TARANTO - C’erano quindici centimetri di terriccio, massi di varie dimensioni e arbusti sull’imboccatura del pozzo di raccolta dell’acqua piovana che custodiva il corpo di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa il 26 agosto del 2010.
A ricordare le drammatiche fasi del ritrovamento e del recupero del cadavere, avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 ottobre del 2010 grazie alla confessione di Michele Misseri, è stato il luogotenente Adolfo Semeraro, comandante della Sezione investigazioni scientifiche del Reparto operativo di Taranto, testimone cruciale della diciottesima udienza del processo per l’omicidio della 15enne.
Dinanzi alla corte d’assise, sollecitato dal sostituto procuratore Mariano Buccoliero e malgrado un flebile tentativo della difesa di Sabrina Misseri di evitare una rappresentazione così scenografica e ad alto impatto emotivo per i giudici popolari, il luogotenente Semeraro ha mostrato le oltre 70 foto scattate quella drammatica notte. Dall’individuazione del pozzo, sul quale Michele Misseri aveva messo un ceppo di vite per ricordarsi dove si trovava l’imboccatura, all’arrivo della gru, fino, ad alba ormai piena, al recupero del cadavere della povera Sarah.
Foto a colori che in aula hanno provocato reazioni di diverso tipo. Concetta, mamma di Sarah, al secondo fotogramma è corsa fuori, accompagnata dall’inseparabile Caterina Scigliuzzo, per evitare quello choc che il medico legale le sconsigliò la mattina del 7 ottobre 2010, quando si recò all’obitorio per effettuare il riconoscimento e ne uscì senza rivedere per l’ultima volta la sua amata figlioletta. Cosima Serrano e suo marito Michele Misseri, separati da una fila dei banchi a disposizione delle parti processuali e distanti dal 26 maggio del 2011, giorno dell’arresto della donna, volgono lo sguardo in basso, verso il vuoto. Evitano di posare i loro occhi su quelle foto così drammatiche, e così evocative. Sabrina Misseri no, Sabrina guarda, fisso. Si gira alla sua sinistra per non perdersi un fotogramma. Ha gli occhi lucidi, singhiozza ogni tanto, ma guarda, ha la forza per guardare.
Il luogotenente Semeraro finisce il suo racconto, conclude la sua cronaca con il ritrovamento di due oggetti di Sarah in fondo al pozzo di contrada Mosca, un braccialetto d’oro e un ciondolo con uno scoiattolo, reperti in grado di confermare che era proprio quello della 15enne il cadavere ritrovato, sgombrando il campo da dubbi strumentali generati da quanti, allora come oggi, leggono la vicenda in maniera strumentale tralasciando fatti e circostanze.
Concetta Serrano è poi rientrata in aula, assistendo alla ricostruzione delle fasi del sopralluogo nel garage e nell’abitazione della famiglia Misseri, del sopralluogo compiuto da Michele Misseri con gli inquirenti ad Avetrana il 5 novembre, nel corso del quale vennero rinvenuti gli indumenti bruciacchiati e altri oggetti appartenenti a Sarah.
La corte d’assise ha intanto disposto l’acquisizione del cellulare di Valentina Misseri, sorella di Sabrina, contenente alcuni sms scambiati con la testimone Anna Pisanò mentre il sostituto procuratore Mariano Buccoliero ha chiesto ai giudici di acquisire alcune lettere scritte da Michele Misseri nell’aprile del 2012 e inviate alla moglie e alla figlia, missive nelle quali il contadino di Avetrana ripercorre ancora una volta a modo suo tutta la storia. La corte deciderà nella prossima udienza, fissata per il 3 luglio.
il pozzomaledettoL’imboccatura del pozzo dove è stato ritrovato il cadavere di Sarah Scazzi
il pozzo maledetto