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Il viceministro Sisto (FI) «Le nostre priorità? Pnrr e equo compenso»

 
Alessandra Colucci

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Alessandra Colucci

Sisto: «Così nasce il New Deal della Giustizia»

«Faremo solo le riforme attuabili»

Martedì 01 Novembre 2022, 13:30

BARI - Quando era stato fatto il suo nome come possibile ministro della Giustizia, il penalista barese Francesco Paolo Sisto (Forza Italia), eletto senatore lo scorso 25 settembre, dopo una lunga esperienza alla Camera, aveva confidato di «aspettare senza aspettative». La formazione del governo Meloni ha raccontato un’altra storia, ma da ieri, insieme all’unico altro pugliese Marcello Gemmato, Sisto è viceministro alla Giustizia, a coronamento di un lungo impegno in politica.
Senatore Sisto, quali sono le sue sensazioni in questo momento?
«Una grande soddisfazione che si accompagna a quella del consenso elettorale ricevuto nelle elezioni nel mio collegio senatoriale: ho 142.126 ragioni per essere contento di questa nomina che ovviamente mi gratifica sul piano personale ma mi impegna ancora di più sul territorio, per offrire risposte che i pugliesi meritano. È una soddisfazione ma anche un ulteriore stimolo all’adempimento, che mi consentirà anche fin completare qualche progetto rimasto... Nel pennino della mia precedente esperienza di sottosegretario».

A questo proposito, quali sono i primi impegni in agenda?
«L’equo compenso prima di tutto: bisogna chiudere questa partita, fermatasi a pochi attimi dal termine, attesa da centinaia di migliaia di professionisti, con giustificata ansia. Poi c’è da verificare che tutte le riforme strutturali del Pnrr trovino la loro attuazione entro il 31 dicembre. In questo senso, il rinvio al 30 dicembre della riforma del processo penale è compatibile con questa scadenza importantissima. Bisogna poi che le riforme non siano soltanto normative ma siano anche logisticamente possibili , e questo significa che una norma deve avere la forza dell’utile attuazione. Questa non dipende soltanto dalla qualità del prodotto normativo, ma anche dalla capacità delle strutture, di uomini e strumenti, di dare applicazione alle riforme. E poi c’è tutta una tematica di rivalutazione della legalità nelle imprese, di risistemazione del Diritto penale delle sanzioni, temi fra gli altri che sono rimasti aperti, e che le sensibilità politiche potranno coniugare nel modo più utile. C’è poi il tema dell’abolizione dell’abuso di ufficio, della separazione delle carriere, del nuovo corso dei reati fallimentari; insomma una serie di capitoli che vanno approfonditi e valorizzati perché la giustizia possa essere a misura di cittadino».

C’è qualcuno che vuole ringraziare in maniera particolare?
«Vorrei dedicare questa nomina ai miei genitori, ma a mio padre in particolare, colui che mi ha messo i codici in mano e che mi ha fatto capire che il sacrificio, la tenacia e il rispetto della gente, del tuo interlocutore, è quello che fa la differenza. Puoi essere agonista, tenace, anche belligerante , nel senso più nobile del termine, ma devi sempre rispettare chi ti è di fronte, che sia il cliente, il collega, ovvero il magistrato, il cancelliere, l’ufficiale di polizia giudiziaria. Questa forma di rispetto è quella che, secondo me, ti consente di “stare” nel mondo della giustizia, rispettando gli altri , con la conseguenza di essere poi tu ad essere rispettato dagli altri. ‘Piedi per terra per volare alto’, mi diceva sempre : e questo credo non bisogna mai dimenticarlo nella vita, oltre che nella giustizia, perché l’ approccio consapevolmente umile è capace di trasformare il sogno nella realtà. Che poi è quello che, sostanzialmente e meravigliosamente , mi sta succedendo».

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