Sabato 06 Settembre 2025 | 18:01

PopBari, le verità di Vito Fusillo: «Mi dissero: vendi, oppure fallirai»

 
Massimiliano Scagliarini

Reporter:

Massimiliano Scagliarini

PopBari, le verità di Vito Fusillo: «Mi dissero: vendi, oppure fallirai»

L'imprenditore contro Jacobini jr.: fui minacciato. Ma il gip: tenta di salvarsi

Giovedì 01 Ottobre 2020, 12:50

Vito Fusillo si riteneva in balia dei vertici della Banca Popolare di Bari, che a suo dire esercitavano una sorta di eterodirezione delle sue imprese: tentando di evitarne il crac, l’imprenditore di Noci coinvolto insieme al figlio Giacomo nella seconda fase dell’inchiesta sull’istituto di credito avrebbe assecondato le richieste di Marco e Gianluca Jacobini, rispettivamente ex presidente ed ex condirettore generale. Questo il senso delle dichiarazioni che Fusillo ha reso in Procura, sufficienti a evitargli la custodia cautelare (interdetto per 12 mesi, mentre il figlio è finito ai domiciliari come Gianluca Jacobini) ma non a convincere il gip Luigia Lambriola: parole «solo parzialmente ammissive degli addebiti» allo scopo di «sminuire la portata» delle accuse che lo riguardano per attribuire «un ruolo di rilievo» agli Jacobini e agli altri coindagati.

Il caso centrale è senz’altro la vendita del «Palazzo Trevi» di via delle Muratte a Roma, un cespite da 40 milioni di euro che la Fimco di Fusillo (oggi fallita) ha ceduto a Salvatore Leggiero: l’immobiliarista napoletano (pure lui finito ai domiciliari) non ci ha messo un centesimo, in quanto l’acquisto è stato interamente finanziato dalla Popolare. L’operazione - mette nero su bianco Fusillo in un lungo memoriale - gli fu imposta dalla Popolare. «Il dottor Gianluca Jacobini, che pretese di essere presente pur non avendone titolo, mi impose tutte le linee della “trattativa”, mentre in sede di redazione del relativo atto pubblico il dottor Loperfido (Nicola, ex capo dei crediti pure lui finito ai domiciliari, ndr) mi disse che aveva ricevuto disposizione in forza delle quali avrei dovuto immediatamente girare gli importi che il Leggiero si apprestava a corrispondere» direttamente alla Popolare. Con una parte di quei soldi, Fusillo avrebbe voluto estinguere uno dei prestiti obbligazionari ricevuti dal fondo maltese Futura, quello che poi farà istanza al Tribunale di Bari per far fallire sia Fimco che Maiora facendo emergere un buco da 340 milioni di euro. Nei fatti Fusillo ammette di essere stato avvertito dal suo avvocato dei «rischi di natura penale dell’operazione, ove la Fimco deprivata del valore di tale importante cespite immobiliare fosse dichiarata fallita». Ma - mette per iscritto - «durante la redazione del contratto preliminare il dottor Jacobini di fronte alle mie insistenze e a quelle dell’avvocato utilizzò anche espressioni poco rispettose ed apertamente minacciose nei confronti di quest’ultima, mentre rivolgendosi a me direttamente mi fece capire con toni parimenti espliciti che ove mi fossi sottratto alle sue richieste mi avrebbero tagliato tutti i canali finanziari e le linee di credito in essere, in tempo reale». L’offerta di Leggiero, dice Fusillo, gli arrivò «per il tramite di Loperfido», mentre lui era in trattativa per cedere il palazzo con un altro immobiliarista romano, Elio Raccah, «che mi avrebbe pagato un prezzo persino superiore».

Prima di depositare, a fine agosto, il memoriale in cui ammette anche che i bilanci delle sue società erano stati alterati, Fusillo è stato ascoltato per due volte dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dal pm Lanfranco Marazia. Ciò che ha raccontato, scrive il gip, «non vale a scalfire il grave quadro indiziario a suo carico». Fimco e Maiora sono state dichiarate fallite lo scorso anno. A giugno 2019 le intercettazioni della Finanza hanno registrato i momenti, drammatici, in cui la proposta di concordato è saltata perché è venuto meno il supporto della banca. Fusillo racconta di aver chiesto invano di incontrare Marco Jacobini: «Vedi che ho chiesto già appuntamento, ho chiamato già la presidenza. Così adesso gli viene la febbre pure a lui...».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)