Domenica 07 Settembre 2025 | 23:27

Montalbano sono...  E vengo dalla Puglia

 
Montalbano sono...  E vengo dalla Puglia

Mercoledì 22 Febbraio 2012, 09:19

20 Novembre 2024, 18:49

di OSVALDO SCORRANO

Il giovane Montalbano è l’attore tarantino Michele Riondino, protagonista della nuova serie tv tratta dai celebri racconti di Andrea Camilleri, che Raiuno manderà in onda per sei puntate, in prima serata, a partire da domani con la regia di Gianluca Tavarelli. Prodotto da Raifction e Palomar, il prequel è ambientato all’inizio degli anni Novanta e racconta come si è formato il mondo di Montalbano così come lo conosciamo, partendo proprio dall’episodio La prima indagine di Montalbano, avvenuta nel paese di montagna di Mascalippa, prima del trasferimento del noto commissario a Vigata. 

«L’impressione che ho avuto vedendo i sei episodi è ottima – dichiara Andrea Camilleri - e il racconto tiene dalla prima all’ultima inquadratura. Quando ho visto l’inizio mi sono quasi commosso di fronte a questo paese di montagna, con le rampe da salire: era quello che avevo in mente quando scrivendo di Montalbano giovane l’ave vo portato lì». E all’apprezzamento per il pregevole risultato della fiction, lo scrittore aggiunge quello per Michele Riondino, reputandolo «un bravissimo attore, che ben s’è inserito n un lavoro collettivo di pari dignità al classico Montalbano». 

Allora, Riondino è contento dell’apprezzamento di Camilleri? «Sono onorato, felice. Finora la serie non l’ha vista nessuno, solo lui ha visionato le sei puntate riferendomi che sono riuscito a sorprenderlo e questo per me è stato un autentico regalo». 

Interpretando il giovane Montalbanoha sentito su di sé l’ingombrante eredità di Montalbano adulto? «Una grande responsabilità, che all’inizio è coincisa anche la difficoltà di calarmi nel ruolo finora sostenuto da un attore, come Luca Zingaretti, amato dal pubblico. Veramente all’inizio non volevo accettare, perché mi sembrava un’operazione furba, non mi piaceva l’ipotesi di far parte di un progetto già ben consolidato; ma parlando con tutti, dal regista ai produttori allo stesso Camilleri, ho avuto la convinzione che si trattava di un’esperienza da fare, con volontà e decisione». 

Come si è trovato a recitare sulla scrittura di Andrea Camilleri? «È una scrittura molto descrittiva, le cui parole contengono già le immagini da evocare, precisa, puntuale. Mi ha molto aiutato nel lavoro di ricostruzione del mio ruolo, perché io come attore sono uno che ricerca nel passato del personaggio e questo è un intero progetto volto al passato». 

Lei è considerato uno dei giovani attori più autorevoli del cinema italiano e in questi giorni è sul set, in Friuli, del nuovo film di Marco Bellocchio, «Bella addormentata», che ha sullo sfondo gli ultimi giorni della vita di Eluana Englaro. Com’è lavorare con uno dei massimi registi del nostro cinema? «Il film ruota su un argomento forte ma necessario da trattare in merito al quale io da laico ho le mie opinioni. Il lavoro con Bellocchio è straordinario e ancora stento a credere che in soli cinque anni sono passato da Daniele Vicari a lui, tutto in poco tempo, che non permette nemmeno di sorprendermi». 

E mentre stanno per uscire al cinema «Gli sfiorati» di Matteo Rovere e «Henry» di Alessandro Piva, nei quali compare tra i protagonisti, c’è molta attesa per l’uscita di «Acciaio», attualmente in post-produzione, che il regista Stefano Mordini ha tratto dal best seller di Silvia Avallone, dove lei recita accanto a Vittoria Puccini e Massimo Popolizio: sullo sfondo la riconversione industriale della Lucchini di Piombino, c’è un possibile paragone con l’Ilva della sua Taranto? «Mentre leggevo il romanzo della Avallone pensavo che prima o poi sarebbe diventato un film e che io, figlio della fabbrica, in qualche modo ne sarei stato protagonista. Lavorandoci ha avuto modo di pensare come le due realtà industriali siano completamente differenti, pur nella crisi che le ha colpite. A Piombino c’è sempre stato un rispetto per il territorio ambientale, mentre a Taranto non è mai esistito e i responsabili dell’Ilva dovrebbero essere accusati di pluriomicidio per l’inquinamento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)