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Sanità, «La Regione Puglia sta favorendo gli infermieri «in comando»

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Infermieri licenziati al San Carlo di Potenza: reparti «svuotati»

Una norma per assumere 20-30 persone: tra loro molti sindacalisti. Blasi (Pd): «Quella legge serve per salvaguardare gli “invisibili”»

Mercoledì 15 Luglio 2020, 14:24

BARI - Un posto a tempo indeterminato nelle Asl della Puglia a chi, in questi anni, è riuscito a farsi trasferire «in comando» da un’altra regione. Forse venti o trenta persone, non di più, destinatarie di una norma approvata in Consiglio regionale e finita nell’occhio del ciclone.

A far scoppiare il caso la Fials e gli Ordini degli infermieri di Bari, Bat e Brindisi, preoccupati perché l’emendamento del consigliere Sergio Blasi (Pd) a un testo di legge intitolato «Misure di semplificazione amministrativa in materia sanitaria», potrebbe togliere spazio agli infermieri che sperano di rientrare in Puglia attraverso la mobilità interregionale: 556 posti per oltre 1.500 domande.

L’emendamento Blasi aveva ricevuto il parere negativo da parte degli uffici. Prevede che chi, dipendente a tempo indeterminato del servizio sanitario, al 31 dicembre era titolare di un contratto a tempo determinato nelle Asl pugliesi, possa «entro 60 giorni», presentare domanda di mobilità in deroga alle procedure ordinarie. Parliamo insomma di chi ha superato un concorso in qualche altra regione e poi, tramite il comando, ha ottenuto un trasferimento in Puglia. Scontato il «no» degli uffici: la Regione, come già accaduto quando lo scorso anno un altro emendamento simile provò a far assumere una mezza dozzina di specialisti convenzionati, rischia di finire davanti alla Corte costituzionale. Ma la maggioranza è andata avanti ugualmente con 24 voti favorevoli e due astenuti: nella legge 18, approvata il 6 giugno, ha infilato questa ed altre normette settoriali che sembrerebbero scritte proprio per risolvere i problemi di qualcuno.

Quello degli infermieri «in comando» è particolarmente evidente, se si pensa che persino la norma nazionale di stabilizzazione prevede il possesso dei requisiti «in avanti» (al 31 dicembre 2020) e non «all’indietro», come a dire «chi c’è c’è». «Ci sono - attacca Massimo Mincuzzi, segretario regionale della Fials - infermieri che per ottenere il trasferimento in Puglia dovranno aspettare la procedura di mobilità, e altri che, solo perché ai tempi sono riusciti a farsi accogliere dai direttori generali delle Asl un’istanza di “comando”, con questa norma potranno ottenere il posto scavalcando tutti gli altri». In comando, di solito, arriva chi può vantare rapporti con la politica o con il sindacato: oltre agli infermieri ci sono anche alcuni impiegati amministrativi. «Stiamo parlando - replica però Blasi - dei “fantasmi” del sistema sanitario, persone che non rientrano nei requisiti della legge Madia per ottenere la stabilizzazione. Queste persone, cui stanno scadendo i contratti, rischiano di dover lasciare la propria famiglia e tornare nelle strutture di provenienza. E non è vero che si tratta di sindacalisti»

L’avviso pubblico della Asl di Bari per la mobilità interregionale si è chiuso il 19 gennaio. «I 1.500 infermieri partecipanti - dice il presidente dell’Opi di Bari, Saverio Andreula - hanno la legittima aspirazione di tornare a lavorare in Puglia e attendono da 6 mesi la pubblicazione di una graduatoria. E invece - aggiungono i presidenti della Bat e di Brindisi, Giuseppe Papagni e Antonio Scarpa - a fronte di una carenza di circa 4mila unità di infermieri nelle sole strutture pubbliche, con disservizi e disagi di ogni genere, la Regione continua a “giocare” con formule di reclutamento in contrasto tra loro».

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