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Si allarga il divario Nord-Sud: «Dal Pnrr un’ancora di salvezza»

 
Marco Seclì

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Marco Seclì

Si allarga il divario Nord-Sud: «Dal Pnrr un’ancora di salvezza»

È la fotografia impietosa scattata dalla Banca d’Italia, che certifica come negli ultimi anni il divario Nord-Sud abbia scavato un solco ancora più profondo che in passato. L’ancora di salvezza per cambiare rotta diventano i fondi del Pnrr. Un fallimento nel loro utilizzo rappresenterebbe un colpo mortale per il Meridione

Venerdì 30 Settembre 2022, 13:29

La Questione meridionale? Non è materia da libri di storia ma una vicenda più attuale che mai e ancora tutta da risolvere. Nel Sud d’Italia la crescita arranca; Pil, produttività, occupazione restano ai livelli delle aree meno sviluppate d’Europa; il sistema istruzione non risponde alle attese di una società moderna e ancora meno i servizi assicurati dallo Stato e dalla pubblica amministrazione. Come non bastasse, la denatalità rappresenta un fattore capace di aggravare ulteriormente la situazione.

È la fotografia impietosa scattata dalla Banca d’Italia, che certifica come negli ultimi anni il divario Nord-Sud abbia scavato un solco ancora più profondo che in passato. L’ancora di salvezza per cambiare rotta diventano i fondi del Pnrr. Un fallimento nel loro utilizzo rappresenterebbe un colpo mortale per il Meridione.

Dati e analisi sono contenuti nel rapporto «Il divario Nord-Sud: sviluppo economico e intervento pubblico». La pubblicazione, che raccoglie i risultati di un progetto cui hanno contribuito ricercatori del Dipartimento economia e statistica e della rete territoriale della Banca d’Italia, è stata presentata ieri a Bari nell’aula «Aldo Moro» del Dipartimento di giurisprudenza. Si è trattato della prima presentazione sul territorio dopo quella di giugno nella sede di Bankitalia a Roma. Un appuntamento fortemente voluto da Pietro Sambati, direttore della sede di Bari della Banca d’Italia, che così ha salutato l’istituzione a cui è stato professionalmente legato dal 1979. Da oggi è in pensione. Sambati, col piglio di sempre, ha coordinato il seminario aperto dai saluti di Roberto Voza, direttore del Dipartimento di giurisprudenza, e proseguito con gli interventi di Antonio Accetturo, responsabile della Divisione analisi e ricerca economica territoriale della filiale di Trento della Banca d’Italia, di Giuseppe Albanese, responsabile del Nucleo per la ricerca economica della filiale di Catanzaro e da Roberto Torrini, vice capo del Servizio struttura economica di Via Venti Settembre.

Poi la tavola rotonda che ha coinvolto nello scambio di riflessioni i professori universitari Valeria Cirillo, del Dipartimento di scienze politiche, Giuseppe Coco e Nicola Daniele Coniglio, del Dipartimento di economia e finanza e Federica Miglietta, del Dipartimento di economia, management e diritto dell'Impresa.

Il quadro presentato dai tecnici di Bankitalia è a tinte fosche. Il divario fra Nord e Sud si è allargato nel decennio 2010-2020. «La questione meridionale è diventata ancor più chiaramente parte di una più ampia questione nazionale» scrive l’Istituto. La crisi finanziaria del 2007 e quella dei debiti sovrani del 2013 hanno segnato ancora di più il ritardo del Mezzogiorno. Tanto che la perdita di Pil tra il 2007 e il 2019 è stata pari al 2% nel Centro-Nord e al 10% nel Mezzogiorno. L’economia meridionale, dove il settore privato morde il freno rispetto al Nord, si è trovata particolarmente esposta nell'ultimo decennio alla correzione di finanza pubblica imposta dalla crisi dei debiti sovrani, che ha determinato il calo dell'occupazione nelle varie articolazioni della Pubblica amministrazione e la riduzione degli investimenti pubblici, da cui indirettamente dipendono anche molte attività del settore privato».

Così le quattro più grandi regioni del Sud, compresa la Puglia, sono tra i fanalini di coda in Europa per l’occupazione. E la ripresa dell’emigrazione verso il Nord Italia e all’estero ha privato il Sud di «capitale umano»: problema gravissimo se sommato alla «bomba demografica».

Sia i rappresentanti della Banca d’Italia che i protagonisti della tavola rotonda hanno sottolineato che i 200 miliardi destinati all’Italia dal Pnrr, di cui il 40% è per il Sud sono un’occasione irripetibile per mutarne il destino. Bisogna superare le inefficienze degli apparati politici e delle amministrazioni, centrali e locali, e l’ostacolo ancor più grave della criminalità. A questo proposito un passaggio dell’intervento, in chiusura di lavori, del presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana: «Ieri parlando con un funzionario di alto livello ho appreso che la Bat è la prima provincia in Italia per furti d’auto. Poco dopo hanno rubato la mia».

Risate della sala gremita da autorità, docenti universitari e studenti. Riso amaro.

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