è visto mortificato».
A Palazzo dei Marescialli, dunque, si vota per Grasso, ma si parla molto di Giancarlo Caselli e di quella norma che ne ha escluso la candidatura. Lo fa Francesco Menditto (Md), riepilogando le tappe della procedura iniziata nel novembre 2004. Ne parlano gli esponenti del movimento: Giuseppe Fici ed Ernesto Aghina. La soluzione a cui le diverse anime del plenum arrivano, partendo da una stessa base, è diversa: Magistratura democratica ritiene di doversi astenere, gli altri votano il magistrato, di valore, e alcuni sottolineano il rischio, come fa Nello Stabile (Unicost), che le astensioni possano avere un effetto di depotenziamento del ruolo di procuratore nazionale Antimafia. La nomina di Grasso, sottolinea Francesco Lovoi, di Magistratura indipendente, «non è una nomina dimezzata». Il consigliere laico Nicola Buccico ripete chiaro: «Oggi nominiamo Piero Grasso e possiamo affermare con serenità che ieri avremmo nominato Piero Grasso. Occorre superare, in momenti così delicati della vita giudiziaria del Paese, polemiche inutili enfatizzate da una norma altrettanto inutile e accompagnare l'avvio della attività del dottor Grasso con sentimenti di solidarietà ed auspici di successo».
Giovedì 13 Ottobre 2005, 09:25
30 Marzo 2025, 16:15