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Basilicata, onda nera nella fiumara Marmo

 
Giovanni Rivelli

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Giovanni Rivelli

Basilicata, onda nera nella fiumara Marmo

La denuncia dei cittadini di Baragiano. Prelevati i campioni

Martedì 06 Aprile 2021, 13:02

Una chiazza nera, oleosa schiumosa. Anzi ben più di una chiazza, un’ondata, almeno nella mattinata di Pasqua quando è comparsa. Per la fiumara Marmo, nei pressi del bivio tra Picerno e Baragiano il giorno di Pasqua è stato un giorno di inquinamento. Qualcuno ha pensato che nel giorno festivo, per di più con la gente obbligata a restare a casa, uno sversamento sarebbe passato inosservato o, forse, un guasto di qualche impianto con un rilascio di fluidi non previsto e non segnalato o, almeno, non ancora segnalato.

Fatto sta che nella mattinata di Pasqua quel tratto del corso d’acqua (lungo in totale 27 km) è stato segnato dalla presenza massiccia di chiazze di colore nero accompagnate da schiume. Il caso è stato notato da alcuni cittadini di Baragiano aderenti al coordinamento Nazionale No Triv ed a Legambiente, che hanno allertato un uomo simbolo nella battaglia per la tutela dell’ambiente e delle acque in particolare, il maggiore della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello il quale nell’immediato si è recato sul posto per prendere atto della situazione, ha anche effettuato rilievi video e ha poi allertato l’Arpab.
Il direttore generale dell’Arpab, Antonio Tisci, ha dato subito disponibilità all’effettuazione di controlli e ieri mattina i tecnici dell’Agenzia, insieme al maggiore Di Bello, al maggiore Pasquale Ricciardella, a tre agenti dei distretti di Potenza e di Rionero e ai soci di Legambiente e No Triv che hanno indicato i punti maggiormente compromessi, hanno effettuato i prelievi di campioni (due di acqua e due di sedimento del fiume, alla distanza di 700 metri l’uno dall’altro) che saranno poi analizzati per determinare la natura dell’inquinante. La situazione, ieri mattina, era molto migliorata rispetto al giorno precedente, ma ugualmente erano visibili schiuma e chiazze nere.
È un primo passo per provare a identificare il responsabile dell’inquinamento. Al momento gli «indiziati» sono diversi. Il bacino del Marmo è alimentato dai territori di due comuni, appunto Picerno e Baragiano, e a monte dei punti in sui è stato notato l’inquinamento ci sono diverse fabbriche e stabilimenti produttivi, ma anche alcuni depuratori, sia comunali che a servizio delle aree industriali. Potrebbe essere stata proprio una di queste realtà a rilasciare liquami e sostanze in modo incontrollato che hanno reso letteralmente nero in corso d’acqua. E può anche essere possibile che questa mattina, al riavvio delle attività, qualcuno possa rendersi conto di un incidente intervenuto e segnalarlo.


Resta poi sempre in piedi l’ipotesi dolosa, o meglio le ipotesi dolose intendendo per queste sia lo sversamento volontario partito da qualche impianto situato nei pressi del Marmo, sia un teoricamente meno probabile sversamento di materiale portato da altri siti con un’autobotte o il lavaggio di un mezzo con acqua poi riversata nel fiume. Magari contando nel fatto che il lockdown avrebbe aiutato a nascondere il tutto gli occhi del mondo.
Non è stato così e la questione è finita nelle mani di Di Bello. Si tratta dello stesso ufficiale, all’epoca sottotenente, reduce da una vera e propria odissea dopo che, nel 2010, dopo aver fatto (nel suo tempo libero insieme ad alcune associazioni ambientaliste) dei prelievi di campioni d’acqua dal lago del Pertusillo e averli fatti analizzare, denunciò pubblicamente la presenza di inquinanti nel bacino, venendo prima sospeso dal corpo (era accusato di aver rivelato atti riservati), poi sottoposto a plurimi processi e alla fine assolto e reintegrato. Ma in questo percorso è diventato un punto di riferimento per quanti lottano in difesa dell’ambiente.

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