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Processo Ilva, la difesa di Vendola: «Nessuna pressione su Assennato». In arrivo il verdetto dall'Europa

 
Redazione online

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Vendola torna a casa: «Grazie ad amici e avversari»

Valuterà l’esecuzione della sentenza della Corte di Strasburgo

Martedì 09 Marzo 2021, 19:50

20:10

TARANTO - Non ci fu alcuna pressione sull'allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per favorire l’Ilva e non è pertanto ravvisabile alcuna ipotesi di concussione. Così l’avvocato Vincenzo Muscatiello nel corso dell’arringa a difesa dell’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, imputato nel processo davanti alla Corte d’Assise di Taranto per il presunto disastro ambientale provocato dal Siderurgico negli anni della gestione dei Riva.

I pubblici ministeri hanno chiesto per Vendola la condanna a 5 anni di reclusione. L’ex governatore è accusato di concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni su Assennato per far "ammorbidire» la posizione della stessa Agenzia regionale per l'ambiente nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva. «Con Vendola, siamo passati da una sorta di medioevo ambientale ad una nuova stagione», ha detto Muscatiello citando le leggi regionali sulla diossina e sul benzoapirene, la Valutazione di danno sanitario, l’istituzione del Registro tumori ed una serie di altre azioni dell’allora governo regionale della Puglia. «Sarebbe davvero contraddittorio - ha aggiunto il legale - vedere una Regione Puglia che da un lato esercita pressioni su Arpa Puglia perché attenui la pressione su Ilva. Sono sei anni che siamo in una situazione di sofferenza, sono sei anni che Vendola ha scelto di uscire dalla scena politica perché vuole prima attendere che questo processo si concluda».

L’ex dg dell’Arpa Assennato, per il quale è stata chiesta la condanna a 10 mesi per il reato di favoreggiamento, ha sempre dichiarato di non aver mai ricevuto quelle pressioni. Vendola peraltro lo confermò per altri cinque anni alla guida dell’agenzia regionale per la protezione ambientale. 

«La prima legge in Italia sulle diossine fu varata in Puglia grazie a Vendola. Non c'era alcun controllo pubblico delle emissioni del siderurgico prima dell’arrivo di Vendola in Regione e gli impegni dell’azienda Ilva erano solo di natura pattizia». Lo ha detto oggi l’avvocato Vincenzo Muscatiello durante la sua arringa per conto dell’ex governatore pugliese Nichi Vendola nel processo in Corte d’Assise per il disastro ambientale causato dall’Ilva durante la gestione dei Riva.
Il legale ha osservato inoltre che «l'Arpa, prima dell’arrivo di Vendola, è un ente allo sbando, con poco personale. Il decreto con cui Vendola nomina Assennato direttore generale dell’Arpa cambia completamente le logiche ambientali».
L’ex governatore della Puglia, per il quale è stata chiesta la condanna a 5 anni di reclusione, è accusato di concussione aggravata in concorso: secondo la tesi degli inquirenti avrebbe esercitato pressioni sul direttore Assennato per mitigare i controlli sulle emissioni inquinanti. «Se Assennato - ha sostenuto Muscatiello - avesse percepito un venir meno della fiducia verso di lui o un tentativo di pressione nei suoi confronti, si sarebbe immediatamente dimesso». «Il governo di Vendola, dal 2005, è stato veramente - ha affermato il legale - una primavera pugliese per la tutela dell’ambiente».

Intanto il caso ex Ilva torna sotto i riflettori a Strasburgo, dove questa settimana il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa deve valutare se le autorità italiane hanno adottato le misure necessarie per proteggere la popolazione dalle emissioni nocive dell’acciaieria, e dato ai residenti una via di ricorso per chiedere la decontaminazione delle aree intorno allo stabilimento. Così come richiesto nella sentenza di condanna pronunciata il 24 gennaio 2019 dalla Corte europea dei diritti umani nei confronti dell’Italia. Il comitato dei ministri ha il compito di assicurarsi che gli Stati membri adottino tutte le misure necessarie a mettere fine alle violazioni stabilite dai giudici di Strasburgo.

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