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«Nessuna divisione, FI è unita», la parola a Damiani

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

«Nessuna divisione, FI è unita», la parola a Damiani

L'azzurro: la discussione interna è ordinaria amministrazione. Gli assenti? Giustificati

Giovedì 10 Dicembre 2020, 13:00

Senatore Dario Damiani (Forza Italia), segretario della V commissione Bilancio, passa la riforma del Mes e la maggioranza esulta. Qual è l’esito politico di questa votazione?
«Innanzitutto facciamo chiarezza in premessa: il Mes oggetto di riforma non ha nulla a che vedere con il Mes sanitario. Sono più di tre anni che l’Europa lavora alla modifica delle regole del Meccanismo Europeo di Stabilità ed è a queste nuove regole che si vorrebbero introdurre che Forza Italia dice no, non certo all’utilizzo dei fondi del Mes per far fronte all’emergenza sanitaria da pandemia. Politicamente, quindi, l’opposizione è compatta nel votare contro, mentre è la maggioranza che rivela ancora una volta le sue crepe, con una buona fronda di parlamentari del M5S che adesso votano contro».

Forza Italia si è espressa per il no. Qualcuno sostiene sia stata una cambiale pagata a Salvini. È così?
«Nessuna cambiale a Salvini. È da un anno che il Presidente Berlusconi dichiara di essere contrario alla riforma del Mes perché introdurrebbe nuove modalità sfavorevoli al nostro Paese e penalizzanti. Questo Mes non risponde né al Parlamento europeo né alla Commissione europea, cioè le due principali istituzioni dell’Unione. Si tratta di cambiamenti molto delicati, che vanno valutati con estrema attenzione per garantire la migliore tutela dei nostri interessi nazionali. Il nostro obiettivo è solo questo».

Eppure ci sono stati dei distinguo tra gli azzurri a cominciare dalle posizioni espresse da Brunetta e Polverini. In più gli assenti. C’è una parte dei moderati che vuole distinguersi da un centrodestra a trazione sovranista? Rischiate una scissione?
«La discussione interna è ordinaria amministrazione, quindi non vedo particolari problemi rispetto a posizioni singole dentro Forza Italia. Non ci sono stati voti contrari, ma due (o tre) parlamentari che hanno preferito non votare. Gli assenti, come è stato giustamente sottolineato, lo erano per altre ragioni e non per questioni politiche».

E dunque?
«Il centrodestra fin dalla sua nascita è una coalizione con più anime e tale rimane, per cui nessuna “scissione” all’orizzonte ma soltanto la legittima affermazione delle proprie differenti individualità, che convergono quando si tratta di votare proposte giuste come accaduto pochi giorni fa sullo scostamento di bilancio, su impulso di Forza Italia. Il centrodestra è stato inventato da Silvio Berlusconi e da Forza Italia, non è mai stato e mai sarà a trazione sovranista».

Dal Mes al Recovery. Il governo punta su una struttura piramidale e complessa per la gestione dei fondi. Cosa ne pensa?
«Il Governo purtroppo ha già fatto ricorso in altre circostanze a tutta una serie di strutture, vedasi task force di vario genere, con risultati totalmente negativi - chi si ricorda del piano Colao?- Siamo quindi contrari a qualunque forma di burocratizzazione che moltiplichi poltrone, gruppi di esperti ed esternalizzi le decisioni. Il Parlamento è la sede più appropriata per decisioni così importanti per il futuro del Paese ed è qui che deve svolgersi il confronto».

Facciamo un po’ di conti: oltre 17 miliardi alla parità di genere e 9 alla sanità. Condivide?
«Non è questione di contrapporre diritti, parità di genere contro salute. È stato lo stesso ministro della Sanità a dire che il nostro sistema sanitario avrebbe bisogno di investimenti molto più ingenti e massicci. Per questa ragione chiediamo che il governo attinga ai 37 miliardi del Mes sanitario, disponibili senza condizionalità. Cosa aspetta il governo a prendere queste risorse?

Con un così basso finanziamento rischia di diventare inevitabile...
«Da mesi sosteniamo che i fondi del Mes vincolati alle spese sanitarie vanno utilizzati perché al Paese conviene e perché sarebbero un’occasione unica per migliorare la nostra sanità che, già fiaccata da anni di tagli, esce a pezzi dal ciclone della pandemia. Purtroppo spesso la presa di posizione ideologica prevale e si è costretti a discutere anche su questioni per le quali basterebbe usare il buonsenso».

Infine, al di là delle polemiche, quali sono secondo lei le priorità per contrastare la crisi innescata dalla pandemia soprattutto al Sud?
«Le regioni del Sud come la Puglia, che avevano già un sistema sanitario estremamente fragile, sono state travolte dalla seconda ondata di contagi con gli esiti drammatici che stiamo vedendo. Purtroppo c’è chi come Michele Emiliano gioca con i colori, apre e chiude zone, senza preoccuparsi delle conseguenze delle sue decisioni prive di logica. È mancata del tutto la pianificazione quando, nei mesi estivi, la curva dei contagi era ancora sotto controllo e ora i vertici regionali tentano di tirarsi fuori dalle responsabilità col solito scaricabarile fra livelli istituzionali. La verità è che non abbiamo mai messo in campo un sistema di tracciamento serio né potenziato come si doveva il sistema dei tamponi».

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